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Scarica versione stampabile Legge Regionale

Bur n. 103 del 30 novembre 2013


LEGGE REGIONALE  n. 29 del 29 novembre 2013

Soppressione delle Società Ferrovie Venete srl, Immobiliare Marco Polo srl, Società Veneziana Edilizia Canalgrande spa, Terme di Recoaro spa e recesso dalla partecipazione alla Società per l'Autostrada di Alemagna spa.


Il Consiglio regionale ha approvato

Il Presidente della Giunta regionale

promulga
 

la seguente legge regionale:
 

Art. 1
Soppressione delle società Ferrovie Venete srl, Immobiliare Marco Polo srl,
Società Veneziana Edilizia Canalgrande spa, Terme di Recoaro spa

1.    Le società Ferrovie Venete srl, Immobiliare Marco Polo srl, Società Veneziana Edilizia Canalgrande spa, Terme di Recoaro spa sono soppresse.

2.    La durata della liquidazione non può essere superiore a trecentosessantacinque giorni dalla data di insediamento dei liquidatori.

3.    I collegi sindacali in carica all’entrata in vigore della presente legge rimangono in carica fino al termine della gestione liquidatoria.

4.    I liquidatori presentano il bilancio iniziale di liquidazione alla struttura regionale competente in materia contabile entro il termine di trenta giorni dal loro insediamento, a pena di decadenza.

5.    I liquidatori sottopongono il bilancio finale di liquidazione all’approvazione della Giunta regionale, previo parere della struttura regionale competente in materia contabile.
 

Art. 2
Adempimenti conseguenti

1.    Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale, sentita la competente commissione, adotta un piano di liquidazione che prevede tra l’altro, le ipotesi di alienazione o valorizzazione del patrimonio gestito dalle società di cui all’articolo 1 e le misure relative al personale dipendente.

2.    Nella redazione del piano di cui al comma 1 la Giunta regionale si attiene ai seguenti principi:

a) valorizzazione economica delle risorse immobiliari;

b) alienazione degli immobili, qualora possibile, nel caso di impossibilità di idonea valorizzazione economica;

c) incentivazione della mobilità verso società partecipate dalla Regione che presentino insufficienze di organico degli ex dipendenti a tempo indeterminato delle società di cui all’articolo 1;

d) riconoscimento di idoneo punteggio agli ex dipendenti delle società di cui all’articolo 1 nei concorsi pubblici per l’assunzione di dipendenti regionali;

e) definizione degli oneri di riassunzione del personale dipendente in sede di affidamento dei servizi per la gestione dei beni già di proprietà delle società di cui all’articolo 1. 
 

Art. 3
Rapporti attivi e passivi

1.    I beni ed i rapporti attivi e passivi facenti capo alle società poste in liquidazione, che residuano al termine della procedura di liquidazione, sono trasferiti alla Regione del Veneto.
 

Art. 4
Recesso dalla partecipazione azionaria nella Società per l’Autostrada di Alemagna spa

1.    La Giunta regionale è autorizzata a recedere dalla partecipazione azionaria nella Società per l’Autostrada di Alemagna spa.

2.    Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale attiva le procedure previste dalla normativa vigente.
 

Art. 5
Norma finanziaria

1.    Le risorse liberate dallo smobilizzo dell’attivo circolante delle società di cui all’articolo 1, comma 1, sono prioritariamente utilizzate per ripianare le situazioni debitorie esistenti e per ristorare i liquidatori.

2.    Le minori spese correlate all’azzeramento dei canoni di locazione relativi ad immobili societari già utilizzati come uffici regionali incrementano per pari importo e percentualmente in ugual misura la dotazione delle Funzioni Obiettivo F0020 "Interventi sociali" e F0021 "Cultura" del bilancio pluriennale 2013-2015.

3.    Le risorse conseguenti alle scelte di alienazione o valorizzazione economica del patrimonio gestito dalle società incrementano per pari importo la dotazione della Funzione Obiettivo F0007 "Sviluppo del sistema produttivo e delle piccole medie imprese" del bilancio pluriennale 2013-2015.

