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Materia: Programmi e progetti (comunitari, nazionali e regionali)
Deliberazione della Giunta Regionale n. 865 del 30 giugno 2020
Programma Operativo Regionale - Fondo Sociale Europeo 2014-2020 - Asse IV Capacità Istituzionale - Obiettivo specifico 12. Approvazione dell'Avviso pubblico "Una rete di opportunità - Percorsi per il rafforzamento degli Ambiti Territoriali Sociali" e della Direttiva per la presentazione di proposte progettuali.
Il provvedimento approva l’Avviso pubblico per la presentazione di progetti finalizzati al rafforzamento degli enti locali, attraverso il coinvolgimento degli Ambiti Territoriali Sociali, quali punto di riferimento della governance e del coordinamento di molteplici misure di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, attraverso iniziative che contribuiscano a rafforzarne la capacità di lavorare in rete e di organizzare in maniera nuova, capillare e più incisiva il servizio stesso.
Si approva, inoltre, la Direttiva che definisce le caratteristiche, le finalità degli interventi e le modalità di presentazione dei progetti e si determina l’ammontare massimo delle correlate obbligazioni di spesa nonché le risorse finanziarie a copertura. Il provvedimento non assume impegni di spesa ma ne avvia la procedura.
L'Assessore Elena Donazzan, di concerto con l'Assessore Manuela Lanzarin, riferisce quanto segue.
La Regione del Veneto, nell’ambito della programmazione dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020, ha inteso adottare un approccio multidimensionale alla modernizzazione e al rafforzamento della capacità amministrativa della Pubblica Amministrazione (PA), agendo sull’evoluzione stessa dei modelli organizzativi e di funzionamento (governance) della PA, sull’aggiornamento delle competenze del suo capitale umano, nonché sui meccanismi di coinvolgimento della cittadinanza e del sistema produttivo nella definizione delle policies (empowerment).
In questi anni la Regione del Veneto si è dimostrata in grado di perseguire tali finalità, rispondendo con una molteplicità di iniziative dedicate alla PA, finalizzate al loro rafforzamento a alla loro innovazione: dagli avvisi per il finanziamento di progetti in grado di implementare le competenze linguistiche e digitali dei dipendenti pubblici, a quelli per realizzare percorsi di formazione e accompagnamento al cambiamento organizzativo e alla creazione di nuovi servizi, dalla gara d’appalto per la formazione degli stakeholder che operano in sussidiarietà con la PA, alle azioni di sistema per il rafforzamento degli uffici giudiziari.
Le diverse iniziative hanno permesso di raggiungere una platea molto vasta di destinatari: dipendenti della PA nei diversi ruoli e livelli, amministratori locali, insegnanti, formatori, magistrati, operatori amministrativi degli uffici giudiziari, per un totale di oltre 15.000 persone.
Ma quello che la nostra Regione, come il resto del mondo, si è trovata a vivere in questi ultimi mesi, dopo che lo scorso 30 gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’epidemia da Covid-19 un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale, è uno scenario assolutamente inedito che ha implicazioni sociali ed economiche senza precedenti.
Le implicazioni sanitarie della pandemia hanno radicalmente cambiato le nostre modalità di lavoro e di relazione e hanno imposto regole di distanziamento sociale, necessarie al contenimento dell’epidemia stessa, urgenti ed immediate nella loro attuazione. Il Decreto del Consiglio dei Ministri dello scorso 11 marzo ha stabilito le misure urgenti di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale, sospendendo tutta una serie di attività economiche (avvio del cosiddetto lockdown) e stabilendo che le pubbliche amministrazioni, fatte salve le attività strettamente necessarie alla gestione dell’emergenza, assicurassero lo svolgimento in via ordinaria delle prestazioni lavorative del proprio personale in forma agile, individuando le attività indifferibili da rendere in presenza.
In risposta a tale situazione di emergenza, la Regione del Veneto ha inteso adottare una molteplicità di iniziative che, rispondendo alla finalità generale di rafforzare la capacità istituzionale delle autorità pubbliche e delle parti interessate e di promuovere un’amministrazione pubblica efficiente, permettono di agire su più livelli: l’implementazione dello smart working, sia attraverso interventi formativi che di incremento della dotazione strumentale, per il quale è già stata approvata la DGR n. 820 del 23 giugno 2020 e il rafforzamento di specifici settori della PA, cui la presente iniziativa intende rispondere.
