Dati informativi concernenti la legge regionale 10 agosto 2012, n. 30
Il presente elaborato ha carattere meramente informativo, per cui è sprovvisto di qualsiasi valenza vincolante o di carattere interpretativo. Pertanto, si declina ogni responsabilità conseguente a eventuali errori od omissioni.
Per comodità del lettore sono qui di seguito pubblicati:
1 - Procedimento di formazione
2 - Relazione al Consiglio regionale
3 - Struttura di riferimento
1. Procedimento di formazione
- La proposta di legge è stata presentata al Consiglio regionale in data 7 ottobre 2010, dove ha acquisito il n. 100 del registro dei progetti di legge su iniziativa dei Consiglieri Bond, Cortellazzo, Padrin, Tesserin, Bendinelli, Conta, Teso, Toniolo, Mainardi e Laroni;
- Il progetto di legge è stato assegnato alla Sesta commissione consiliare;
- La Sesta commissione consiliare ha espresso parere sul progetto di legge in data 16 aprile 2012;
- Il Consiglio regionale, su relazione della Sesta commissione consiliare, consigliere Dario Bond e su relazione di minoranza della Sesta commissione consiliare, consigliere Pietrangelo Pettenò, ha esaminato e approvato il progetto di legge con deliberazione legislativa 2 agosto 2012, n. 26.
2. Relazione al Consiglio regionale
Relazione della Sesta Commissione consiliare, relatore il consigliere Dario Bond:
"Signor Presidente, colleghi consiglieri,
la Regione Veneto, in attuazione del proprio statuto e in concerto con le comunità locali, promuove l’istituzione degli ecomusei allo scopo di riscoprire e sostenere la memoria geografica in un modello durevole attento alla cultura materiale, alla storia locale e a tutte quelle attività e modalità in continua evoluzione e adattamento che hanno determinato e determinano il tessuto sociale contestualmente all’evoluzione del paesaggio.
L’ecomuseo è l’espressione dell’uomo e dell’ambiente che lo ospita, gli attori principali sono l’habitat, le parti sociali e gli enti locali, è una forma museale che predilige gli aspetti sociali e mira a conservare, comunicare e rinnovare l’identità culturale di una comunità.
Nell’ecomuseo il territorio è il contenitore della ricchezza e comprende più siti espositivi e si interessa soprattutto degli aspetti del quotidiano, spesso legati al lavoro dell’uomo e al paesaggio. Ha visitatori ma soprattutto abitanti, sostiene il recupero, il rispetto, la fruizione e l’uso delle risorse. Preserva la memoria geografica in una politica localistica di eccellenza. Oltre a recuperare il paesaggio o il manufatto si recuperano le attività lavorative creando valore aggiunto.
La funzione sociale non si concretizza in una o più strutture dell’ecomuseo ma ne è un supporto continuo. Nel concetto di ecomuseo la popolazione è coinvolta direttamente sia nelle fasi di recupero che di gestione della complessa macchina museale territoriale. Artigiani, contadini, ricercatori appassionati locali costituiscono una struttura indivisibile nello sforzo di recupero dei valori e diventano partecipanti attivi nell’educazione ambientale.
Nell’articolo 1 si definisce la volontà della Regione di istituire, promuovere e valorizzare la storia locale, l’ambiente naturale ed antropologico in territori omogenei all’interno dell’area regionale. L’articolo 2 delinea gli obiettivi e le attività svolte dagli ecomusei, implementate nella valorizzazione dei patrimoni materiali ed immateriale e nel coinvolgimento delle comunità locali.
