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Scarica versione stampabile Deliberazione della Giunta Regionale

Bur n. 35 del 07 aprile 2017


Materia: Veterinaria e zootecnia

Deliberazione della Giunta Regionale n. 362 del 22 marzo 2017

Parco Regionale dei Colli Euganei. Politica di contenimento ed eradicazione delle popolazioni di ungulati nel Parco regionale dei Colli Euganei.

Note per la trasparenza

Con il presente provvedimento si vuole rendere maggiormente efficace l'azione di controllo ed eradicazione del cinghiale intrapresa dal Parco regionale dei Colli Euganei ritenendo utile, quale atto di indirizzo, chiedere all'Ente parco di procedere ad una rapida revisione degli strumenti operativi ovvero il "Regolamento per il controllo della popolazione di cinghiale" ed il "Protocollo Operativo" in conformità ai pareri espressi da ISPRA dando particolare impulso all'organizzazione di corsi di abilitazione a "Selecontrollore del cinghiale" destinati a tutti i cacciatori veneti in possesso dei requisiti di legge.

Estremi dei principali documenti dell'istruttoria:
Legge n. 394/1991;
Legge regionale 16 agosto 1984, n. 40;
Legge regionale 10 ottobre 1989, n. 38;
Piano Ambientale del Parco regionale dei Colli Euganei;
 

L'Assessore Cristiano Corazzari di concerto con l'Assessore Giuseppe Pan riferisce quanto segue.

I primi avvistamenti di esemplari di cinghiale introdotti nel territorio del Parco Regionale dei Colli Euganei furono registrati nel 1997.

L'art. 22, comma 6 della L. 394/91 evidenzia che nei parchi naturali regionali e nelle riserve naturali regionali "l'attività venatoria è vietata, salvo eventuali prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi necessari per ricomporre squilibri ecologici. Detti prelievi ed abbattimenti devono avvenire in conformità al regolamento del parco o, qualora non esista, alle direttive regionali per iniziativa e sotto diretta responsabilità e sorveglianza dell'organismo di gestione del parco e devono essere attuati dal personale da esso dipendente o da persone da esso autorizzate".

Per quanto attiene la normativa regionale l'art. 20 della L.R. 40/84 "Norme per l'istituzione di parchi e riserve naturali regionali" prevede che "nei parchi e nelle riserve naturali regionali è vietato l'esercizio venatorio in qualunque forma. .... Nelle zone in cui la caccia e la pesca sono vietate, l'ente gestore può procedere, in caso di fenomeni degenerativi della specie o di sovrapopolamento, a catture di animali da destinare al ripopolamento del restante territorio ovvero, nell'impossibilità di catture, al loro abbattimento".

L'amministrazione provinciale di Padova sollecitò un parere da parte dell'INFS (ora ISPRA) in merito, che si espresse chiaramente a favore dell'eradicazione della specie dal territorio euganeo.

Fino all'anno 2001 non fu attuata nessuna misura di controllo o monitoraggio della specie favorendone l'espansione numerica e territoriale supportata da un ambiente decisamente favorevole, una totale mancanza di predatori e, molto probabilmente, da ulteriori immissioni non autorizzate.

Con il considerevole aumento numerico della specie verificatosi negli anni, si è assistito inevitabilmente ad un parallelo aumento dei danni da essa provocati sia all'ambiente naturale che a quello antropico a cui si aggiunge il notevole rischio per l'incolumità pubblica legato all'attraversamento di strade durante gli spostamenti notturni.

Le prime azioni mirate al monitoraggio e al contenimento della specie sono state attuate da parte dell'Ente Parco e della Polizia Provinciale e sono iniziate nel settembre del 2001.

Durante questa prima fase di emergenza sono stati, quindi, raccolti i dati relativi ai danni alle colture agricole stimati da un tecnico faunista, sono stati effettuati sopralluoghi e raccolte informazioni relative alla presenza dei cinghiali all'interno del territorio del Parco procedendo anche ad alcuni abbattimenti mirati nei periodi critici di maturazione delle produzioni. Le operazioni venivano svolte dal personale della Polizia Provinciale tramite appostamenti fissi notturni nei territori in cui i danni segnalati si presentavano particolarmente rilevanti.

Superata questa prima fase d'intervento si è presentata, inevitabilmente, la necessità di adottare un piano d'azione ben strutturato che potesse garantire effettivamente il reale controllo del problema nel lungo periodo. E' a fronte di questa necessità che nell'ottobre del 2003 (DCE n. 233 del 22/10/2003) è stata stipulata una convenzione tra l'Ente Parco, la Provincia di Padova e il Corpo Forestale dello Stato nell'ambito di un vero e proprio progetto per il controllo del cinghiale nell'area del Parco.

