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Scarica versione stampabile Deliberazione del Consiglio Regionale

Bur n. 71 del 14 agosto 2007


Materia: Emigrazione ed immigrazione

Deliberazione del Consiglio Regionale n. 57 del 12 luglio 2007

Piano triennale di massima 2007-2009 degli interventi nel settore dell’immigrazione. (Decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 e successive modifiche e integrazioni - Legge regionale 30 gennaio 1990, n. 9). (Proposta di deliberazione amministrativa n. 72).

(omissis)

Delibera

1)    di approvare il Piano triennale di massima 2007-2009 di iniziative ed interventi nel settore dell’immigrazione, predisposto dalla Giunta regionale ai sensi della legge regionale 30 gennaio 1990, n. 9 “Interventi nel settore dell’immigrazione” di cui all’allegato A);

2)    di dare atto che sulla base del presente Piano triennale la Giunta regionale delibererà, ai sensi e con le procedure previste dalla medesima legge regionale n. 9/1990, i programmi di iniziative ed interventi da realizzarsi annualmente e la ripartizione, per area di intervento, delle risorse disponibili, comprensive dei fondi regionali destinati all’immigrazione e dei fondi statali trasferiti alla Regione.

Allegato A 

Piano triennale di massima 2007-2009 di iniziative ed interventi nel settore dell'immigrazione

-      Legge Regionale 30 gennaio 1990, n. 9 "Interventi nel settore dell'immigrazione"

-      Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286 "Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero"

-      Legge 30 luglio 2002, n. 189 "Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo"

Il Triennale immigrazione 2007-2009 è articolato in:

-      Obiettivo generale;

-      Linee di intervento.

Obiettivo generale:

Strutturazione progressiva di un sistema regionale di attività e servizi per il governo dei flussi migratori legali e per la integrazione degli immigrati regolarmente soggiornanti in relazione alla qualità della vita di tutta la comunità regionale.

Il governo dell’immigrazione legale in un contesto regionale aperto alle sfide dei processi di internazionalizzazione dell’economia che facilitano la mobilità delle persone rappresenta un obiettivo strategico rilevante per concorrere allo sviluppo della qualità della vita di tutta la comunità.

Il raggiungimento di questo obiettivo sconta gli ostacoli derivanti dalla distribuzione di competenze e funzioni che l’ordinamento italiano attribuisce alle istituzioni centrali e alle autorità locali.

Se allo Stato, ai sensi dell’art. 117 della Costituzione come modificato dalla legge costituzionale n. 3/2001, è riservata la competenza esclusiva in materia di ingresso, soggiorno, espulsione, interventi di polizia e di controllo delle frontiere, le Regioni e le Autonomie Locali debbono provvedere al governo dei processi di integrazione sociale e lavorativa e delle dinamiche di convivenza nei contesti locali.

Queste diverse competenze e funzioni, pur essendo inevitabilmente intrecciate sotto il profilo dei percorsi immigratori, si armonizzano con difficoltà in un contesto coerente di visione e di intervento. 

La Regione Veneto ha sviluppato nell’ultimo decennio programmi, interventi e metodologie fortemente innovative anche sul piano nazionale.

I documenti di programmazione generale manifestano l’attenzione istituzionale nei confronti di un fenomeno immigratorio caratterizzato da forti dinamiche di crescita.

Va rilevata la coerenza degli obiettivi della programmazione regionale con l’impegno congiunto di Regione, Amministrazioni locali, rappresentanze dei settori della produzione e del lavoro assunto nel 2001 con il Protocollo d’intesa del Tavolo Unico regionale di coordinamento sull’immigrazione[1] e finalizzato all’avvio di un sistema regionale coordinato in materia di immigrazione e alla definizione delle priorità di intervento.

In particolare il documento recante “Piano regionale di sviluppo”[2], recepisce i pilastri della concertazione territoriale in materia di immigrazione e di integrazione sociale insistendo sul rapporto tra immigrazione e sviluppo, sulla legalità immigratoria, cui si incardinano diritti, doveri e opportunità sociali, sulla cooperazione infraregionale e tra Regione e territorio, sulla importanza della formazione linguistica e professionale e di tipologie di inserimento abitativo della popolazione immigrata favorevoli alla qualità della vita nei contesti urbani e di quartiere.

