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Materia: Statuti
COMUNE DI VEDELAGO (TREVISO)
Delibera Consiglio comunale n. 36 del 18 luglio 2016
Statuto.
PREAMBOLO
Il Comune di Vedelago è situato al centro della pianura veneta e nel suo territorio i depositi alluvionali del Piave si saldano con i terreni sabbiosi ed argillosi, della fascia delle risorgive, in coincidenza della quale affiorano le acque filtrate in profondità dai suoli ghiaiosi dell’alta pianura trevigiana.
Il terreno agrario posto a nord della direttrice Cavasagra-Casacorba-Albaredo (strada provinciale Corriva) è solcato dalla fitta rete irrigua dei canali del Consorzio Brentella ed è connotato da una cospicua quantità di cave di ghiaia dismesse ed in attività, alle quali vanno aggiunte le cave “storiche”, che grazie alla loro esigua profondità, sono state riportate in agricoltura. La fascia meridionale del suddetto allineamento è attraversata da canali scolmatori (Gronda, Corbetta e Corbetta Nuova) e dal fiume Sile, al quale danno origine alcuni fontanili nella frazione di Casacorba.
La zona umida compresa fra la via dei Muli (Albaredo) e la località fossa Storta (Cavasagra) è particolarmente ricca di valori naturalistici. Su di essa, per la ricchezza della fauna e di acque sorgive, si sono insediati gruppi umani in epoca preistorica (età del bronzo recente), come documentano numerosi ritrovamenti di materiali litici e fittili.
La dominazione romana, successivamente, ha sensibilmente inciso sulla organizzazione viaria del territorio comunale, percorso, a nord del capoluogo, dalla via consolare Postumia, tracciata nel 148 avanti Cristo e costituente il “decumano” della centuriazione circostante l’antico “municipium” romano di Asolo. Altri allineamenti viari sono riconoscibili nel reticolo di strade provinciali, comunali e vicinali comprese nei territori di Fanzolo, Barcon, Fossalunga, Vedelago ed Albaredo. I frequenti ritrovamenti di reperti archeologici delle età repubblicana ed imperiale attestano, inoltre, la presenza di nuclei abitativi prevalentemente nel settore orientale del territorio comunale.
L’attuale distribuzione dei centri urbani si definisce e si consolida, in epoca altomedioevale, intorno alle chiese pievane di Cavasagra e di Albaredo, nonché presso le cappelle di Fanzolo, Barcon, Vedelago (filiali della pieve di Salvatronda) di Casacorba (filiale della pieve di Albaredo), e di Fossalunga (soggetta all’Abbazia di S. Eustachio di Nervesa).
L’espansione veneziana nella terraferma trevigiana, ed in particolare nel territorio comunale determina, nei secoli XV e XVI, il costituirsi di latifondi, al cui centro vengono erette dimore di villeggiatura.
In seguito, altre famiglie nobili venete costruiscono edifici signorili al centro dei nuclei abitati o in prossimità degli stessi.
Tra il secolo XV ed il XVIII la campagna vedelaghese assume quei connotati che la caratterizzano sin quasi alle soglie degli anni Sessanta del ‘900: casoni con copertura di materiali vegetali, prima, case rurali in muratura, poi, sistemi colturali nei quali prevale l’alternanza fra prato e cereali, con l’utilizzo nei lavori della forza animale, strutturazione particellare dei fondi agrari con “piantata” a vite e gelso, sono infatti, elementi comuni che hanno attraversato cinque secoli della storia agraria del Comune di Vedelago. Di quel paesaggio rimangono rari ma preziosi frammenti (siepi, corsi d’acqua, prati stabili di palude, risorgive, ecc.) degni di tutela. in una campagna dove la pratica monocolturale, la disseminazione delle residenze e delle attività produttive, la pesante espansione dell’attività estrattiva e la presenza di numerose servitù hanno profondamente alterato gli equilibri di un ecosistema per lungo tempo preservato dal degrado ad opera delle passate generazioni. Per secoli, durante il dominio veneziano, le nostre comunità civili hanno eletto il “meriga” come loro capo, coadiuvato, nelle sue funzioni di rappresentante del governo centrale dagli “uomini di comun”. A questa autorità spettava l’obbligo di vigilare sull’uso dei terreni comunali (cioè delle terre utilizzabili da tutti i residenti per il pascolo degli animali e per la raccolta della legna da ardere) e sulla puntuale manutenzione dei ponti, della vie pubbliche, dei fossati e dei corsi d’acqua naturali da parte dei capifamiglia.