Con questa Delibera del Parco veniva individuata la strategia da seguire. A partire dalla stipulazione della convenzione sono state intraprese una serie di iniziative volte alla gestione del problema che si sono concretizzate principalmente nella gestione di un certo numero di trappole mobili autoscattanti (chiusini) atte alla cattura dei cinghiali. Si tratta, infatti, di una tecnica di prelievo che bene si adatta alla particolare situazione in esame essendo un'area protetta caratterizzata da un elevato grado di antropizzazione.

Dal 2004 ad aprile del 2007 la gestione dei chiusini è stata affidata ai proprietari dei fondi che ne facevano richiesta e presso cui le trappole erano installate. In caso di cattura il gestore era obbligato a contattare il personale della Polizia Provinciale addetto all'abbattimento. Gli agenti attivavano il veterinario dell'ULSS competente, il quale rilasciava il certificato di visita ante-mortem, e il macello convenzionato che provvedeva al ritiro in loco delle carcasse. Al gestore spettava successivamente il ripristino e la riattivazione del chiusino; all'Ente Parco invece spettava il pagamento delle prestazioni del veterinario e dell'acquisto delle esche alimentari.

Per tali operazioni, al gestore del chiusino veniva riconosciuto il 10% della carne ricavata dagli animali catturati, all'Ente Parco il macello convenzionato riconosceva una somma concordata per ogni chilo di carne macellata.

Durante questo periodo è stato possibile attuare una prima forma di contenimento della specie e analizzare l'efficienza legata all'utilizzo di questa tecnica in rapporto ai risultati che gli Enti coinvolti si erano prefissati in sede di convenzione.

Il Progetto originario prevedeva un prima "fase di emergenza" che doveva essere seguita successivamente da una "fase di mantenimento"; in realtà la fase di emergenza è stata inizialmente prorogata di trimestre in trimestre fino a che, nel giugno del 2005, non è stata prorogata a tempo indeterminato.

Nel mese di ottobre del 2006, rendendosi necessario un approccio più mirato ed efficace al problema, il Parco ha stipulato una convenzione della durata di 3 anni con l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (ora ISPRA) al fine di avere il supporto tecnico-scientifico di esperti del settore per la conduzione di un'approfondita indagine conoscitiva della popolazione e la definizione delle linee guida e delle strategie a medio-lungo termine più adatte alla realtà del Parco. Nell'ambito della convenzione è stato possibile realizzare dei censimenti della popolazione e intraprendere una sistematica raccolta da parte del personale del Parco dei dati biometrici relativi agli animali catturati e dei tratti riproduttivi delle femmine per una definizione dei parametri riproduttivi della popolazione.

Tenuto conto di quanto stabilito dalla relazione iniziale presentata dall'Istituto, l'Ente Parco ha dovuto riconsiderare il modo in cui era stata affrontata la questione fino a quel momento. E' emersa, infatti, l'indubbia necessità di incrementare il numero degli abbattimenti annui e, da qui, quella di riorganizzare la gestione delle trappole.

Poiché la conduzione dei chiusini da parte dei proprietari dei fondi interessati non era più adeguata alle necessità improrogabili che dovevano essere affrontate, l'Ente Parco, nell'aprile del 2007, ha formato una propria squadra di addetti alla gestione degli stessi. L'attività comprendeva tutti gli aspetti legati al controllo del territorio, alla pasturazione, all'installazione dei dispositivi, alla preparazione e al trasporto delle carcasse al macello (secondo quanto disposto dalle norme igienico-sanitarie dettate dal Dipartimento di Prevenzione dell'ULSS 17), ai sopralluoghi e alle operazioni di monitoraggio.

Come riportato nei documenti dell'ISPRA i risultati quantitativi e di efficienza nell'uso delle trappole ottenuti nel triennio 2006-2009 hanno messo in evidenza che l'utilizzo dei chiusini (spesso sottovalutato in termini di efficacia) può dare risultati molto rilevanti nel controllo della specie cinghiale in aree protette se seguito con costanza e professionalità.

Con l'istituzione della squadra di addetti il numero di animali catturati è aumentato in maniera decisa e significativa arrivando alla cattura della quasi totalità dell'incremento annuo della popolazione (che in base all'analisi dei tratti riproduttivi delle femmine catturate e ai risultati dei censimenti si attesta su valori che fluttuano dal 140 al 170%) riuscendo a contenerne in qualche modo la proliferazione numerica.