La prospettiva di sistema è assunta esplicitamente anche nella recente produzione normativa. In particolare:

-         Il Progetto di legge d’iniziativa della Giunta regionale “Disposizioni e interventi in materia di immigrazione”, approvato con DGR n. 18/DDL del 27 luglio 2006, attualmente all’esame del Consiglio regionale (Progetto di legge n. 174), è articolato secondo una visione di sistema-regione, prevedendo che l’elaborazione dei programmi pluriennali attui le direttive contenute nel Piano regionale di sviluppo (art. 4) e stabilendo, per tutte le tipologie di intervento previste, modalità e procedure di raccordo intersettoriale e tra Regione e territorio.

-         La legge regionale “Costituzione di una Commissione tecnica per lo studio dell’impatto territoriale e sociale dei flussi migratori nella Regione Veneto”, presentata al Consiglio Regionale per iniziativa di quattordici consiglieri regionali, approvata all’unanimità in data 25.10.2006 (L. R. n. 25 del 23.11.2006), prevede l’acquisizione di dati e informazioni sulle dinamiche immigratorie, nonché l’analisi di studi e di modelli di sostenibilità e gestione del fenomeno immigratorio per l’elaborazione di strategie regionali coerenti con il modello veneto di sviluppo e funzionali a prevenire l’insorgere nel breve – medio - lungo periodo di situazioni di squilibrio e di conflitto.

L’impegno espresso in questi anni dal Tavolo Unico Immigrazione e dalla Consulta Regionale Immigrazione[3], la forte esperienza acquisita, nei rispettivi ambiti di competenza, dalla Regione Veneto e dagli attori territoriali più consapevoli della portata del fenomeno immigratorio, la crescita e l’affinamento della conoscenza, lo sviluppo della partecipazione, il dialogo tra istituzioni e mondo immigrato, il potenziamento delle intese operative e dei partenariati, il rafforzamento della dimensione europea rappresentano ulteriori determinanti fattori per il passaggio rappresentato nelle linee-guida del presente Triennale:

-         dall’emergenza alla normalizzazione;

-         dalla sperimentazione di progetti alla progressiva costruzione di un sistema organizzato di servizi per la gestione dei flussi migratori e l’integrazione della popolazione immigrata nelle realtà scolastiche, sociali, lavorative.

Uno dei principi di fondo del Triennale 2007-2009 è costituito dal rafforzamento della cooperazione territoriale e infraregionale.

In particolare il Tavolo Unico e la Consulta Immigrazione vengono riconfermati quali migliori strumenti partecipativi del territorio alle politiche regionali e di raccordo tra Enti Locali, organizzazioni del mondo immigrato, associazioni di solidarietà, settori produttivi e del lavoro per un impegno congiunto di favorire la convivenza tra la popolazione autoctona e la popolazione immigrata.

Altrettanto necessario si configura il potenziamento della cooperazione tra assessorati regionali anche mediante la collaborazione operativa tra strutture, funzionari e operatori, finalizzata all’interscambio di dati e informazioni, alla realizzazione di specifiche attività progettuali o alla risoluzione di particolari problematiche.

Infatti le questioni migratorie, specificamente trattate dall’Assessorato Regionale alle Politiche dei Flussi Migratori, interagiscono per la loro trasversalità con molti settori dell’Amministrazione regionale sia in termini generali che specifici.

In termini generali l’immigrazione rappresenta aspetti o variabili di più vasti temi quali il lavoro, lo sviluppo, il sociale, l’istruzione, la sanità, la casa.

In termini specifici l’immigrazione coinvolge direttamente l’attività di alcuni assessorati regionali e delle loro strutture in particolari procedimenti o attività, quali a titolo di esempio l’istruttoria diriconoscimento dei titoli di studio in professioni sanitarie conseguiti in Paesi non appartenenti all’Unione Europea, (Assessorato alle Politiche Sanitarie), la ricerca e l’approfondimento della condizione dei minori non accompagnati (Assessorato alle Politiche Sociali; Pubblico Tutore dei minori), le agevolazioni economiche alle famiglie che si avvalgono delle assistenti familiari (Assessorato alle Politiche Sociali) l’approvazione dei progetti formativi per stranieri in distacco ex art. 27 del T.U. sull’immigrazione (Assessorato alle Politiche dell’Istruzione e della Formazione).