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La presente legge sarà pubblicata nel Bollettino ufficiale della Regione veneta. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge della Regione veneta.

Venezia, 29 novembre 2013

Luca Zaia


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INDICE

Art. 1 -  Soppressione delle società Ferrovie Venete srl, Immobiliare Marco Polo srl, Società Veneziana Edilizia Canalgrande spa, Terme di Recoaro spa

Art. 2 - Adempimenti conseguenti

Art. 3 - Rapporti attivi e passivi

Art. 4 - Recesso dalla partecipazione azionaria nella Società per l’Autostrada Alemagna spa

Art. 5 - Norma finanziaria

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Dati informativi concernenti la legge regionale 29 novembre 2013, n. 29

Il presente elaborato ha carattere meramente informativo, per cui è sprovvisto di qualsiasi valenza vincolante o di carattere interpretativo. Pertanto, si declina  ogni responsabilità conseguente a eventuali errori od omissioni.

Per comodità del lettore sono qui di seguito pubblicati:

1 -   Procedimento di formazione
2 -   Relazione al Consiglio regionale
3 -   Struttura di riferimento

1.    Procedimento di formazione

-    La proposta di legge è stata presentata al Consiglio regionale in data 18 luglio 2013, dove ha acquisito il n. 367 del registro dei progetti di legge su iniziativa dei Consiglieri Toniolo, Bottacin, Valdegamberi e Marotta;
-    Il progetto di legge è stato assegnato alla Prima Commissione consiliare;
-    La Prima commissione consiliare ha espresso parere sul progetto di legge in data 8 ottobre 2013;
-   Il Consiglio regionale, su relazione della Prima Commissione consiliare, relatore il Presidente della stessa, consigliere Costantino Toniolo, e su relazione di minoranza della Prima Commissione consiliare, consigliere Franco Bonfante, ha esaminato e approvato il progetto di legge con deliberazione legislativa 26 novembre 2013, n. 29.

2.    Relazione al Consiglio regionale

-   Relazione della Prima Commissione consiliare, relatore il Presidente della stessa, consigliere Costantino Toniolo, nel testo che segue:

Signor Presidente, colleghi consiglieri,

nel corso degli anni, numerose norme ed altrettanti provvedimenti hanno portato alla costituzione di società controllate e partecipate, direttamente ed indirettamente, dalla Regione con le finalità più diverse.

Una riflessione particolare meritano quelle create per gestire parte del patrimonio immobiliare della Regione: la domanda che ci si deve necessariamente porre è se esse rappresentino effettivamente la modalità più efficace per una valorizzazione del patrimonio. La risposta, allo stato dei fatti, appare purtroppo negativa: come si evidenzierà nel prosieguo della relazione, la loro gestione risulta generalmente inefficiente a causa della struttura dei costi e dell’incapacità di far fruttare adeguatamente i beni affidati. Diventa oggi pertanto necessario provvedere ad una profonda revisione dell’impianto organizzativo, sopprimendo i soggetti inefficienti, e far rientrare la Regione nel possesso del proprio patrimonio, valutando poi se gestirlo in proprio o affidarlo al mercato attraverso una concessione a soggetti privati oppure alienarlo definitivamente.

Tale iniziativa si inserisce pienamente nel percorso che il Consiglio regionale del Veneto ha già avviato per la riduzione delle spese della politica. Con le leggi regionali 28 luglio 2006, n. 13 “Modifica della legge regionale 30 gennaio 1997, n. 5 “Trattamento indennitario dei Consiglieri regionali”, 27 novembre 1984, n. 56 “Norme per il funzionamento dei gruppi consiliari”, 27 luglio 2007, n. 19 “Modifiche alla legge regionale 10 marzo 1973, n. 9 “Disciplina dell’assistenza sanitaria, dell’assicurazione infortuni e del trattamento indennitario differito in favore dei Consiglieri regionali” e abrogazione della legge regionale 21 dicembre 2006, n. 28, ed integrazioni alla legge regionale 30 gennaio 1997, n. 5 “Trattamento indennitario dei Consiglieri regionali”, 7 gennaio 2011, n. 1 “Modifica della legge regionale 30 gennaio 1997, n. 5 “Trattamento indennitario dei Consiglieri regionali” e disposizioni sulla riduzione dei costi degli apparati politici ed amministrativi” si è infatti operata una riduzione dei costi direttamente attribuibili alla politica.

