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Scarica versione stampabile Deliberazione della Giunta Regionale

Bur n. 86 del 02 agosto 2019


Materia: Servizi sociali

Deliberazione della Giunta Regionale n. 1106 del 30 luglio 2019

Finanziamento progettualità finalizzate all'inclusione e al reinserimento sociale e/o lavorativo, per il sostegno all'abitare e la povertà educativa delle fasce socialmente deboli all'interno di un progetto personalizzato di presa in carico - Reddito di Inclusione Attiva (R.I.A.) prosecuzione ed estensione della sperimentazione a tutti i comuni della Regione.

Note per la trasparenza

Con il presente provvedimento si intende garantire la prosecuzione e l’estensione del finanziamento dei programmi di intervento - Reddito d’inclusione attiva (R.I.A.), Sostegno all’Abitare (SoA) e Povertà Educativa (PE).

L'Assessore Manuela Lanzarin riferisce quanto segue.

I dati sulla povertà secondo l’ultimo rapporto ISTAT (18 Giugno 2019) non si possono ancora definire incoraggianti: le famiglie povere in valori assoluti nel Nord Est sono passate da 245.000 nel 2017 a 272.000 nel 2018 e l’incidenza della povertà relativa familiare in Veneto si è ulteriormente aggravata passando da 6,1% nel 2017 a 7,9% nel 2018.

Per di più i dati, oltre a confermare un trend negativo, ci indicano negli ultimi anni un preoccupante incremento delle diseguaglianze sociali. Infatti ad un aumento del reddito per le famiglie più ricche corrisponde un aumento della percentuale delle famiglie a rischio povertà, per cui la popolazione più povera vede diminuire il proprio reddito familiare pro-capite. Sempre secondo i dati ISTAT a livello nazionale la povertà assoluta è maggiore tra le famiglie numerose e quelle monogenitoriali e fra le famiglie con minori. Inoltre, la situazione è particolarmente critica soprattutto per quelle famiglie che sono in affitto, in quanto questa tipologia di spesa incide sensibilmente sul risparmio familiare. Infatti le famiglie con minori o straniere hanno spesso una minore capacità reddituale ma anche una minore probabilità di aver accumulato risparmi e quindi più spesso ricorrono all’affitto come soluzione abitativa, indebitandosi. Oltre a questo il rapporto statistico 2018 della Regione del Veneto e il DEFR 2019-2021 hanno evidenziato come per il Veneto il 21% dei minori affronti alcuni tipi di privazione, come non poter indossare abiti nuovi (7,8% in Veneto vs Italia 10,2%), non poter fare una vacanza di una settimana lontano da casa (15,8% in Veneto e 25,9% in Italia), ma neanche partecipare alla gita scolastica o praticare sport o altre attività extrascolastiche per motivi economici (6,1% Veneto, 17,3% Italia). C’è anche chi non possiede giochi a casa o da usare all’aria aperta o non può invitare amici a casa (3,2% in Veneto e 13,7% in Italia). Sono queste solo alcune delle conseguenze tangibili della povertà sulla vita dei bambini.

Il quadro appena descritto non fa che confermare una tendenza alla permanenza della povertà nelle sue diverse forme: sociale, abitativa, educativa, e soprattutto della disuguaglianza che è preoccupante poiché genera marginalità sociale a livello comunitario, e per il singolo, assopimento delle proprie capacità e perdita di ruolo.

Già nelle scorse annualità si era posto l’accento sulla strettissima connessione che intercorre fra rischio di povertà materiale, esclusione sociale e l’appartenenza a determinate categorie definite vulnerabili come persone con patologie certificate, minori in situazioni di disagio e giovani con bassi livelli di istruzione, donne/uomini soli con figli a carico, donne vittime di violenza domestica, anziani senza forti reti di sostegno e persone in condizione di emarginazione e vulnerabilità.