Anche il consolidamento della cooperazione tra Regione, Enti Locali e Uffici territoriali dello Stato per la razionalizzazione delle procedure di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno, su cui la Regione Veneto ha investito in maniera consistente in attuazione del precedente Triennale[4], rappresenta un obiettivo funzionale alla riduzione della burocrazia e al raccordo delle attività al fine del raggiungimento di comportamenti omogenei e coerenti in ambito regionale.

La sistematizzazione degli interventi e degli strumenti, prevista dal Triennale 2007-2009, si configura come la migliore scelta anche in ragione del ridimensionamento delle risorse finanziarie disponibili, dovuto ai vincoli del patto di stabilità.

Sotto questo profilo un ulteriore impegno dovrà essere posto per un attento utilizzo dei fondi pubblici privilegiando la valorizzazione delle competenze, degli strumenti e delle capacità territoriali cui il sostegno pubblico offre valore aggiunto e coordinamento.

Nella medesima direzione si inserisce la decisione di introdurre indicatori di efficienza e di efficacia per monitorare e valutare tutte le attività sostenute dalla Regione in attuazione del Triennale 2007-2009 in rapporto all’aumento dei livelli di integrazione della popolazione immigrata e alla capacità gestionale del soggetto attuatore.

Linee di intervento

L’obiettivo generale del Programma triennale 2007-2009 viene declinato in linee di intervento, coerenti con l’impostazione sopradescritta e con la previsione normativa del già citato Progetto di Legge n. 174.

Sulla base delle linee di intervento i Programmi annuali definiranno le priorità annuali le tipologie di iniziative e attività e i relativi finanziamenti.

Il patto di accoglienza e di integrazione

La mobilità delle persone richiede reciprocità di impegno sia della società ospitante sia dell’immigrato. In particolare:

-     La società ospitante, ai sensi dell’art. 3 della legge nazionale sull’immigrazione, adotta i provvedimenti concorrenti al perseguimento dell’obiettivo di rimuovere gli ostacoli che gli stranieri incontrano nel territorio, con particolare riguardo all’alloggio, alla lingua, all’integrazione sociale;

-     Il cittadino immigrato è tenuto all’osservanza degli obblighi previsti dalla legge italiana (articolo 2 comma 8 del Testo Unico), delle regole di convivenza, dei valori della comunità ospitante.

Per formalizzare questo impegno reciproco viene proposta la introduzione, sulla scorta del modello francese del “contrat d’accueil et d’intégration (C.A.I.)”, di un patto o contratto di accoglienza e di integrazione. Nella fase iniziale questo nuovo strumento, le cui modalità di attuazione verranno approfondite in uno specifico tavolo di lavoro, avrà carattere sperimentale e sarà applicato nell’ambito dei programmi di accompagnamento dai Paesi di origine organizzati dalla Regione nello spirito dell’art. 23 del Testo Unico sull’Immigrazione. Se il contratto di accoglienza e di integrazione non può né deve costituire presupposto per il rilascio del permesso di soggiorno in quanto non previsto dalla legge nazionale, può peraltro rappresentare una opportunità di affermare il valore dell’integrazione e produrre ricadute positive su tutta la comunità. Sotto questo profilo si rileva la piena coerenza con le competenze regionali di settore. In particolare potranno essere previsti i seguenti reciproci impegni.

Da parte della Regione Veneto:

-     l’organizzazione di una giornata di educazione civica sulla costituzione italiana, sulle istituzioni, sui diritti fondamentali (parità uomo e donna, tutela dell’infanzia ecc…);

-     l’organizzazione di una giornata di informazione sui temi della salute, della prevenzione e igiene pubblica, della scuola, della casa, della formazione e dell’impiego;

-     la consegna di un manuale sul Veneto, sulla storia, sulla cultura e sui valori, corredate da informazioni e indirizzi utili alla vita pratica;

-     la informazione sulle opportunità di formazione linguistica presenti nel Veneto e sulle modalità di accesso.

Da parte della persona immigrata:

-     l’impegno al rispetto della legge e al rispetto dei valori civici e culturali;

-     l’impegno all’integrazione nella comunità veneta;

-     la frequenza ad entrambe le giornate di educazione civica e di informazione sui servizi organizzate dalla Regione;

-     la frequenza di un corso di formazione linguistica, se non dimostrata.