È stato però intrapreso anche un parallelo percorso volto alla riduzione dei costi dell’apparato amministrativo ed in particolare della cosiddetta amministrazione indiretta (enti e società strumentali). I costi di quest’ultima, infatti, appaiono meno evidenti e di non facile quantificazione, ma sicuramente tutt’altro che trascurabili.
L’avvio è stato dato con la presentazione, il 1° agosto 2011, del progetto di legge 192, finalizzato ad eliminare i consigli di amministrazione delle ATER ed a ridurre i relativi costi di gestione del personale. Se pur con modificazioni, il progetto di legge è stato approvato dal Consiglio il 20 giugno 2013.

In parallelo con la razionalizzazione degli enti regionali, si ritiene ora necessario avviare un analogo percorso legislativo dedicato alle società regionali.

Da questo punto di vista occorre tenere presente che, su proposta della Giunta regionale, il 27 luglio 2011 il Consiglio ha approvato la deliberazione n. 44, dettata dalla necessità di adempiere al dettato dei commi da 27 a 29 dell’articolo 3 della legge statale 244/2007. In quella deliberazione si prevedeva una prima, e forse non troppo coraggiosa, razionalizzazione degli enti, dando atto, tra l’altro, che certe società sostanzialmente non svolgevano alcuna attività e che altre costituivano una mera duplicazione di altri soggetti.

Da due anni ad oggi non risulta che vi sia stata reale attuazione di quel progetto.

Nel frattempo, tuttavia, la normativa di riferimento è significativamente mutata. Alla citata legge 244, il cui indirizzo, comunque, era chiaro (divieto di partecipazioni societarie non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali), si è sovrapposta, in particolare, la normativa della spending review.
L’articolo 9, comma 1, del decreto legge n. 95 del 2012, convertito, prevede, ad esempio, che le regioni sopprimano o accorpino enti, agenzie ed organismi comunque denominati e di qualsiasi natura o che comunque ne riducano i relativi oneri finanziari di almeno il 20 per cento. Ancor più cogenti erano però, tra le altre, quelle ulteriori norme che prevedevano: l’obbligo di sciogliere entro il 31 dicembre 2013 le società direttamente o indirettamente controllate da pubbliche amministrazioni che abbiano conseguito nell’anno 2011 un fatturato da prestazione di servizi a favore di pubbliche amministrazioni superiore al 90 per cento del totale (articolo 4, comma 1, decreto legge n. 95 del 2012); il divieto di creare strutture che affiancano la normale organizzazione amministrativa per realizzare attività che potrebbero essere affidate al mercato (articolo 9, comma 5); il divieto di carattere generale di acquisire in house servizi strumentali alla p.a. (articolo 9, comma 5).

Sappiamo che le disposizioni di cui all’articolo 4 sono state dichiarate incostituzionali con sentenza numero 229 del 2013, in quanto lesive dell’autonomia organizzativa regionale, ma la Corte ha ripetutamente ribadito che allo Stato è consentito imporre vincoli di riduzione della spesa di enti pubblici regionali.

Come risulta evidente anche solo da questi accenni, l’indirizzo di coordinamento del legislatore statale è netto, e nel senso di ridurre le dimensioni del sistema di enti e società strumentali, evitando la produzione di beni e servizi attraverso questi ultimi, e di favorire il ricorso al mercato.

Partendo, dunque, dagli esiti dell’istruttoria effettuata dalla Giunta regionale in occasione della DGR n. 138/CR, fatta propria dalla deliberazione consiliare n. 44 del 2011, si può oggi fare una prima proposta di riduzione del sistema delle società partecipate, in armonia con i principi statali in materia, riservando a successivi provvedimenti legislativi un’azione più incisiva e di maggior respiro.