Come riporta Veneto Lavoro (Osservatorio Mercato del Lavoro - Misure/93 - Emergenza Covid-19. L’impatto sul lavoro dipendente in Veneto), tale fase di lockdown ha avuto pesanti ripercussioni sull’economia e sul mercato del lavoro e, nel periodo compreso tra il 23 febbraio e il 17 maggio 2020, ha determinato una perdita congiunturale netta di posizioni di lavoro dipendente attorno a 60-65.000 unità.
Questo significa una contrazione settimanale media attorno a circa 5.000 posizioni di lavoro dipendente, un valore complessivo che si colloca attorno al 3% dell’occupazione dipendente. Su base annua la riduzione avvenuta negli ultimi tre mesi delle posizioni di lavoro dipendente (per l’insieme degli organici aziendali individuati sulla base dei tre contratti indicati) ha annullato la crescita tendenziale che a febbraio risultava ancora pari a circa 20.000 posizioni e determinato una variazione negativa rispetto ai livelli occupazionali esistenti al 17 maggio del 2019 pari a circa 43.000 posizioni di lavoro.
Tutti i settori sono stati colpiti, anche se in misure diverse fra di loro: il comparto dei servizi turistici, fortemente caratterizzato dalla domanda di lavoro a termine, risulta il più esposto agli effetti della pandemia, per il quale non si colgono ancora segnali di ripresa, che si possono invece intravedere per gli altri settori, dopo la data del 4 maggio che ha segnato la fine delle restrizioni che avevano riguardato molti settori produttivi, come pure una parte dei vincoli alla libertà di movimento dei singoli cittadini.
Anche prima della pandemia, come evidenziato nel documento “Verso il Veneto 2030 - Lo sviluppo regionale nell’ambito della politica di coesione 2021-2027 Primo documento di analisi a supporto del confronto partenariale” (https://programmazione-ue-2021-2027.regione.veneto.it/home), molto restava da fare per “sconfiggere la povertà” (il primo dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile).
L’obiettivo fa riferimento a qualsiasi forma di povertà, che è, infatti, un fenomeno multidimensionale. Secondo la definizione europea è da considerarsi a rischio di povertà o di esclusione sociale chi sperimenta almeno una di queste tre situazioni di disagio: è in condizione di povertà reddituale, vale a dire guadagna un reddito inferiore alla soglia di povertà relativa nazionale; è in grave deprivazione materiale, perché costretto a privarsi di beni o servizi di cui la maggior parte delle persone dispone; vive in famiglie a intensità lavorativa molto bassa, dove gli adulti lavorano un quinto del loro potenziale.
In Italia tutti e tre gli indicatori evidenziano disagi più diffusi rispetto alla media europea, anche se, prima della pandemia, si intravedevano segnali di miglioramento.
Sono più a rischio di povertà o di esclusione sociale le donne, i minori, chi ha un basso livello di istruzione, chi vive da solo, specie se anziano, le famiglie con tre o più figli, nonché i monogenitori. La povertà e l’esclusione sociale sono associate all’assenza di un’occupazione, anche se spesso nemmeno avere un lavoro di per sé protegge del tutto dall’emarginazione in quanto stipendi troppo bassi possono spingere alcuni lavoratori sotto la soglia di povertà. Tra gli occupati il rischio di povertà o di esclusione sociale è, infatti, circa del 18% a livello italiano e del 9% in Veneto nel 2017. Ma gli effetti che l’emergenza sanitaria ha avuto sul sistema socio-economico regionale si vedranno solo nei prossimi mesi e allora sarà imprescindibile poter contare su una rete di servizi pubblici efficaci ed efficienti, capaci di lavorare in rete e di offrire servizi innovativi per le nuove esigenze della cittadinanza.
In questi anni la Regione del Veneto, partendo dal presupposto che, anche nel nostro contesto regionale il tema della povertà è trasversale e non è contrastabile con la sola erogazione monetaria, ma si presenta come intervento complesso in cui deve convergere una molteplicità di attori, ha adottato un approccio multidimensionale, l’unico che può rispondere alle diverse forme di povertà (educativa, abitativa, sociale), che possono essere causa ed effetto della povertà economica.
E’ questo il senso degli interventi effettuati finora dalla Regione del Veneto, in linea con le finalità dettate dal Piano nazionale di contrasto alla povertà, declinato a livello regionale dal Piano regionale per il contrasto alla povertà (approvato con DGR n. 1504/2018).
Tale documento ha inteso valorizzare il ruolo degli Ambiti Territoriali Sociali, corrispondenti ai territori afferenti agli attuali 21 comitati dei sindaci di distretto delle Aziende Ulss. Questi, per il tramite di un loro Ente capofila, sono ora uno strumento primario di ricognizione dei bisogni, un punto di riferimento per la governance regionale e per il coordinamento di una molteplicità di misure di contrasto alla povertà e di promozione dell’inclusione sociale.