L’articolo 3 specifica che il riconoscimento dell’ecomuseo passa attraverso la progettualità degli enti locali coinvolti, delle associazioni,istituzioni e altri organismi pubblici o privati che operano nell’ambito territoriale. La Giunta regionale dispone con proprio atto il riconoscimento sulla base di un progetto di fattibilità predisposto dai soggetti proponenti. L’articolo 4 definisce i criteri ai quali la Giunta regionale dovrà attenersi, sentita la competente Commissione consiliare, nella determinazione delle modalità e requisiti per il riconoscimento degli ecomusei. Spetta inoltre alla Giunta regionale la definizione del logo caratterizzante l’immagine complessiva degli ecomusei e la cura del monitoraggio sullo stato di attuazione della legge, anche in funzione della revoca del riconoscimento della qualifica di ecomuseo, con obbligo di riferire alla competente Commissione consiliare con cadenza almeno triennale. L’articolo 5 prevede che la gestione degli ecomusei viene affidata agli enti locali competenti per territorio o ad altri organismi pubblici o privati anche appositamente costituiti, i quali definiranno il programma di attività da svolgere. L’articolo 6 istituisce un comitato tecnico scientifico, con compiti propositivi e valutativi, tra cui quelli di elaborazione del disciplinare per il riconoscimento regionale degli ecomusei e di valutazione dei progetti di fattibilità ai fini del riconoscimento della qualifica di ecomuseo.
L’articolo 7 istituisce il forum con tutte le parti sociali coinvolte, affinché vi sia uno scambio di idee con la Regione e i soggetti gestori.
L’articolo 8 concerne la norma finanziaria, in relazione alle spese nascenti dal funzionamento del Comitato tecnico scientifico.
La Sesta Commissione consiliare, nella seduta del 16 aprile 2012, acquisito il parere favorevole condizionato della Prima Commissione consiliare del 7 giugno 2011 e il parere favorevole con osservazioni della Conferenza permanente Regione-autonomie locali del 3 maggio 2011, ha licenziato, a maggioranza, con modifiche, il progetto di legge in questione, che viene quindi in tali termini sottoposto all’Aula consiliare per l’approvazione.
Si sono espressi a favore i rappresentati dei gruppi L.V.-L.N. Padania, Popolo della Libertà.
Si sono astenuti i rappresentanti dei gruppi Partito Democratico Veneto, Italia dei Valori, Federazione Sinistra Veneta-PRC SE e Gruppo Misto.";
Relazione di minoranza della Sesta Commissione consiliare, relatore il consigliere Pietrangelo Pettenò:
"Signor Presidente, colleghi consiglieri,
il termine "Ecomuseo" è stato coniato da Hugues de Varine Bohan, sintetizzando un’idea nata nel 1966 per coniugare una concezione e una visione globale della storia, con l’attenzione crescente nei confronti del territorio. Infatti, per il famoso antropologo, l’ecomuseo è una azione portata avanti da una comunità, a partire dal suo patrimonio, per il suo sviluppo.
L’ecomuseo è quindi un progetto sociale, con un contenuto culturale che si basa su culture popolari e su conoscenze scientifiche.
Gli ecomusei nascono e si diffondono all’inizio del XIX secolo in tutta Europa. Inizialmente il loro compito era quello di preservare il patrimonio popolare dall’industrializzazione; ora il fenomeno dell’ecomuseo è legato a una sempre maggiore consapevolezza delle comunità nei riguardi della tutela del proprio territorio, inteso come la testimonianza della loro storia, per riaffermare la propria identità a dispetto della cultura "globale". Ovviamente si tratta di un fenomeno che trova maggiore diffusione soprattutto in territori dove esistono comunità molto "caratterizzate", con forti tradizioni da difendere.
Questo insieme disparato di esperienze rappresenta la base in cui gli ecomusei sono nati, nel tentativo di realizzare una sintesi fra i musei chiusi e quelli all’aria aperta, fra la decontestualizzazione dei beni operata dai musei tradizionali e la loro conservazione in sito.
Il fenomeno degli ecomusei in Italia si discosta dalle esperienze europee, pur da queste prendendo ispirazione; per questo non è facile ritrovare esperienze rispondenti alle definizioni classiche di ecomuseo, sebbene, nell’ultimo decennio sia in corso una tendenza ad ampliare l’attività ed i contenuti di tali esperienze.
Mentre in altri stati, come la Francia, è il governo centrale a riconoscere tali strutture e sono frequentemente varate leggi ad hoc, in Italia sono le regioni ad essere centro governativo e spesso operativo per queste iniziative.