Anche alla luce delle citate norme statali, si propone, dunque, di sopprimere le società Ferrovie Venete srl, Immobiliare Marco Polo srl, Società Veneziana Edilizia Canalgrande Spa, Terme di Recoaro spa, e di gestire direttamente tramite gli uffici regionali, se necessario affidandone parte alla libera concorrenza ed al mercato, le (scarse) attività oggi svolte da tali soggetti.

In considerazione del fatto che presso la Giunta regionale vi è una Direzione demanio, patrimonio e sedi, con circa settanta dipendenti, oltre che una molteplicità di strutture con competenze complementari (in materie tecniche, turistiche, culturali) che potrebbero efficacemente svolgere i compiti ora affidati all’esterno, si ritiene che le attività di gestione immobiliare svolte da tali società ben possano essere curate direttamente dagli uffici, senza alcun aggravio di oneri. Si ritiene poi che, stante la notevole rilevanza dal punto di vista culturale e turistico degli immobili gestiti, quando non già utilizzati come uffici regionali essi potrebbero essere utilmente affidati in gestione mediante procedure di evidenza pubblica, con possibilità di generare entrate per il bilancio regionale, anche con le modalità di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137”.

Si ritiene, in tal modo, di poter conseguire: un introito una tantum tutt’altro che trascurabile da destinare a misure urgenti per far fronte alla grave situazione di crisi; un significativo risparmio per le casse regionali; un insieme di misure a favore del mercato, anche attraverso la messa a disposizione della concorrenza di rilevanti beni pubblici.

Ferrovie Venete srl è una società totalmente partecipata dalla Regione, da lungo tempo inattiva. Recenti tentativi di rilancio aziendale sono rimasti lettera morta, al punto da render necessaria la liquidazione della stessa.

Immobiliare Marco Polo srl è una società totalmente partecipata dalla Regione, il cui fatturato dipende largamente da quest’ultima (mediamente negli ultimi tre esercizi per l’86 per cento). In effetti, la sua attività è ridotta alla gestione del complesso monumentale denominato “Villa Contarini” di Piazzola sul Brenta (PD), di proprietà della Regione Veneto ed alla locazione a favore del Consiglio regionale di palazzo Torres-Rossini, sito in Venezia, la cui alienazione però è già stata stabilita dall’articolo 10 della legge regionale 5 aprile 2013, n. 3.

La gestione di Villa Contarini è in perdita (circa 350 mila euro nel 2012 e 268 mila nel 2011), mentre quella di palazzo Torres-Rossini è in attivo per 380.000 euro annui: è perciò del tutto evidente che la redditività della società dipende in modo cruciale dai 716 mila euro del canone di locazione annuo versatole dalla Regione Veneto.

Si segnala che all’amministratore unico spettano attualmente 15.000 euro lordi annui e che negli ultimi tre anni l’organico impiegato è stato di 11 unità, il cui costo si aggira in media sui 320.000 euro annui, cui vanno sommate collaborazioni coordinate e continuative che negli ultimi due esercizi hanno assorbito in media 82.200 euro l’anno.

Con la liquidazione della società, la Regione, entrando in possesso del suddetto palazzo, sede di uffici consiliari, si troverebbe a liberare risorse in bilancio pari al canone di locazione: sottraendo i costi di gestione del medesimo, il risparmio può essere prudenzialmente stimato in oltre 400 mila euro. Inoltre la Regione ricaverebbe introiti da poste patrimoniali per circa 1,2 milioni di euro (da attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni e da disponibilità liquide, detratti i debiti esistenti). Per quanto riguarda Villa Contarini, la Giunta regionale deve superare l’attuale inefficiente gestione studiando - e condividendo con il Consiglio regionale - la soluzione maggiormente idonea alla valorizzazione del bene, valutando le opzioni di alienazione o di concessione a privati.