Pur non essendo in una situazione grave a livello nazionale, in Veneto permangono quindi diverse forme di povertà oltre a quella certamente economica, dalla povertà educativa in cui i rapporti di Save the Children collocano il Veneto a metà fra la regione Campania e il Friuli Venezia Giulia; povertà abitativa e relazionale in cui le persone sono sempre più sole e avulse dal contesto sociale di riferimento; e povertà lavorativa che non vuol dire solo carenza di prospettive lavorative ma anche le nuove forme di “working poor” cioè coloro che, pur avendo un lavoro, si trovano a rischio di povertà e di esclusione sociale a causa del livello di reddito troppo basso o dell’incapacità di risparmio o della discontinuità lavorativa. Si sta sperimentando una povertà non solo materiale ma anche relazionale e sociale che depriva la persona della sua interezza e della sua connessione con la società.

Da qui, il tema della povertà è trasversale in un contesto a vulnerabilità diffusa come quello Veneto, e non è contrastabile con la sola erogazione monetaria, ma si presenta come intervento complesso in cui deve convergere una molteplicità di attori, primo fra tutti la famiglia stessa inserita all’interno di una comunità invitata a farsi prossima e solidale nei confronti di ogni situazione di difficoltà. In questo senso solo un approccio multidimensionale può rispondere alle diverse forme di povertà già elencate: educativa, abitativa, sociale, che possono essere causa ed effetto della povertà economica.

Sconfiggere la povertà e lavorare per una crescita sostenibile significa anche prevenire e interrompere la trasmissione di questa condizione di disagio alle generazioni future e soprattutto lavorare sulla comunità e sulla rete sociale. 

E’ questo il senso degli interventi stanziati finora dalla Regione del Veneto, in linea con le finalità dettate dal Piano nazionale di contrasto alla povertà, primo fra tutti la misura di contrasto al disagio sociale Reddito di Inclusione Attiva (d’ora in avanti R.I.A.) giunto ormai alla V annualità con la DGR 1547 del 22.10.18; ma anche l’intervento di Sostegno all’Abitare -  SoA approvato con DGR 1545 del 22.10.18 e l’intervento relativo alla Povertà Educativa – PE con DGR 1546 del 22.10.18. Nell’ultimo anno come si vede, la Regione ha ulteriormente incrementato le azioni di contrasto al disagio sociale con interventi che promuovono un modello di welfare di comunità al di là del puro sostegno economico e che mettono al centro la persona, le sue potenzialità, la sua dignità e responsabilizzazione al di là del puro assistenzialismo.

L’avvento del Reddito di Inclusione - ReI (D.Lgs. 147/2017) sostituito successivamente dal Reddito di Cittadinanza – d’ora in avanti RdC (D.L. n. 4 del 22/01/2019 convertito in L. n. 26 del 28/03/2019) ha determinato un ulteriore sviluppo della collaborazione nel territorio tra i servizi sociali, i Centri per l’Impiego, il Terzo Settore e i servizi specialistici per quanto riguarda la presa in carico delle persone beneficiarie.

Pur non avendo ancora dati oggettivi che ci permettano di analizzare l’impatto della misura RdC nel nostro territorio, si ritiene che il R.I.A. possa svolgere un ruolo strategico nel coprire le fasce che non hanno ricevuto supporto adeguato o che sono state escluse. Diventa quindi fondamentale il ruolo della professione sociale nel rendere complementari i due interventi (nazionale e regionale) in base alla valutazione e analisi dei bisogni dei beneficiari. In tale contesto, quindi, il R.I.A. si conferma uno strumento flessibile che permette di includere persone non raggiunte da questa misura nazionale.

Tra i vari risultati positivi della IV e della V annualità del R.I.A., si possono segnalare il passaggio da 147 a ben 233 comuni del Veneto che hanno voluto e richiesto di aderire alla misura, segno di un sempre maggiore interesse; l’aumento del numero di beneficiari (più di 1650) e il coinvolgimento di più di 500 fra associazioni, parrocchie, fondazioni, forze dell’ordine, cooperative sociali, IPAB, privati,  e altre Organismi di Volontariato; oltre a un finanziamento che è passato da 2.800.000,00 euro a 3.675.148,61 euro. Inoltre, circa il 20% dei beneficiari della scorsa annualità sta continuando il proprio percorso all’interno dell’ente ospitante (sostegno o inserimento) per volere dello stesso, confermando quindi il buon esito dell’intervento.