La gestione regionale dei flussi migratori legali per motivi di lavoro

La Regione Veneto, opererà, in raccordo con il Ministero competente e con i settori veneti della produzione, della formazione e del lavoro, per la messa a regime delle esperienze pilota di accompagnamento formativo, lavorativo e sociale dei flussi migratori dai Paesi di origine al Veneto già promosse in attuazione del precedente Triennale. L’applicazione dell’articolo 23 del Testo unico sull’immigrazione, che prevede l’accesso a liste di prelazione per gli immigrati che abbiano frequentato corsi di formazione nei Paesi di origine, viene potenziata nel modello regionale da azioni di qualificazione dei flussi migratori e di accompagnamento sociale.

L’obiettivo è di facilitare l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro sostenuta dalla formazione linguistica e professionale e dal sostegno all’inserimento sociale.

Saranno incoraggiate tipologie di immigrazione compatibili con la domanda di lavoro espressa dal sistema veneto della produzione, dei servizi, dal comparto del lavoro domestico e di assistenza alle famiglie, tenuto conto dell’andamento dei livelli di disoccupazione dei lavoratori italiani e stranieri residenti in Veneto monitorati dai Centri per l’impiego.

Il modello di gestione si sviluppa secondo i seguenti principi-guida:

-    garanzia della domanda di lavoro attraverso l’accertamento e la rilevazione dei fabbisogni lavorativi del tessuto produttivo veneto, anche attraverso, regimi di accreditamento delle organizzazioni partecipanti e valutazione sulla preferenza comunitaria;

-    garanzia dell’offerta di lavoro attraverso l’accertamento delle competenze professionali e linguistiche dei lavoratori all’estero tramite attività nei Paesi di origine di informazione occupazionale, orientamento, preselezione, formazione alla lingua italiana, alla sicurezza e cultura del lavoro, selezione;

-    contratto di accoglienza e di integrazione;

-    sostegno all’integrazione sociale e lavorativa in Veneto per valorizzare il percorso virtuoso di immigrazione;

-    assistenza all’immigrazione di ritorno e al reinserimento nelle società nazionali degli immigrati che intendano rientrare nei luoghi di origine una volta scaduto il contratto di lavoro;

Vengono previste misure di rafforzamento dei rapporti con i Paesi di origine delle migrazioni e di transito anche in relazione alle nuove frontiere dell’Unione Europea rappresentate dai Paesi dell’allargamento. La Regione, nell’ambito delle proprie competenze, favorirà la collaborazione con le autorità e gli enti pubblici e privati dei Paesi di origine utilizzando e consolidando i partenariati già creati con le esperienze pilota, creando nuovi raccordi, individuando strumenti efficaci di comunicazione per lo scambio di informazioni sui trend occupazionali e per la diffusione della legalità dei flussi migratori.

L’inserimento alloggiativo

La forte esperienza maturata in attuazione dei precedenti programmi regionali di settore, anche sotto il profilo dei rischi di sostenibilità sociale prodotti da interventi di facilitazione all’inserimento abitativo dedicati esclusivamente alla popolazione immigrata, la esigenza di favorire azioni diffuse per l’inserimento abitativo della componente immigrata evitando concentrazioni etniche, sovraffollamenti, ghettizzazioni, l’importanza di misure di accompagnamento all’abitare, al rispetto della qualità della vita delle città e dei quartieri, l’incremento dell’accesso dei lavoratori immigrati stabilizzati al sistema bancario e al mercato immobiliare, rappresentano altrettanti fattori per il riorientamento delle politiche regionali di facilitazione all’alloggio della popolazione immigrata.

In particolare viene promosso in raccordo tra Assessorato alle Politiche dei Flussi Migratori e Assessorato all’Edilizia Abitativa, un Programma regionale pluriennale di edilizia sociale finalizzato a favorire la locazione temporanea calmierata con accompagnamento sociale, rivolto alle fasce deboli della popolazione a basso reddito autoctona e immigrata, singoli e famiglie, impossibilitata ad accedere agli alloggi di edilizia pubblica residenziale o al libero mercato della locazione e dell’acquisto.

Il programma valorizzerà il ruolo sociale e l’esperienza del privato non profit in partnership con le istituzioni pubbliche territoriali, le istituzioni bancarie, le associazioni imprenditoriali interessate.