Il Piano regionale rappresenta un volano importante di innovazione sociale sia dal punto di vista organizzativo e istituzionale, che per l’avvio di nuove idee e progettualità nei diversi territori. Il Piano regionale attua una serie di misure ed interventi che si basano su un approccio di rete multidimensionale, con il coinvolgimento di numerosi attori sia del Terzo Settore che del settore profit e la collaborazione, nella presa in carico, fra le diverse politiche sanitarie, socio-sanitarie e lavorative.
La sfida che oggi la Regione del Veneto si trova ad affrontare, anche alla luce delle pesanti conseguenze della pandemia, è quella di continuare a supportare l’innovazione e l’ammodernamento della PA, affinché sia in grado di allargare la propria capacità di dialogo e di intervento con una molteplicità di soggetti, costruendo reti di attori pubblici e privati in grado di rispondere in maniera flessibile e immediata alle esigenze della cittadinanza.
Il rischio dell’emergere di nuove povertà e fragilità in fasce sempre più ampie di popolazione appare evidente e sempre più è concreto, ma l’erogazione di contributi e risorse economiche rischia di non tradursi in una concreta riduzione del rischio di povertà per i diversi soggetti, se la PA coinvolta non si dimostra capace ed efficiente nella gestione dei contributi stessi e nella capacità di dare concreta attuazione a progettualità innovative di welfare di comunità.
Diventa, perciò, ancora più imprescindibile accompagnare la PA in un percorso di crescita e di cambiamento che, da una situazione emergenziale di sperimentazione forzata di vari strumenti, la porti verso una riorganizzazione dei servizi e delle proprie procedure interne, accompagnandola nell’apertura di nuovi canali comunicativi con la cittadinanza e nell’implementazione di servizi innovativi e tempestivi in risposta alle diverse esigenze e fragilità.
In un contesto di emergenza come l’attuale, per poter rispondere alle esigenze di diverse fasce di popolazione, è indispensabile poter contare su una PA efficiente, in grado di lavorare in rete tra le diverse filiere amministrative, promuovendo interventi di qualificazione ed empowerment delle istituzioni e degli operatori, oltre ad azioni di sviluppo di reti collaborative pubblico-private.
Il risultato che la presente iniziativa intende raggiungere è il miglioramento delle prestazioni della PA e in particolare proprio degli Ambiti Territoriali Sociali, chiamati non solo a prestare il proprio servizio a un numero crescente di persone che a causa dell'emergenza sanitaria si troveranno sempre più in condizioni di povertà o fragilità, ma anche ad organizzare in maniera nuova, capillare e più incisiva il servizio stesso.
Si rendono, pertanto, necessarie azioni di qualificazione ed empowerment rivolte al sistema istituzionale e del privato sociale che compongono la rete dei servizi, coinvolgendo il personale degli enti locali e il personale del più ampio sistema di rete su cui poggiano le politiche sociali.
L’iniziativa si pone all’interno dell’Asse IV Capacità Istituzionale del POR FSE 2014-2020 e si pone la finalità di rafforzare gli enti locali attraverso il coinvolgimento degli Ambiti Territoriali Sociali, quali punto di riferimento della governance e del coordinamento di molteplici misure di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, attraverso iniziative che contribuiscano a rafforzarne la capacità di lavorare in rete e di organizzare in maniera nuova, capillare e più incisiva il servizio stesso.
Si propongono, pertanto, all’approvazione della Giunta regionale l’Avviso pubblico “Una rete di opportunità - Percorsi per il rafforzamento degli Ambiti Territoriali Sociali” (Allegato A) e la Direttiva (Allegato B), che costituiscono parti integranti e sostanziali del presente provvedimento, per un importo complessivo di Euro 1.500.000,00.