Il R.I.A. è diventato ormai un modello di riferimento per molti Comuni partner in quanto evoluzione del modello di integrazione di risorse, esperienze, obiettivi e attori. Le esperienze e buone pratiche messe in atto e condivise dai Comuni ed enti partner della misura hanno evidenziato infatti come solo attraverso politiche di accompagnamento e sostegno, formazione e  recupero delle capacità e potenzialità è possibile reinserire la persona socialmente e lavorativamente affinché riacquisti una propria dignità.  Il R.I.A. parte da concetti semplici che stanno alla base dell’agire sociale:

-  mette la persona e il nucleo familiare al centro del percorso, cercando di prevenire la marginalizzazione sociale;

-  lavora sulla comunità e sulla rete ponendo il lavoro dell’assistente sociale e delle professioni sociali al centro del sistema. Il lavoro delle professioni sociali genera welfare di comunità e di prossimità valorizzando le risorse della persona con una presa in carico integrata e multidimensionale.

Per il futuro si rendono opportuni alcuni adeguamenti significativi sulla misura, in grado di accrescere l’efficacia e l’impatto sul territorio, in particolare:

-  come punto di riferimento della governance e come contesto privilegiato di relazioni fra i diversi attori coinvolti e la popolazione residente verrà strutturato il passaggio dai 7 capoluogo di provincia ai 21 enti capofila degli Ambiti Territoriali;

-  prenderà spunto dalle diverse e ricchissime esperienze territoriali per evidenziare i bisogni e i beneficiari più svantaggiati.

Tutto ciò premesso, anche in accoglimento delle diverse istanze che provengono dal territorio, si propone quindi di dare continuità alle misure elencate precedentemente (R.I.A. ma anche SoA e PE) per assicurare un supporto alle fasce socialmente deboli e marginalizzate, superando l’ottica di frammentazione delle risorse e cercando di intervenire in maniera uniforme e organica sulla presa in carico multiprofessionale della persona. In questo senso quindi il sostegno all’abitare e la povertà educativa diventano parte integrante della misura R.I.A. in quanto componenti di un approccio multidimensionale che fa riferimento alla situazione della persona nella sua interezza.

Per quanto sopra esposto, si determina in Euro 6.000.000,00 di cui almeno Euro 500.000,00 destinati al contrasto della povertà educativa, l’importo massimo delle obbligazioni di spesa per l’esercizio 2019, alla cui assunzione provvederà con propri atti il Direttore della U.O. Dipendenze, Terzo Settore, Nuove Marginalità ed Inclusione Sociale entro il corrente esercizio, disponendo la copertura finanziaria a carico del capitolo 103383 e del capitolo 103422 “Fondo nazionale per le politiche sociali – Interventi per soggetti a rischio esclusione sociale – Trasferimenti correnti (Art. 2, L. 8/11/2000, n. 328 – art. 80, co. 17, L.23/12/2000, n. 388)” del Bilancio regionale di previsione 2019-2021. A tal riguardo è stata verificata la effettiva disponibilità delle risorse nel bilancio 2019-2021. Inoltre, le obbligazioni conseguenti, di natura non commerciale, non rientrano nelle tipologie soggette a limitazioni ai sensi della LR n. 1/2011.

A tale riguardo, in data 26 Giugno u.s. si è tenuta una riunione tecnica con i capoluoghi di provincia presso la Direzione regionale Servizi Sociali al fine di informare gli stessi della nuova iniziativa, di condividere i criteri di accesso alla misura, e di armonizzare la governance in coerenza con quanto disposto dal Piano Regionale di contrasto alla povertà.

Relativamente all’importo stanziato, nell’Allegato A, parte integrante ed essenziale del presente atto, sono indicate le disposizioni attuative contenenti i criteri per l’individuazione dei beneficiari del R.I.A, mentre nell’Allegato A1 sono contenute le disposizioni per l’individuazione dei beneficiari del SoA e nell’Allegato A2 quelle per la PE.

Nell’Allegato B, anch’esso parte integrante del presente atto, sono contenute invece le disposizioni in merito alla ripartizione dei fondi e le modalità di monitoraggio e rendicontazione.