Dovrà essere previsto prioritariamente, per quanto possibile, il recupero e la rivitalizzazione di patrimonio abitativo dismesso o dequalificato già esistente.

Dovranno inoltre essere garantiti standard delle strutture abitative non incidenti negativamente sulla qualità degli spazi naturali e urbani, dovrà essere favorita l’autonomia abitativa degli utenti degli alloggi, dovranno essere previste azioni per l’informazione sull’appropriato utilizzo della casa, ai rapporti con i coinquilini, al rispetto del decoro dell’ambiente esterno.

Il Programma dovrà infine individuare criteri e strumenti per agevolare l’incontro tra l’offerta abitativa realizzata e resa disponibile e la potenziale domanda di alloggi sociali anche mediante un servizio di informazione accessibile agli enti locali e al territorio tramite la Rete regionale immigrazione.

L’integrazione sociale e scolastica, l’informazione e il dialogo tra le culture

Viene riconfermata per il prossimo triennio la metodologia applicata in attuazione del precedente Triennale che ha istituito il raccordo delle iniziative per il miglioramento dell’integrazione della popolazione immigrata con i Piani di zona promossi dalle ventuno Conferenze dei Sindaci del Veneto con il coinvolgimento delle associazioni di immigrati.

La scelta di utilizzare le reti strategiche di pianificazione locale delle politiche sociali, valorizzandone le competenze e le esperienze per promuovere e veicolare specifici interventi di sostegno all’integrazione, con particolare riferimento:

-    ad interventi di edilizia scolastica per il miglioramento delle condizioni degli ambienti adibiti allo studio;

-    all’integrazione scolastica e agli interventi educativi rivolti ai minori;

-    all’inserimento delle donne immigrate;

-    all’informazione;

-    alla promozione del dialogo tra le culture;

-    alla valorizzazione dei mediatori linguistico-culturali;

si configura, anche alla luce dei risultati raggiunti e delle potenzialità future, come la miglior opzione per accrescere la attenzione, responsabilizzazione e la partecipazione organizzata e trasversale dei diversi attori territoriali ai temi migratori, per avvicinare le domande di informazione e di integrazione alle offerte territoriali di servizi, per favorire lo scambio di buone pratiche.

Inoltre il vincolo posto dal programma di settore 2006 alle Conferenze dei Sindaci beneficiarie dei fondi regionali dell’immigrazione di introdurre prassi di confronto con le comunità immigrate presenti sui territori di competenza e coinvolgerle nei programmi di integrazione attraverso le associazioni iscritte al registro regionale immigrazione, si configura come un intervento appropriato di indirizzo istituzionale funzionale:

-    ad accrescere la maggiore conoscenza del ruolo degli enti locali negli immigrati, anche in funzione dei diritti e dei doveri di ciascun cittadino, nonché dei servizi sociali a loro favore per il soddisfacimento dei bisogni di primaria importanza;

-    a potenziare la responsabilizzazione della componente straniera sulle problematiche e priorità collettive con cui si debbono misurare i Piani di zona, concorrendo al superamento di una visione tradizionale centrata quasi esclusivamente sullo status di immigrato.

La formazione

La formazione si configura come un ambito prioritario degli interventi di integrazione.

La conoscenza della lingua italiana costituisce un passaggio essenziale dei percorsi di integrazione, agevola l’inserimento lavorativo, favorisce la partecipazione alla vita sociale, previene situazioni di disagio sia per l’immigrato che per la comunità di accoglienza.

La formazione alla sicurezza nei luoghi di lavoro di maestranze provenienti da diverse aree geografiche extranazionali si configura come un investimento sociale utile alla riduzione degli infortuni che colpiscono con sempre maggiore frequenza i lavoratori stranieri.

La formazione e l’aggiornamento degli operatori impegnati nei servizi, dei mediatori linguistico-culturali, la formazione dei formatori, rappresentano in concreto la capacità del territorio di organizzarsi e attrezzarsi alla gestione dell’impatto del fenomeno immigratorio sui sistemi locali, a professionalizzare e specializzare le risposte dei servizi.