La chiesa era il luogo dove si sintetizzava la vita civile e religiosa della comunità: al suo interno si svolgevano, infatti, le assemblee dei capifamiglia nel corso della quali si decideva sia su questioni inerenti l’organizzazione sociale ed economica dei villaggi come pure su iniziative di carattere religioso (edificazione di nuove chiese e campanili, costituzione di confraternite, ecc.).
Con il trattato di Campoformido del 1797 anche il nostro territorio, con il Veneto intero, conclude una parabola storica durata quattro secoli e sperimenta per circa settant’anni il dominio dell’impero austro-ungarico.
Nel 1866 il Veneto viene annesso all’Italia e questo evento procura gravi incrinature ai già fragili equilibri della società rurale veneta. La pressione demografica e la forte concorrenza nel mercato nazionale di altre regioni italiane rendono l’economia agricole veneta, e dunque anche quella del nostro territorio comunale, incapace di sviluppo e di risposte efficaci. Esplode allora il fenomeno migratorio: dal 1876 al 1905 duemilacinquecento cittadini vedelaghesi abbandonano la propria terra, moltissimi con meta il Brasile (1625), altri verso l’Argentina gli Stati Uniti ed i paesi europei. La fuoriuscita di forza-lavoro dal nostro comune continuerà ininterrottamente con alterna consistenza fino alla fine degli anni Sessanta di questo secolo, periodo in cui il massiccio sviluppo dell’economia locale con iniziative industriali ed artigianali, soprattutto intorno al polo urbano di Castelfranco Veneto, arginerà definitivamente una tendenza i cui effetti sono ancor oggi visibili nel tessuto sociale della popolazione comunale.
Quella della gente vedelaghese è dunque una storia ricca spesso solo di povertà e di fame, ma sempre fortemente venata di generosità e di solidarietà, concretamente espresse, nella prima metà del Novecento, in intense esperienze di cooperazione agricola e creditizia. Parimenti rilevante è la storia delle imprese edificatorie nel nostro territorio, che nell’età contemporanea rimangono a testimoniare, pur nella diversità delle committenze, una straordinaria ricchezza di espressioni.
Tra le dimore dominicali, di valore storico-artistico assoluto è villa Emo-Capodilista a Fanzolo eretta nel secolo XVI su progetto di Andrea Palladio ed affrescata da Giovanbattista Zelotti, circondata da un sistema di rusticali i cui moduli costruttivi rivelano la saggezza antica della gente dei campi.
Negli altri centri del Comune vano citate: a Cavasagra la villa Corner-Frova, riedificata nel secolo XVIII dagli architetti Giovanni Miazzi e Francesco Maria Preti su una preesistente struttura cinquecentesca; a Barcon la barchessa di villa Pola, opera del veneziano Giorgio Massari (secolo XVIII); a Fossalunga le ville Ravagnin, Cariolati, Pomini e Galli; ad Albaredo le ville Grimani-Tassoni, Memmo, Condulmer-Gritti e Marcello; a Vedelago le ville Zuccareda e Venier.
Notevoli esempi di architettura religiosa sono costituiti dalle chiese di Fossalunga, contenente un ciclo di affreschi di Giovanbattista Canal (secolo XVIII), di Casacorba, opera presunta di Giorgio Massari (secolo XVIII), di Albaredo (secolo XVII), di Cavasagra (secolo XIX), con pala di D. Beccaruzzi (secolo XVI), di S. Mamante, sacello campestre presso il capoluogo.
Infine, autentico legante di assoluta dignità culturale nel tessuto edilizio storico, vanno citati gli innumerevoli edifici rustici ancora presenti sul territorio comunale, eretti tra la fine del secolo XVIII ed i primi anni del Novecento. In molti casi oggetti di oculati recuperi e restauri, questi manufatti rappresentano testimonianze della cultura materiale delle passate generazioni e di una società che nella terra, per secoli e secoli, nel profondo rispetto dei suoi ritmi, ha riconosciuto ed elaborato, le ragioni e di modi del proprio esistere.