Società Veneziana Edilizia Canalgrande spa è una società totalmente partecipata dalla Regione, di capitale sociale pari a 15.220.280,00 euro, la cui attività è limitata alla locazione di Palazzo Gussoni al TAR del Veneto (per il quale si valuta l’ipotesi dello sfratto) e di Ca’ Nova alla Regione del Veneto. Va nondimeno rilevato come la stessa relazione al bilancio 2012 dell’amministratore unico chiarisca che “la gestione caratteristica non riesce a dare un positivo contributo alla redditività aziendale” e che “nei prossimi anni, a seguito dei penalizzanti effetti delle citate disposizioni normative, la gestione caratteristica della società andrà stabilmente a collocarsi in pesante deficit”.

Si segnala che all’amministratore unico spettano 44.500 euro lordi annui, mentre al collegio sindacale 29.779,50 euro annui. La società non ha personale dipendente, ma si avvale da circa vent’anni, con una spesa annua di oltre 40.000 euro di uno studio di commercialisti; a tale somma si devono aggiungere circa 10 mila euro per altre consulenze.

In sostanza, la Regione, al solo fine di locare due immobili (di cui uno a se stessa!), sta mantenendo in vita una società con un amministratore unico e un collegio sindacale che opera senza dipendenti ma affida (senza gara) da oltre 20 anni la gestione operativa ad uno studio di dottori commercialisti. Tale esigua attività, in seguito alla soppressione, potrebbe viceversa essere affidata senza oneri alle strutture regionali competenti in materia di demanio e patrimonio regionale.
Dalla soppressione della Società Veneziana Edilizia Canalgrande Spa si ritiene prudenzialmente di poter quantificare:

a)    un reddito di circa 500 mila euro derivante dal canone di locazione di Palazzo Gussoni;
b)    un risparmio pari al canone di locazione di Ca’ Nova (135 mila euro);
c)    un introito di oltre 3,6 milioni di euro relativi ad attività finanziarie non immobilizzate (pari a circa 2,9 milioni di controvalore di titoli in scadenza e circa 525 mila euro di depositi bancari);
d)    un introito stimato in euro 1,873 milioni per crediti vari, dai quali sarà necessario depennare eventuali crediti vantati verso la Regione;
e)    un “rientro” delle immobilizzazioni non inferiore a 10,266 milioni di euro (importo iscritto a bilancio per Palazzo Gussoni) i cui costi di gestione ovviamente riducono gli importi di cui ai punti a) e b).

Terme di Recoaro spa è una società nella sostanza totalmente partecipata dalla Regione, attualmente in concordato preventivo con continuità aziendale a causa della “presenza di un elevato livello d’indebitamento”; di una “cronica assenza di redditività, data la presenza di costi amministrativi e gestionali difficilmente comprimibili, anche a stagione termale conclusa”; di una “costante maturazione di rilevanti oneri finanziari sul debito esistente verso le banche”; del completo esaurimento da parte della Società delle proprie linee di credito e la conseguente mancanza di disponibilità finanziarie (così la DGR 2613/2012). E ciò, malgrado dal 2003 la Regione abbia sostenuto la società con oltre 2,9 milioni di euro, di cui 1,42 per aumenti di capitale (disposti per consentire alla società di effettuare alcuni investimenti) e contributi per 1,5 milioni di euro. Nel 2006 l’area ha inoltre beneficiato di un cospicuo finanziamento comunitario (Docup Ob. 2 2000-2006) - per euro 1,3 milioni - per il Progetto “Riqualificazione area termale di Recoaro Terme (centro benessere)”. Si segnala come, a fronte di tali significativi investimenti, dalle relazioni ai bilanci degli ultimi anni emerge una insostenibile situazione che spinge l’amministratore a “disconoscere scelte ritenute discutibili operate nel passato, definitivamente accertando l’assenza di utilità futura di alcune voci di spesa oggetto di precedente capitalizzazione”.

Il costo per la produzione dell’attività termale ha causato rispettivamente passivi pari ad euro 614.249,00 nel 2012, euro 445.922,00 nel 2011, euro 681.129,00 nel 2010, in parte colmati con contributi regionali. Le spese per amministratori e sindaci sono state di euro 53.648 per il 2012, 62.708 per il 2011, 65.686 per il 2010. Le spese per dipendenti sono state pari ad euro 372.273 nel 2012 (per 10 operai e 4 impiegati), 399.048 nel 2011, 424.549 nel 2010.