Il relatore conclude la propria relazione e propone all'approvazione della Giunta regionale il seguente provvedimento.

Il relatore conclude la propria relazione e propone all'approvazione della Giunta regionale il seguente provvedimento.

LA GIUNTA REGIONALE

UDITO il relatore, il quale dà atto che la struttura competente ha attestato l'avvenuta regolare istruttoria della pratica, anche in ordine alla compatibilità con la vigente legislazione statale e regionale, e che successivamente alla definizione di detta istruttoria non sono pervenute osservazioni in grado di pregiudicare l'approvazione del presente atto;

VISTI gli artt. n. 20 della L. 328/2000 e n. 80 della L. 388/2000;

VISTO il Decreto Legislativo 15 settembre 2017, n. 147;

VISTO il Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 26 novembre 2018;

VISTO il Decreto Legislativo n. 4 del 22.01.2019;

VISTA la legge regionale 29 novembre 2001, n. 39, artt. 42 e 44;

VISTO l’art. 2 co. 2 della legge regionale n. 54 del 31 dicembre 2012;

VISTA la DGR n. 1504 del 16.10.2018;

VISTA la DGR n. 1547 del 22.10.2018;

VISTA la DGR n. 1545 del 22.10.2018;

VISTA la DGR n. 1546 del 22.10.2018

delibera

  1. di approvare, per le motivazioni espresse in premessa, la prosecuzione del finanziamento delle progettualità finalizzate all’inclusione e al reinserimento sociale e/o lavorativo delle fasce deboli – Reddito d’Inclusione Attiva di cui alla DGR n. 1547 del 22.10.2018, del Sostegno all’Abitare di cui alla DGR 1545 del 22.10.2018 e della Povertà Educativa di cui alla DGR n. 1546 del 22.10.2018;
  2. di approvare l’Allegato A, l’Allegato A1 e l’Allegato A2, parte integrante ed essenziale del presente atto, in cui sono indicati in particolare i criteri per l’individuazione dei beneficiari relativamente a R.I.A., SoA e PE;
  3. di approvare l’Allegato B, parte integrante del presente atto in cui sono contenute le disposizioni attuative per il finanziamento e per la ripartizione dei fondi, le modalità di monitoraggio e rendicontazione;
  4. di determinare in Euro 6.000.000,00 di cui almeno Euro 500.000,00 per la Povertà Educativa, l’importo massimo delle obbligazioni di spesa per la realizzazione delle progettualità di cui sopra sui capitoli 103383 e 103422 “Fondo nazionale per le Politiche sociali – Interventi per soggetti a rischio di esclusione sociale – Trasferimenti correnti (art. 2, L. 8.11.2000, n. 328 – art.80, co. 17, L.23/12/2000, n. 388)” del bilancio regionale di previsione 2019-2021, per l’esercizio 2019, che presenta la sufficiente disponibilità;
  5. di dare atto che la spesa di cui al precedente punto 4 trova copertura nell’accertamento in entrata n. 1833/2019, disposto con DDR n.30 del 16/04/2019 ai sensi dell’art. 53 del D.lgs. n. 118/2011 e s.m.i. a valere sul capitolo di entrata 1623 “Assegnazione del Fondo nazionale per le Politiche sociali – risorse indistinte (art. 20, L. 8.11.2000, n. 328 –art. 80, co. 17, L. 23.12.2000, n. 388)”;
  6. di dare atto che la spesa di cui si prevede l’impegno con il presente atto non rientra nelle tipologie soggette a limitazioni ai sensi della L. R. 1/2011 e non ha natura di debito commerciale;
  7. di incaricare il Direttore della U.O. Dipendenze, Terzo Settore, Nuove Marginalità ed Inclusione Sociale dell’esecuzione del presente atto;
  8. di dare atto che il presente provvedimento è soggetto a pubblicazione ai sensi degli articoli 26 e 27 del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33;
  9. di pubblicare la presente deliberazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

(seguono allegati)

Dgr_1106_19_AllegatoA0_399702.pdf
Dgr_1106_19_AllegatoA1_399702.pdf
Dgr_1106_19_AllegatoA2_399702.pdf
Dgr_1106_19_AllegatoB_399702.pdf

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