A differenza del resto d’Europa, nonostante la Convenzione UNESCO per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Intangibile sia stata adottata con la legge 27 settembre 2007, n. 167, in Italia è scarsa l’attenzione che viene dedicata da regioni ed enti locali, che si interessano di ecomusei in relazione agli strumenti previsti dalla Convenzione, per rendere più efficace la salvaguardia del patrimonio intangibile e così migliorare la loro offerta.
L’interesse è più rivolto, generalmente, alle iniziative e ai finanziamenti promossi dall’Unione europea. Una prima spiegazione può discendere dalla mancanza di un coordinamento nazionale degli ecomusei. Infatti, nonostante il Governo riconosca tali strutture e il fondamentale ruolo nella tutela della cultura e delle tradizioni locali, manca una legge diretta a prevedere l’istituzione degli ecomusei su scala nazionale, demandando alle regioni ed enti locali il ruolo di coordinamento degli ecomusei stessi.
Quello che rimane, quindi, come elemento caratterizzante forte degli ecomusei è il legame con il territorio tanto da poterli definire "i musei del territorio o del patrimonio territoriale".
Un concetto, quello del territorio, fortemente cambiato nel corso degli ultimi decenni e oggi più che mai legato ai processi sociali che vi si svolgono o che si sono svolti in passato.
Quindi l’ecomuseo è, o dovrebbe essere un museo del territorio in senso nuovo, proprio perché sono nuovi i concetti sia di museo come di territorio.
L’ecomuseo è un’ organizzazione museale frutto di un processo con il quale le comunità conservano, interpretano e valorizzano il proprio patrimonio e pertanto dovremmo considerarlo come uno dei soggetti deputati a favorire lo sviluppo sostenibile del territorio, attraverso la valorizzazione e la messa in rete delle dinamiche culturali locali, la creazione di sinergie con il comparto turistico ed economico, l’attenzione all’ambiente e alla promozione delle logiche della sostenibilità e della responsabilità sociale.
In un mondo sempre più globale e in continuo cambiamento, cresce la consapevolezza del valore della cultura locale, fonte di identità e di appartenenza a una comunità che deve però essere in grado di "fare rete" in modo ampio e diffuso e diventare vera ricchezza per il territorio, una risorsa strategica cruciale nella prospettiva dello sviluppo.
È questo un aspetto fondamentale per le politiche regionali in materia di ecomusei, che deve rappresentare un elemento prioritario negli interventi da parte della Regione e degli enti locali.
Va sottolineato che un ecomuseo nasce principalmente per volere di una comunità e proprio questa deve essere il primo interlocutore dell’ecomuseo, che deve operare creando momenti di dialogo con la popolazione e cercando di coinvolgerla attivamente nella gestione e nell’ organizzazione delle attività promosse.
Da un punto di vista economico l’ ecomuseo può risultare un valido strumento per la crescita e il miglioramento della competitività del territorio, anche in senso turistico, tenendo ben presente che la dimensione promozionale/turistica non può strutturalmente rappresentare l’attività dominante dell’ ecomuseo, ma deve essere collocata in un rapporto equilibrato rispetto agli obiettivi prevalenti che, ricordiamo, sono la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale intangibile della comunità e del territorio in cui l’ecomuseo è inserito.
Ed in tal senso va superata una tendenza, denunciata anche in un rapporto nazionale, di un modello ecomuseale adattivo, cioè che non induce cambiamenti nell’uso delle risorse territoriali e patrimoniali e dello sfruttamento turistico etero-diretto.
L’astensione dei rappresentanti dei gruppi consiliari di opposizione nella seduta della Sesta Commissione del 16 aprile scorso, è principalmente dovuta alla scarsa originalità del testo e al frettoloso esame della proposta, che ha impedito in tale sede di introdurre innovazioni e specificità proprie del nostro territorio.
Una proposta che - ci auguriamo - possa essere integrata positivamente nel corso della discussione in aula consiliare, anche attraverso l’accoglimento di proposte emendative che formuleremo sul testo licenziato in Commissione, con il voto positivo della sola maggioranza.".
3. Struttura di riferimento
Direzione beni culturali