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Materia: Sport e tempo libero
Deliberazione del Consiglio Regionale n. 52 del 03 novembre 2004
Piano triennale per lo sport. Indirizzi, obiettivi, priorità da perseguire nel triennio 2004/2006. Legge regionale 5 aprile 1993, n. 12, articolo 5, comma 1: "Norme in materia di sport e tempo libero". (Proposta di deliberazione amministrativa n. 144).
Il Consiglio Regionale del Veneto(omissis)
delibera
di approvare ai sensi dell'articolo 5, comma 1, della legge regionale 5 aprile 1993, n. 12, il documento, allegato al presente provvedimento, contenente gli indirizzi, gli obiettivi e le priorità settoriali e territoriali nel settore dello sport da perseguire nel triennio 2004-2006.
"ALLEGATO ALLA DELIBERAZIONE CONSILIARE N. 52 DEL 3 NOVEMBRE 2004 Sport e tempo libero piano triennale 2004-2006. Parte prima Scenari Premessa Lo sport moderno si manifesta sempre più come un vasto fenomeno di massa che coinvolge, a vario titolo, milioni di cittadini, grazie al progressivo sviluppo spontaneo della domanda di partecipazione e dell'offerta in termini di nuovi spazi e nuove opportunità per la pratica sportiva, e ciò in relazione anche alla diversificazione della tipologia delle attività svolte (sport per tutti, sport amatoriale, sport professionistico, sport agonistico, sport terapeutico o per la tutela della salute, ecc.). Esso si qualifica come potente fattore di richiamo e, nell'era della globalizzazione, uno dei metalinguaggi della comunicazione planetaria, attraverso il quale vengono veicolati messaggi e valori al pari della musica. Anche l'Europa assume a pieno titolo questa tematica nei diritti fondamentali dell'Unione, riconoscendo l'alta funzione del fenomeno sportivo e l'influenza notevole che esso produce sullo stesso sviluppo delle attività economiche, dell'integrazione e della coesione sociale, dell'educazione dei giovani. E' anche per questo che occorre farsi portatori di un nuovo corso aperto a concetti e metodi adeguati al nuovo posto che lo sport occupa attualmente nella società. Un approccio europeo La pratica e l'organizzazione dello sport nei diversi Paesi dell'Unione, pur manifestando differenze tra i diversi sistemi esistenti, evidenziano caratteristiche comuni che hanno spinto le Istituzioni Comunitarie a parlare di un approccio europeo alla gestione dello sport, a partire da valutazione ed analisi condivise ed al riconoscimento di concezioni e principi comuni che ispirano un ripensamento di politiche pubbliche in termini di forte riferimento alle dimensione europea. Così, anche in ragione delle diverse valenze sociali e della funzione educativa e di progresso civile dello sport, il 2004 è stato proclamato Anno Europeo dell'educazione attraverso lo sport.(1) Già nel 1992 la Carta Europea dello Sport ha indicato alcuni importanti obiettivi(2): - Incentivare e sviluppare lo spirito ed il movimento del volontariato, in particolare l'azione delle organizzazioni sportive volontarie; - Adottare le misure necessarie per garantire a tutti i giovani la possibilità di beneficiare di programmi di educazione fisica per sviluppare le loro attitudini sportive di base; - Garantire a ciascuno la possibilità di praticare sport e di partecipare ad attività fisiche ricreative in un ambiente sicuro e sano; - Garantire la possibilità di migliorare il livello di prestazione a chiunque possieda le capacità necessarie, per realizzare il proprio potenziale di sviluppo personale e raggiungere livelli di eccellenza pubblicamente conosciuti; - Sviluppare le basi morali ed etiche dello sport e proteggere lo sport da pratiche scorrette. Con la dichiarazione di Amsterdam nel 1997 è stato affermato esplicitamente che lo sport è simbolo di cultura e identità regionale, nazionale ed europea. Con la proclamazione del 2004 Anno Europeo dell'educazione attraverso lo sport l'Unione intende incoraggiare il settore educativo e le organizzazioni sportive a