La copertura finanziaria delle obbligazioni da assumersi in relazione alle attività di cui al presente provvedimento è assicurata dalla dotazione di cui al POR FSE 2014/2020, codice di programma 2014IT05SFOP012 approvato con Decisione Comunitaria C(2014), 9751 final del 12/12/2014, nell’ambito dell’Asse IV - Capacità Istituzionale - Obiettivo Tematico 11 - Priorità d’investimento 11.i - Obiettivo Specifico 12. Nel rispetto del principio della competenza finanziaria potenziata, di cui all’Allegato 4/2 del D.Lgs. 23/06/2011, n. 118 e s.m.i., punto 5.2, lett. c, si prevede che le obbligazioni di spesa, per un importo massimo di complessivi Euro 1.500.000,00, saranno assunte a valere sulle risorse di cui al POR FSE 2014/2020 con iscrizione sul bilancio regionale di previsione 2020-2022, approvato con L.R. n. 46 del 25/11/2019, nei seguenti termini massimi:
Euro 525.000,00 quale quota FSE a carico del capitolo 102373 “Programmazione POR-FSE 2014-2020 - Asse IV Capacità Istituzionale - Area Formazione - quota comunitaria - trasferimenti correnti (Dec. UE 12/12/2014, n. 9751)”;
Euro 367.500,00 quale quota FDR a carico del capitolo 102374 “Programmazione POR-FSE 2014-2020 - Asse IV Capacità Istituzionale - Area Formazione - quota statale - trasferimenti correnti (Dec. UE 12/12/2014, n. 9751)”;
Euro 157.500,00 quale quota Reg.le a carico del capitolo 102375 “Programmazione POR-FSE 2014-2020 - Area Formazione - cofinanziamento regionale - trasferimenti correnti (Dec. Ue 12/12/2014, N. 9751)”;
Euro 225.000,00 quale quota FSE a carico del capitolo 102373 “Programmazione POR-FSE 2014-2020 - Asse IV Capacità Istituzionale - Area Formazione - quota comunitaria - trasferimenti correnti (Dec. UE 12/12/2014, n. 9751)”;
Euro 157.500,00 quale quota FDR a carico del capitolo 102374 “Programmazione POR-FSE 2014-2020 - Asse IV Capacità Istituzionale - Area Formazione - quota statale - trasferimenti correnti (Dec. UE 12/12/2014, n. 9751)”;
Euro 67.500,00 quale quota Reg.le a carico del capitolo 102375 “Programmazione POR-FSE 2014-2020 - Area Formazione - cofinanziamento regionale - trasferimenti correnti (Dec. Ue 12/12/2014, N. 9751)”;
Qualora i tempi di esecuzione dei provvedimenti d’impegno di spesa non fossero compatibili con il cronoprogramma sopra esposto, il Direttore della Direzione Formazione e Istruzione potrà prevedere le opportune modifiche.
Le domande di ammissione al finanziamento e i relativi allegati dovranno pervenire con le modalità previste dalla Direttiva (Allegato B),entro e non oltre le ore 13.00 del 1 settembre 2020, pena l’esclusione, attraverso l’apposita funzionalità del Sistema Informativo Unificato (SIU).
In caso di finanziamento, il soggetto beneficiario è tenuto agli obblighi informativi previsti dall’art. 35 del D.L. 34/2019 (cd. Decreto crescita) convertito in L. 58/2019 che ha modificato l’art. 1, commi da 125 a 129 della L. n.124/2017.
Conformemente alle disposizioni di cui alla DGR n. 670 del 28/04/2015 “Approvazione documento “Testo Unico dei Beneficiari” Programma Operativo Regionale Fondo Sociale Europeo 2014-2020”, punto D “Aspetti finanziari - Procedure per l’erogazione dei contributi”, con la presente Direttiva si dispone che la gestione finanziaria dei progetti preveda l’erogazione di una prima anticipazione per un importo pari al 70% del contributo finanziato, anziché al 40%.
Le procedure e i criteri di valutazione dei progetti presentati sono individuati in coerenza con i criteri di selezione già esaminati ed approvati dal Comitato di Sorveglianza nella seduta del 30 giugno 2015 del POR FSE 2014-2020.
La valutazione dei progetti che perverranno sarà effettuata da una Commissione di valutazione appositamente nominata dal Direttore della Direzione Formazione e Istruzione con proprio atto.
Si propone di demandare al Direttore della Direzione Formazione e Istruzione l’approvazione di tutta la modulistica relativa alla presente iniziativa, l’assunzione dei decreti di impegno, nonché di definire, qualora necessario, modifiche o integrazioni alle disposizioni per la gestione delle attività e per la procedura di erogazione delle somme.
Il relatore conclude la propria relazione e propone all'approvazione della Giunta regionale il seguente provvedimento.
LA GIUNTA REGIONALE
UDITO il relatore, il quale dà atto che la struttura competente ha attestato, con i visti rilasciati a corredo del presente atto, l'avvenuta regolare istruttoria della pratica, anche in ordine alla compatibilità con la vigente legislazione statale e regionale, e che successivamente alla definizione di detta istruttoria non sono pervenute osservazioni in grado di pregiudicare l'approvazione del presente atto;
VISTI:
delibera
(seguono allegati)
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