La Regione Veneto, già molto attiva in questi settori, in coerenza con le priorità date dal Tavolo Unico immigrazione a questa area di intervento, incoraggerà le iniziative e i percorsi formativi valorizzando le competenze delle amministrazioni provinciali, degli istituti scolastici e in particolare dei centri territoriali permanenti istituiti con O.M. n. 455/1997 dal Ministero della Pubblica Istruzione e attivi in tutto il territorio regionale con un’articolata offerta formativa rivolta all’istruzione degli adulti, in raccordo con le associazioni di categoria, le associazioni sindacali e gli enti bilaterali.

In particolare è prevista la realizzazione di:

-    programmi linguistici e di cultura italiana rivolti ad immigrati adulti regolarmente presenti sul territorio del Veneto;

-    corsi e strumenti di informazione e formazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro; sulla normativa fiscale, tributaria e del lavoro per imprenditori immigrati e di qualificazione dell’imprenditoria straniera; corsi di miglioramento della professionalità dei lavoratori immigrati;

-    corsi di formazione e aggiornamento di operatori di servizi, operatori aziendali, operatori di sportello e on-line, mediatori linguistico-culturali.

Gli interventi formativi rivolti agli operatori sono finalizzati al conseguimento di conoscenze e competenze adeguate alla gestione della comunicazione e dell’informazione al cittadino immigrato in funzione di un efficace inserimento nella comunità o in particolare contesto lavorativo e del superamento del gap tra lavoratori immigrati e autoctoni;

-    corsi di formazione rivolti all’inserimento sociale della donna immigrata;

-    corsi di formazione e selezione all’estero per ben determinate figure professionali del settore sociosanitario nei paesi d’origine.

L’Osservatorio regionale e la rete informativa immigrazione

l’Osservatorio Immigrazione dovrà qualificarsi quale strumento regionale tecnico-scientifico di qualità per il costante monitoraggio, l’analisi, la diffusione di dati e di informazioni in materia di flussi migratori e di integrazione. Dovranno in particolare essere assicurate le forme di gestione idonee a garantire:

-    la fruibilità dei dati e la partecipazione del Consiglio regionale anche in relazione alla legge regionale 23 novembre 2006, n. 25;

-    il passaggio da una fase di sperimentazione, che va considerata conclusa, ad una logica di servizio stabile, in coerenza con le linee della presente programmazione e con i contenuti del già citato Progetto di legge n. 174;

-    la produzione di economie di spesa;

-    l’efficienza e il razionale impiego delle risorse umane necessarie.

L’Osservatorio Immigrazione dovrà in particolare assicurare:

-    il funzionamento e l’alimentazione costante della banca dati;

-    il raccordo tra banche dati regionali;

-    il raccordo con Osservatori regionali interessati sotto diversi profili al fenomeno immigratorio;

-    la produzione di informazione periodica di qualità:

-    sulla presenza, incidenza, distribuzione territoriale, provenienza e composizione della popolazione immigrata;

-    sugli insediamenti degli immigrati sul territorio veneto;

-    sui livelli di integrazione sociale e lavorativa;

-    sulle criticità territoriali;

-    sulle migliori pratiche di integrazione realizzate sul territorio;

-    sull’evoluzione del rapporto tra immigrazione, demografia, sviluppo e occupazione.

Sarà inoltre riorganizzato il sistema informativo territoriale (Rete informativa immigrazione), già attivato in attuazione della precedente programmazione di settore e finalizzato principalmente allo scambio di conoscenza e informazioni sui temi immigratori e sui servizi tra enti e operatori pubblici e privati.

La rete territoriale individuerà in particolare strumenti e modalità di raccordo strutturato con le attività informative espresse dal territorio veneto con specifica attenzione al sistema delle autonomie locali, alle associazioni venete del terzo settore, all’associazionismo immigrato, alle associazioni datoriali e alle associazioni sindacali.



[1]Approvato con D.G.R. n. 246 del 02.02.2001 e successivamente sottoscritto da: Regione Veneto, Province, Comuni Capoluogo, CGIL CISL UIL Regionale, Associazioni regionali di categoria.

[2]Approvato dalla Giunta Regionale con D.G.R. n. 12/DDL del 28.06.2005.

[3] Rinnovata con Decreto P.G.R. n. 437 dell’8.11.2005 e Decreto P.G.R. n. 43 del 23.02.2006.

[4] Cfr. progetti denominati “Buone prassi per la semplificazione procedurale” anni 2004-2005-2006

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