cooperare per valorizzare le funzioni di educazione e di integrazione sociale dello sport, sottolineare l'importanza delle attività di volontariato nello sport e nell'ambito dell'istruzione non formale ed incoraggiare le scuole ad attribuire una maggior importanza alle attività sportive nei programmi e negli scambi scolastici. Oggi, a livello europeo è stato raggiunto un importante risultato: la proposta di Costituzione Europea (art. 182) riconosce per la prima volta nei Trattati la funzione sociale ed educativa dello sport, per cui ci si attendono azioni di sostegno del settore, quale fattore strategico di integrazione sociale e non solo attenzione allo sport spettacolare con il suo poderoso circuito di interessi economici. La cultura dello sport acquista così diritto di cittadinanza nell'Unione Europea. Attribuire rilevanza al diritto allo sport, elevandolo al rango dei principi costituzionali vuol dire riconoscere il ruolo eminente che lo sport riveste nella società europea e fornire le garanzie affinché tale diritto sia effettivamente e sostanzialmente disponibile per tutti i cittadini. Lo sport come partecipazione Lo sviluppo dello sport in Italia è andato via via evolvendosi lungo due direttrici, da un lato verso la spettacolarizzazione mediatica delle attività di tipo agonistico e dall'altro verso l'ampliamento dei numero di fruitori fino a raggiungere dimensioni estremamente rilevanti. In termini quantitativi i dati relativi allo sport ed in particolare alla partecipazione sportiva assumono un grande rilievo. Le rapide trasformazioni socio-economiche e le mutazioni demografiche, la necessità e l'esigenza di fruire della dimensione naturalistico-distensiva hanno comportato una diversificazione della domanda di pratica sportiva che si presenta oggi con differenti obiettivi e con la ricerca di diverse forme di soddisfazione. La partecipazione sportiva in tutta Europa è molto elevata, interessando più o meno un cittadino ogni due. Lo sport interessa due cittadini su tre in Italia e in ambito veneto tre cittadini su quattro. In Italia, su circa 55 milioni e 600 mila persone di tre anni e più, sono oltre 16 milioni e 700 mila le persone che nel 2000 dichiarano di praticare uno o più sport con continuità o saltuariamente, pari al 30% della popolazione. Un ulteriore 31,2% (17 milioni e 500 mila persone) svolge autonomamente una qualche attività fisica nel tempo libero. Pertanto, in una concezione allargata del termine sport adottata in ambito europeo, comprendente anche le attività fisiche del tempo libero, sono infatti oltre 34 milioni i cittadini italiani attivi sul piano fisico-sportivo, pari al 61,2% della popolazione e secondo tale concezione nel Veneto risulta attiva una percentuale del 75,6%. I non praticanti nel Veneto sono pari al 24,1% (il 38,4% in Italia).(3) Le persone che abitualmente praticano sport diminuiscono man mano che si scende da nord verso sud. Il Nord-est è la ripartizione geografica con la quota più alta di sportivi e di persone che svolgono con continuità o saltuariamente attività sportiva (38%) mentre i sedentari prevalgono al sud e nelle isole. Al nord, inoltre, non solo è più diffusa la pratica sportiva, ma si praticano anche più sport e più assiduamente, con prevalenza all'aperto. Nel Veneto i praticanti abituali raggiungono il 39,0% (il 26,7% in modo continuativo, il 12,3% in modo saltuario), superando quindi notevolmente la media nazionale (dopo il Trentino-Alto Adige). (Vd. Grafico 1 a fine sezione) A partire dagli anni '80 si è verificato un incremento delle persone che praticano sport, che interessa tutte le età, sia per la presenza di nuove forme di attività libera sia per l'offerta di servizi privati non connessi alle organizzazioni sportive. Si è così assistito ad un radicale mutamento della mappa della partecipazione sportiva, delle motivazioni, dei soggetti, ad una rinnovata domanda spesso disomogenea dilatatasi al di là dei luoghi e delle forme tradizionali. Si tratta in effetti di un settore di attività in continuo aumento, largamente diffuso tra i giovani ed in particolare tra gli studenti. Non mancano però le persone che con più di 75 anni praticano uno sport vero e proprio (in Italia il 2,3% pratica sport, con una percentuale del 3,6% per i maschi). Se si considera la pratica di attività fisica (del tipo andare in bicicletta, fare passeggiate, ecc..), questa invece aumenta al crescere dell'età (in questa fascia di età la percentuale sale fino al 24,7%).