Se la storia del territorio di Vedelago può essere considerata lineare nel suo svolgimento fino al 1960, non si può ignorare che da tale data in poi il termine “ Territorio” ha sempre più assunto una valenza multiforme tale da determinare una graduale inversione di utilizzo nelle abitudini del mondo rurale: ha assunto i requisiti di una realtà immobile finalizzata alla produzione dei tradizionali beni di consumo e di beni materiali ad uso industriale.
Sulla base di questa rivoluzionaria premessa lavorativa si comprende come la “Politica del Territorio Comunale ” espressa nei progetti del “Piano zonale agricolo”, del “P.R.G.” e del “P.A.T.”, sia divenuta una primaria finalità e una autentica preoccupazione per gli Organi della Pubblica Amministrazione: l’obiettivo da raggiungere infatti è divenuto la conservazione e la salvaguardia delle risorse sia naturali che umane in tutta l’area Comunale, in quanto limitate.
Nel lungo periodo storico antecedente è da ricordare che i fattori emergenti di turbativa nella compagine umana e territoriale sono stati sostanzialmente due: la grande emigrazione avvenuta a partire dal 1876 per cause economiche e sociali (come sopra già descritto) e il lavoro incessante praticato dai contadini per poter di continuo aumentare quel rapporto tra popolazione e terra ottenendo nuove aree aggiuntive per l’uso agricolo e per gli insediamenti residenziali. Queste conquiste sono state realizzate mediante opere di bonifica e disboscamento, come ad es. a Cavasagra dal 1943 al 1958 nelle vaste aree paludose adiacenti al corso del fiume Sile. Le motivazioni sorgevano sempre per iniziativa spontanea da parte dei proprietari terrieri e anche della popolazione, ma il tutto veniva realizzato a buon fine nella garanzia di quelle caratteristiche e naturali e demografiche rispettose dei valori della persone maggiormente interessate o più esposte.
Dagli anni ’50 in poi ha portato conseguenze sociali innovative la crescente diffusione delle attività industriali ed artigianali, facenti capo all’area di Castelfranco Veneto e Montebelluna. Da allora il mondo industriale ha posto l’alternativa economica al vecchio mondo rurale, imponendosi con un ritmo di sviluppo accelerato e generando una inarrestabile e crescente tendenza ad utilizzare il territorio come un qualsiasi bene di produzione e di consumo non solo a fini residenziali ed urbanistici per le necessità locali ma anche a fini industriali, secondo la legge del mercato. Il sottosuolo del Comune di Vedelago, trovato ricchissimo di ghiaia bianca, ha offerto la materia prima per l’attività estrattiva ed edile e questa utilizzazione intensiva del fattore “Terra” ha costituito una grande opportunità di ricchezza per pochi, sia imprenditori che proprietari terrieri. Oggi le conseguenze ambientali sono note a tutti : la numerosa produzione edile, elaborata da competenti geometri, dagli anni ’60 agli anni ’80, ma poco pianificata nel suo dislocamento topografico e l’escavazione selvaggia di intere aree hanno creato una trasformazione territoriale difficilmente sanabile e in contro tendenza stridente a quelle virtù di laboriosità, costanza, solidarietà e mutuo soccorso ( da non dimenticare l’istituzione della Cassa Rurale di Vedelago avvenuta nel lontano 1901) ed amore alla propria terra, da sempre prerogative fondanti del nostro popolo di origine contadina.