Per tentare di migliorare i risultati ottenuti mediante le catture ed ovviare ad una scarsa incidenza delle stesse sulle classi adulte, nel 2009 è stato, inoltre, testato l'utilizzo della tecnica della "girata" che ha suscitato l'interesse della Regione del Veneto fino all'istituzione di un corso per conduttori di cane limiere.

Nel novembre del 2010 (Delibera di Consiglio n. 13 del 29/11/2010), al fine di migliorare i risultati ottenuti mediante le catture ed ovviare ad una scarsa incidenza delle stesse sulle classi adulte, sono stati approvati un nuovo Regolamento, un Protocollo Operativo e Nuove Linee Strategiche per la gestione del cinghiale mediante nuove tecniche di prelievo; documenti nati dalle indicazioni rilasciate dall'ISPRA e concordati in sede di CTO con i rappresentanti della Polizia Provinciale e del Corpo Forestale dello Stato.

In base a quanto previsto dai documenti sopraccitati, a partire dal mese di agosto 2011, sono state introdotte operazioni di abbattimento notturno da appostamento fisso effettuate da personale del Parco in collaborazione con personale del Corpo Forestale dello Stato e della Polizia Provinciale alle quali si sono affiancate, dal mese di aprile 2012, anche operazioni notturne alla cerca mediante l'utilizzo di termocamera ad infrarossi e faro.

Considerati i risultati ottenuti, al fine di potenziare l'attività relativa agli abbattimenti diretti, il Parco ha selezionato, tramite apposito corso svoltosi in base a quanto previsto dal Ministero dell'Ambiente su indicazioni dell'ISPRA e conclusosi nel mese di aprile 2012, 46 addetti residenti nel territorio del Parco che ricoprono il ruolo di "selecontrollori" da affiancare al personale istituzionale nello svolgimento delle operazioni di abbattimento.

L'attività dei selecontrollori è iniziata ufficialmente il giorno 11 ottobre 2012 e nel corso dei mesi è stato possibile valutare la preparazione e le capacità di tutte le persone abilitate fino all'istituzione di alcune squadre a cui sono state assegnate determinate zone di intervento con il compito di provvedere a tutte le operazioni di preparazione delle poste.

Per rendere maggiormente efficace la disponibilità di questo personale aggiuntivo, nell'aprile 2013 (Delibera di Consiglio n. 3 del 08/04/2013) sono state apportate delle modifiche al Regolamento e al Protocollo Operativo che hanno introdotto un regime di semi-autonomia per alcune squadre di selecontrollori che eseguono gli abbattimenti nelle zone di intervento senza il controllo diretto del personale istituzionale a cui spetta, comunque, l'accompagnamento sul posto e tutte le operazioni post-abbattimento.

La formazione di queste squadre ha consentito, nel tempo, di agire in un numero maggiore di siti nel corso di ogni serata di intervento e di amplificare, quindi, i risultati numerici e le risposte operative nelle zone critiche del territorio.

Nel Piano di Azione succitato, è stato previsto anche l'utilizzo di "colture bersaglio" tramite una semina anticipata e/o una raccolta posticipata di alcuni appezzamenti di mais presenti nelle zone più critiche in modo da convogliare e concentrare la presenza dei suidi e provvedere al loro abbattimento mediante appostamenti. Nel 2013 è stato possibile attuare alcuni interventi di questo tipo grazie alla collaborazione di alcuni agricoltori, anche se le condizioni atmosferiche anomale della prima parte dell'anno non hanno reso possibile mettere in atto tutte le operazioni programmate.

Sempre in considerazione del maggiore personale a disposizione, al fine di potenziare l'attività di cattura e far fronte maggiormente ai problemi legati alle attività produttive del settore primario, dalla metà di agosto del 2012 la gestione di un certo numero di chiusini è passata ad altrettanti selecontrollori ed agricoltori che si occupano del controllo giornaliero degli impianti, della fornitura delle esche alimentari, della tempestiva comunicazione al personale del Parco in caso di cattura e dell'immediata liberazione di eventuali specie non bersaglio. L'attivazione e la disattivazione degli impianti, come anche le operazioni legate all'abbattimento degli animali, restano a carico esclusivamente del personale del Parco, ma, a fronte della collaborazione e dell'aiuto forniti, i soggetti coinvolti ricevono un ristoro pari ad un animale ogni cinque catturati per un massimo di 5 capi all'anno.

A partire dal secondo semestre del 2014 e fino ad agosto del 2015 l'attività di controllo ha subito un rallentamento a causa della mancanza di risorse finanziarie.