(4) L'età è uno dei principali fattori che influenzano la pratica sportiva tra gli stessi giovani. Se lo sport coinvolge attivamente nel Veneto il 65,3% dei giovani tra i 15 e i 19 anni, tale percentuale scende al 59,6% nei giovani tra i 25 e 29 anni.(5) L'analisi di genere evidenzia la maggiore propensione alla pratica sportiva degli uomini (37,8%), anche se l'incremento di praticanti registrato negli ultimi anni è dovuto alla crescita della partecipazione femminile (22,7%), confermando la tendenza alla diminuzione della distanza tra i livelli di pratica maschile e femminile. Anche nel Veneto lo sport agonistico viene praticato maggiormente dai maschi, mentre la situazione si inverte se si considera il genere di chi pratica attività fisiche e sport per passatempo (33,6% contro 28,8%).(6) Non è possibile d'altra parte ignorare gli ostacoli che spesso le donne incontrano nel tentativo di conciliare la famiglia ed il lavoro con la possibilità di dedicare parte del proprio tempo ad un'attività sportiva o fisica.(7) Nel 2000 in Italia lo sport più diffuso è il calcio (praticato dal 25,7% degli sportivi), seguito dalla ginnastica-danza (22,9%), dal nuoto (21,4%) e dagli sport invernali (12,7%). La ginnastica e la danza risultano essere maggiormente diffuse fra le donne, così come il nuoto e la pallavolo. Alcuni sport si configurano come prettamente maschili (caccia e pesca in assoluto, calcio, calcetto ma anche ciclismo e tennis).(8) In Veneto la maggior partecipazione si ritrova all'interno non di una disciplina sportiva vera e propria, bensì di una modalità di praticare sport: la palestra (frequentata soprattutto dalle donne). Seguono il nuoto e la pallanuoto, il calcio, gli sporti invernali ed il ciclismo. Nella media, gli sport di squadra sono preferiti dai maschi. Lo sport femminile sembra rimanere una questione decisamente "personale". Il trend della partecipazione femminile italiana alle Olimpiadi, ad esempio, risulta non regolare e ricco di spigolature. In ogni caso il medagliere italiano dà conto del notevole progresso dello sport femminile degli ultimi anni. Emerge negli ultimi anni un crescente interesse per gli sport all'aria aperta, associando la pratica sportiva ad una rinnovata attenzione per il patrimonio ambientale e culturale. Scaturiscono nuove forme di fare sport: lo sport diventa un motivo per conoscere l'ambiente, la storia ed in generale le tradizioni culturali dei luoghi frequentati. Ne sono l'esempio le numerose gare podistiche organizzate nelle città d'arte e nei centri storici, le maratone stracittadine con lunghi percorsi in collina o in campagna. I percorsi vita, le piste ciclabili, le aree di verde attrezzato sono tipologie di impianti che, soprattutto nelle grandi città, meglio rispondono alla crescente domanda di attività motoria ed alla sempre più diffusa sensibilità ecologica, spesso collegata allo sviluppo dell'agriturismo quale nuova modalità di impiego del tempo libero. Lo sport è praticato prevalentemente per passione, per svago, per stare in mezzo alla natura o per mantenersi in forma. Le motivazioni variano sensibilmente al variare dell'età. Fra i motivi per cui si pratica sport vi è anche la diminuzione dello stress e gli aspetti socializzanti, che prevalgono nel Nord-est ed in particolare nel Veneto (rispettivamente 38,8% e 27,4% contro il 26,0% ed il 20,7% in Italia). Per contro, i motivi prevalenti per cui non si