Nella considerazione degli effetti generali derivati dal mondo industriale, si deve affermare che proprio a partire dagli anni ’60 si impone con forza, nelle nuove generazioni, l’esigenza di un notevole innalzamento del livello culturale sia con l’introduzione della scuola media d’obbligo (dal 1962) e sia con un aumento progressivo, di anno in anno, del numero di iscrizioni alle scuole di 2’ grado e a corsi universitari: così vengono ottenuti da molti giovani volonterosi dei validi titoli di studio, a garanzia di una superiore professionalità. Nell’evoluzione del lavoro, inoltre, tante nuove possibilità occupazionali hanno reso guadagni maggiori, permettendo una rapida disponibilità di mezzi mai posseduti in precedenza da tutta la popolazione ( dalla diffusione della meccanizzazione agricola alla diffusione dei mezzi di trasporto individuali e dagli elettrodomestici alla telediffusione e alla telefonia portatile, ecc., ecc.). Resta in dubbio però fino a che punto tale progresso abbia garantito il patrimonio di quegli antichi valori esistenti tra popolazione e territorio o abbia invece contribuito a trascinare le persone meno intraprendenti verso una crisi di identità : se è avvenuta quindi , di pari passo coi tempi moderni, la diffusione del progresso tecnologico, bisogna anche affermare che quel benessere, forse, è stato pagato a caro prezzo, nella stessa misura in cui ha diminuito nei rapporti sociali la consuetudine ad una vita di relazione meno individualistica ma più solidale, nata dall’ esperienza vissuta nel lavoro della terra, e caratteristica originale che aveva sempre costituito una nota di merito, tipica delle nostre generazioni passate. E’ degno di nota il ricordo che un tempo, al termine dei lavori agricoli stagionali, nei giorni della raccolta dei prodotti, era frequente udire nell’aria l’eco dei canti popolari provenire dalle aie dei contadini, felici per il raccolto del proprio lavoro giunto al termine di tante sudate fatiche. Con pari entusiasmo, sia nei giorni di festa che feriali, alla sera nei filò, nelle feste paesane o nelle osterie di paese, il popolino si raccoglieva numeroso per dialogare davanti ad un bicchiere di vino e dimenticava così per qualche ora le solite preoccupazioni. Queste abitudini diffuse nel nostro passato recente, ora sono cambiate di molto: non si ode più l’eco di quei canti spontanei, sono stati sostituiti dal rombo assordante dei mezzi meccanici e i luoghi di ritrovo per la gente comune rimangono ma sono poco affollati: tutti hanno sempre una gran fretta di “andare..”, sollecitati da impegni inderogabili. Nel mondo degli affari, tra la gente comune, si ricorreva di rado alle formalità burocratiche: si dava piene fiducia alla “parola data” , quale garanzia del proprio onore personale, e con una stretta di mano vicendevole tra i contraenti il patto veniva concluso e stipulato. Bisognava sempre mantenere la “parola data” ! ; in caso contrario ne era compromessa la propria credibilità per tutte le transazioni in avvenire.
Dagli inizi del XXI° secolo è in atto, anche nel Comune di Vedelago, l’imperversare di una depressione economica con conseguenze occupazionali e commerciali nel settore industriale e nel settore agricolo, per cause di origine internazionale. Tale situazione di precarietà diffusa però ha contribuito a maturare quella convinzione indispensabile per la ricerca di nuovi equilibri più equi e attuali : infatti è nella prospettiva di progettare una più moderna e redditizia programmazione del lavoro che si sono affermate varie attività mirate all’alta specializzazione. Come, ad esempio, è avvenuto in campo industriale con il diffondersi dell’automazione programmata a controllo elettronico o nel settore dei servizi con tutte le applicazioni dell’informatica o in agricoltura con la diffusione delle colture intensive in ortofrutticoltura, in serra o in batteria per l’ allevamento degli animali, con possibilità di occupazione per molti giovani e una domanda di mercato promettente. A complemento di queste innovazioni e anche partendo dalla convinzione che la terra è un bene limitato e insostituibile, da utilizzare quindi con sapienza e senza sprechi nel giusto rapporto tra uso agricolo, uso industriale, paesaggistico e nuove richieste residenziali, non sono mancati degli esempi lodevoli di impegno sociale nel recupero territoriale di cave dismesse o nel ripristino di vaste aree di pregevole interesse naturalistico, come l’istituzione e la salvaguardia del “ Parco del fiume Sile (dal 1991)”, in concerto con i Comuni cointeressati lungo il medesimo corso.
A tali fini gli Organi della Pubblica Amministrazione sono impegnati nella stesura della Pianificazione Territoriale.
Ai cittadini di oggi spetta il dovere di riconoscere la propria identità nella memoria storica di grande spessore che questo territorio offre alla contemporaneità come patrimonio da vivere nei suoi valori più profondi, senza tempo, e dunque da rispettare e tutelare con tutta l’attenzione, l’intelligenza e la determinazione possibili.