Dal 1 settembre 2015, grazie ad un accordo tra Ente Parco e Provincia che ha permesso a due Vice commissari della Polizia Provinciale di essere distaccati presso gli uffici del Parco con il compito principale di coordinare le uscite serali dei selecontrollori e contestualmente con il reperimento di risorse economiche per il pagamento degli stipendi della squadra faunistica, si è potuto riprendere l'attività di controllo del cinghiale con le modalità già sperimentate.

Con Deliberazione del Consiglio del Parco regionale dei Colli Euganei n. 11 del 10.11.2015, ai fine di dare maggiore impulso all'azione di controllo del cinghiale nel territorio del parco, è stata effettuata una ricognizione ed un aggiornamento del Regolamento per il controllo della popolazione di cinghiale, del Protocollo Operativo e dei Disciplinari per i selecontrollori nel territorio di competenza dei Colli Euganei.

Nonostante gli sforzi profusi e le risorse impegnate, i danni provocati dai cinghiali alle colture agricole e all'ambiente naturale nonché legati alla sicurezza stradale stanno diventando sempre più ingenti così come testimoniato dalle numerose segnalazioni pervenute da parte delle amministrazioni locali nonché dei singoli cittadini residenti nel territorio del Parco.

Con l'art. 97 della legge regionale n. 30 del 30/12/2016 "Collegato alla legge di stabilità 2017 regionale" la Regione del Veneto è intervenuta per concorrere alle iniziative di contenimento ed eradicazione delle popolazioni di ungulati nel parco regionale dei Colli Euganei con lo stanziamento di specifiche risorse (€ 200.000,00) atte a finanziare la predisposizione e la gestione di piani ordinari ed integrati di controllo, contenimento ed eradicazione.

Al fine di rendere maggiormente efficace l'azione di controllo ed eradicazione intrapresa si ritiene utile, quale atto di indirizzo, chiedere all'Ente parco regionale dei Colli Euganei di procedere ad una rapida revisione degli strumenti operativi ovvero il "Regolamento per il controllo della popolazione di cinghiale" ed il "Protocollo Operativo" in conformità ai pareri espressi da ISPRA dando particolare impulso all'organizzazione di corsi di abilitazione a "Selecontrollore del cinghiale" destinati a tutti i cacciatori veneti in possesso dei requisiti di legge con priorità:

  1. ai residenti nei 15 comuni del Parco regionale dei Colli Euganei;
  2. ai residenti nella Provincia di Padova;
  3. ai residenti nelle altre Provincie del Veneto.

Con le priorità di cui ai punti precedenti, potranno essere inoltre presi in considerazione, con eventuali integrazioni formative, i soggetti che hanno già conseguito l'abilitazione di "Selecontrollore" per analoghe tipologie di intervento.

Il relatore conclude la propria relazione e propone all'approvazione della Giunta regionale il seguente provvedimento.

LA GIUNTA REGIONALE

UDITO il relatore, il quale dà atto che la struttura competente ha attestato l'avvenuta regolare istruttoria della pratica, anche in ordine alla compatibilità con la vigente legislazione statale e regionale, e che successivamente alla definizione di detta istruttoria non sono pervenute osservazioni in grado di pregiudicare l'approvazione del presente atto;

VISTO la Legge n. 394/1991;

VISTA la Legge regionale 16 agosto 1984, n. 40;

VISTA la Legge regionale 10 ottobre 1989, n. 38;

VISTO l'art. 22, comma 6, lettera c) del Piano Ambientale del Parco regionale dei Colli Euganei;

CONSIDERATE le motivazioni esposte in premessa dal relatore;

VISTO l'art. 2, comma 2, della Legge regionale n. 54 del 31 dicembre 2012.

delibera

1.   di approvare le premesse, parte integrante della presente deliberazione;

2.   di stabilire in 30 giorni dalla pubblicazione del presente atto i termini entro i quali l'Ente Parco regionale dei Colli Euganei dovrà predisporre un aggiornamento ed una revisione del "Regolamento per il controllo della popolazione di cinghiale" e del "Protocollo Operativo";

3.   di individuare nella Struttura di Progetto Strategia Regionale della Biodiversità e dei Parchi la struttura responsabile per il coordinamento e la verifica delle attività svolte dall'Ente Parco regionale dei Colli Euganei;

4.   di incaricare il Responsabile della Struttura di Progetto Strategia Regionale della Biodiversità e dei Parchi dell'esecuzione del presente atto;

5.   di pubblicare il presente atto nel Bollettino ufficiale della Regione e sul sito

http://www.regione.veneto.it/web/agricoltura-e-foreste/reti-ecologiche-e-biodiversita.

 

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