pratica sport è la mancanza di tempo che affligge più che altrove il Veneto e in generale il Nord-est, motivazione che non viene indicata soltanto dagli adulti, ma anche dai più giovani. Sembra dunque che il tempo sia diventato una risorsa scarsa non solo per gli adulti ma anche per le giovani generazioni. Altri ostacoli sono la mancanza di interesse, i motivi economici o di salute, la mancanza di impianti o la difficoltà a raggiungerli. La non pratica aumenta con l'aumentare dell'età e si concentra soprattutto nell'età adulta e, ancor più, in quella anziana. La mancanza di tempo viene indicata comunque come motivo principale dell'interruzione e dell'abbandono della pratica. Sembra che l'interruzione della pratica derivi da una trasformazione di status, ovvero che, con l'entrata nell'età adulta e la conseguente assunzione di un modello di vita diverso da quello che fino ad allora si era condotto, si abbia sempre meno tempo a disposizione, e che quello che ne soffra principalmente fino ad essere sacrificato del tutto è il tempo che prima si dedicava all'attività sportiva. In primo luogo occorre osservare che bisogni e richieste sono strettamente correlate all'età del soggetto. In via molto generale, nei bambini prevale la necessità di una educazione motoria di carattere ludico, a volte con connotati preagonistici. I ragazzi sono portati a praticare attività agonistiche; la fascia sopra i vent'anni svolge soprattutto attività agonistica, in parte di livello amatoriale; sopra i trent'anni l'agonismo viene di solito abbandonato a favore di attività amatoriali o di attività fisica di mantenimento. La salute appare del resto il motivo principale per cui si svolgono attività fisiche. Vi sono comunque sport dove l'agonismo inizia molto presto o può continuare con risultati di rilievo anche in età avanzata ovvero soggetti che praticano attività sportiva per tutta la vita e soggetti che abbandonano lo sport già in età adolescenziale. Tra i fattori che incidono su tale abbandono è da annoverare la non adeguata considerazione delle attività motorie nelle scuole. L'Italia è ultima tra i Paesi europei per il numero di ore dedicate all'educazione fisica, per quanto appaia assai diffusa la pratica di attività giuoco/sport in età prescolare e scolare. Anche l'avviamento precoce allo sport agonistico può produrre, in fase adolescenziale, esperienze negative vissute come fallimentari che possono produrre atteggiamenti di rinuncia. Le strutture per lo sport Nella pratica quotidiana le attività motorie e sportive risultano tutt'altra cosa rispetto allo sport agonistico e si svolgono in un sistema quasi capillarmente diffuso di impianti, spesso a carattere polifunzionale, il cui sviluppo e miglioramento va sostenuto proprio in funzione della domanda localmente espressa. Quanto al numero degli impianti sportivi esistenti in Italia, i dati certi riferiti agli spazi di attività fanno riferimento all'ultimo censimento del CONI del 1996 che riportano circa 145 mila spazi di cui un 9,5% pare non risulti funzionante. Incaricato dal Ministero per i Beni Culturali di avviare una indagine a livello nazionale sullo stato dell'impiantistica, in collaborazione con il CONI e le Regioni, il C.N.E.L. ha recentemente raccolto una serie di dati, sulla cui base ha stimato (secondo proiezioni sui dati disponibili) in circa 148.880 il numero complessivo di spazi esistenti, la maggior parte dislocati in Lombardia (17,13), in Piemonte (11,96%), nel Veneto (9,01%), in Emilia-Romagna (8,75%) e nel Lazio (8,31%). Dati recenti derivanti dal censimento realizzato dalla Regione, indicano l'effettiva esistenza nel Veneto di circa 12.000 spazi di attività sportiva. Complessivamente il maggior numero è dato dai campi da calcio (18,67%), dalle palestre (16,38%), dai campi da tennis (16%). Diffuso è il gioco delle bocce (10,29%). (Vd. Grafico 2 a fine sezione)
(segue allegato)
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