La soppressione di Terme di Recoaro spa comporta l’accollo di una significativa situazione debitoria, pari a poco meno di 2 milioni di euro, ma consente il risparmio dei contributi “straordinari” a ripiano dei conti (1,5 milioni di euro tra il 2010 e il 2012) nonché gli introiti derivanti dalla valorizzazione del bene: dovrà essere la Giunta regionale a formulare un piano - da condividere con il Consiglio - sulle modalità con cui operare tale valorizzazione, valutando le opzioni di alienazione o affidamento della gestione in concessione. La valorizzazione dei beni - sono iscritte a bilancio immobilizzazioni materiali per 3,5 milioni di euro - risulta indispensabile e urgente alla luce della presenza di alcuni “edifici e strutture del compendio che versano in stato di abbandono e degrado e che, risultando inagibili e in alcuni casi pericolanti, non sono allo stato suscettibili di alcuna utilizzazione”(relazione al bilancio 2012).

Pur necessitando di ulteriori dati ed informazioni al fine di effettuare stime attendibili sulle positive ricadute conseguenti alla soppressione di queste quattro società, la lettura dei bilanci relativi all’esercizio appena trascorso consente le seguenti quantificazioni:

a)    il “rientro” delle immobilizzazioni viene valorizzato, attraverso una stima prudenziale delle iscrizioni negli stati patrimoniali, in 21,8 milioni di euro;
b)    il controvalore di titoli in scadenza, depositi bancari e liquidità ammonta a 4,9 milioni di euro;
c)    il saldo consolidato dei debiti e crediti è negativo per quasi 200.000 euro;
d)    le risorse ricavabili da locazioni di immobili “rientrati” nella disponibilità patrimoniale della Regione si aggirano sui 500.000 euro;
e)    quelle liberabili da canoni di locazione immobiliare attualmente gravanti sul bilancio regionale assommano ad euro 850.000;
f)     pur parametrati sulla media di un intervallo triennale, la Regione non verserebbe più alle casse delle società circa 500.000 euro annui di contributi (tra ordinari e straordinari).

Altri benefici per il bilancio regionale sono poi ipotizzabili in relazione a scelte più o meno efficienti di valorizzazione degli immobili acquisiti al patrimonio regionale che verranno assunte dalla Giunta regionale, la quale si farà carico di prospettare al Consiglio, a seconda dei casi, ipotesi di alienazione anziché di concessione ai privati.

Le risorse finanziarie ricavabili liquidando le società in questione e smobilizzandone il patrimonio immobiliare andranno ad alimentare le politiche regionali di sviluppo del sistema produttivo e delle piccole e medie imprese, nonché quelle a sostegno dell’ambito sociale e culturale.

Specifiche garanzie, infine, sono previste per i dipendenti: verrà loro riconosciuto un idoneo punteggio nei concorsi pubblici finalizzati all’assunzione di personale regionale o potranno essere riassorbiti da altre società partecipate il cui organico sia carente.

In conclusione, il presente progetto di legge, che dà sette mesi di tempo alla Giunta per mettere in moto e realizzare il processo di liquidazione, intende avviare concretamente la radicale revisione dei criteri che devono ispirare la gestione del patrimonio immobiliare regionale: i beni devono fruttare.
Qualora si rilevi che la Regione non è in grado di raggiungere autonomamente tale obiettivo, si lasci al mercato la possibilità di farlo.

In ultima analisi va annotato il soddisfacente lavoro svolto dalla Prima Commissione nel corso delle tre sedute (una delle quali dedicata alle audizioni degli amministratori delle società) finalizzate all’esame del progetto di legge oggi all’esame dell’aula consiliare: è chiaramente emerso il proposito che la citata legge sull’eliminazione dei consigli di amministrazione delle ATER e la riduzione dei relativi costi di gestione del personale non resti un episodio isolato, semmai che si consolidi il virtuoso, seppur articolato, percorso di riduzione dei costi diretti ed indiretti sia delle società partecipate che degli enti, aziende ed agenzie regionali.
L’auspicio è quindi che le forze politiche possano responsabilmente convergere, così com’è avvenuto in questa e nella precedente occasione, verso opzioni efficaci ed efficienti nell’utilizzo di risorse sempre più limitate, in un contesto che deve necessariamente registrare importanti azioni di contenimento della spesa per tutte le amministrazioni pubbliche.

La Prima Commissione consiliare, nella seduta n. 122 dell’8 ottobre 2013, ha concluso i propri lavori in ordine all’argomento oggi in esame, approvandolo a maggioranza con i voti favorevoli dei rappresentanti dei gruppi consiliari Caner, Corazzari (LV-LN-P), Cortelazzo, Conta, Laroni, Toniolo (PDL), Reolon, Ruzzante (PDV), Valdegamberi (Futuro Popolare), Marotta (IDV) e l’astensione dei consiglieri Bonfante (PDV), Bottacin (Misto).;

- Relazione di minoranza della Prima Commissione consiliare, relatore il consigliere Franco Bonfante, nel testo che segue:

Signor Presidente, colleghi consiglieri,

il tema del riordino delle società controllate e partecipate dalla Regione con finalità varie è da anni al centro del dibattito politico.

Il problema è stato più volte sollevato in quanto, non vi è dubbio, che la motivazione è sempre riferita a  gestioni e risultati ottenuti assolutamente scarsi se non, il più delle volte, fallimentari a causa di costi molto elevati, gestioni discutibili e incapacità di utilizzare nel migliore dei modi i beni affidati alle società.

Lo stesso legislatore nazionale, d’altronde, con il decreto legge n. 95/2012 ha sottolineato la necessità che si vada verso una riduzione del sistema di enti e società invitando le regioni a sopprimere o accorpare agenzie e organismi e, in via secondaria, passando ad una significativa riduzione degli oneri finanziari.
Il progetto di legge all’esame, che si propone di sopprimere quattro società a partecipazione regionale, rientra nel contesto dell’indirizzo assunto dal Consiglio regionale in sede di approvazione della prima Finanziaria di questa Legislatura, in cui è stato deciso di dare il via libera all’attuazione di un processo di semplificazione e di riduzione del numero delle partecipate in vari enti e società strumentali.

L’intento del Consiglio era non solo di indirizzarsi verso un dimagrimento e uno snellimento di questi enti, ma  di puntare diritto verso un altro dei maggiori problemi e cioè un effettivo e riscontrabile risparmio sui costi. Risparmio che andava individuato innanzitutto nell’eliminazione di presidenze, vicepresidenze, consigli di amministrazione, direttori generali, revisori dei conti e così via.

Dall’inizio della legislatura arriviamo però solo oggi a fare un primo, seppur piccolo, passo in questa direzione. A ben vedere sembra veramente un po’ poco considerato che il progetto di legge è promosso, tra l’altro, da alcuni Consiglieri regionali della maggioranza e non dalla Giunta che aveva invece ricevuto un preciso compito dal Consiglio.

Il tempo in sostanza stringe e se veramente vogliamo raggiungere l’obiettivo che ci siamo posti nel 2010 è necessaria una decisa accelerazione di questo processo di revisione complessiva che porterà alla Regione sicuramente razionalizzazione e risparmi. È da considerare infatti che, dopo l’approvazione della legge, deve iniziare un percorso molto lungo e complesso per la messa in liquidazione delle società che rischia di non farci vedere entro il 2015 nessun risultato a Bilancio.

E questa data è ormai così vicina che anche la recentissima decisione della Giunta regionale di porre finalmente mano alla riduzione e al riordino complessivo degli enti strumentali regionali, rischia di essere assolutamente tardiva in quanto impedisce al Consiglio di operare scelte equilibrate e ancor peggio dettate dalla fretta del momento.

Inoltre, un tema da tenere in seria considerazione in questo PDL, e in quelli che verranno, è quello legato ai lavoratori che, pur nel contesto del risparmio e della razionalizzazione, devono trovare tutela del posto di lavoro attraverso adeguate forme di reintegro lavorativo.

3.    Struttura di riferimento

Direzione attività ispettiva e partecipazioni societarie

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