TITOLO I Principi Generali
ART. 1 – Autonomia statutaria
ART. 2 – Finalità
ART. 3 – Territorio e sede comunale
ART. 4 - Stemma e gonfalone
ART. 5 - Consiglio comunale dei ragazzi
ART. 6 - Programmazione e cooperazione
TITOLO II Ordinamento strutturale Organi e loro attribuzioni
ART. 7 – Organi
ART. 8 - Deliberazioni degli organi collegiali
ART. 9 - Consiglio comunale
ART. 10 – Le sedute consiliari
ART. 11 – Consiglieri
ART. 12 - Diritti e doveri dei consiglieri
ART. 13 - Gruppi consiliari
ART. 14 - Il Presidente del Consiglio e Vice Presidente
ART. 15 - Attribuzioni del Presidente del Consiglio
Il Presidente del Consiglio:
ART. 16 – Commissioni
ART. 17 – Linee programmatiche di mandato
ART. 18 - Giunta comunale
ART. 19 – Composizione
ART. 20 – Nomina
ART. 21 - Funzionamento della giunta
ART. 22 – Competenze
ART. 23 – Sindaco
ART. 24 - Attribuzioni di amministrazione
ART. 25 - Attribuzioni di vigilanza
ART. 26 - Deleghe ai consiglieri
ART. 27 – Vicesindaco
ART. 28 - Dimissioni e impedimento permanente del sindaco
TITOLO III Uffici e personale
ART. 29 - Principi strutturali e organizzativi
L’amministrazione del comune si esplica mediante il perseguimento di obiettivi specifici e deve essere improntata ai seguenti principi:
ART. 30 - Organizzazione degli uffici e del personale
ART. 31 - Regolamento degli uffici e dei servizi
ART. 32 - Diritti e doveri dei dipendenti
ART. 33 - Responsabili degli uffici e dei servizi
ART. 34 - Funzioni dei titolari di posizione organizzativa
ART. 35 - Incarichi dirigenziali e di alta specializzazione
ART. 36 - Collaborazioni esterne
ART. 37 - Uffici di supporto agli organi di direzione politica
Il regolamento comunale sull’ordinamento degli uffici e dei servizi può prevedere la costituzione di uffici poste alle dirette dipendenze del Sindaco, della Giunta Comunale o degli Assessori, per l’esercizio delle funzioni di indirizzo e di controllo loro attribuite dalla legge.
ART. 38 - Segretario comunale
ART. 39 - Funzioni del segretario comunale
ART. 40 - Vicesegretario comunale
ART. 41 – Controlli interni
Il comune istituisce i controlli interni secondo un’organizzazione da svolgersi anche in deroga ai principi del D.Lgs. n. 286/1999. Spetta all’apposito regolamento, per quanto di competenza, la disciplina delle modalità di funzionamento degli strumenti di controllo interno.
ART. 42 - Responsabilità dei contabili
1. Il tesoriere e ogni altro contabile che abbia maneggio di denaro del comune o sia incaricato della gestione dei beni comunali, nonché chiunque ingerisca, anche senza legale autorizzazione, nel maneggio del denaro del comune, deve rendere il conto della gestione ed è soggetto alle responsabilità stabilite nelle norme di legge e di regolamento.
TITOLO IV Istituti di partecipazione e diritti dei cittadini
ART. 43 – Associazionismo
ART. 44 - Contributi alle associazioni
ART. 45 – Volontariato
ART. 46 – Consultazione della popolazione
ART. 47 – Partecipazione popolare
ART. 48 – Referendum
ART. 49 - Accesso agli atti
ART. 50 - Diritto di informazione
ART. 52 - Procedimenti ad istanza di parte
ART. 53 - Procedimenti a impulso di ufficio
ART. 54 - Determinazione del contenuto dell’atto
Nei casi previsti dai due articoli precedenti, e sempre che siano state puntualmente osservate le procedure ivi previste, il contenuto volitivo dell’atto può risultare da un accordo tra il soggetto privato interessato e la giunta comunale.
TITOLO V Attività amministrativa
ART. 56 - Servizi pubblici comunali
Il comune può istituire e gestire servizi pubblici che abbiano per oggetto la produzione di beni e servizi o l’esercizio di attività rivolte a perseguire fini sociali e a promuovere lo sviluppo economico e civile della comunità locale.
ART. 57 - Forme di gestione dei servizi pubblici
ART. 58 - Aziende speciali
ART. 59 - Struttura delle aziende speciali
ART. 60 – Istituzioni
ART. 61 - Società per azioni o a responsabilità limitata
ART. 62 – Convenzioni
ART. 63 – Consorzi
ART. 64 – Unioni di comuni
ART. 65 - Accordi di programma
TITOLO VI Finanza e contabilità
ART. 66 – Ordinamento
ART. 67 - Attività finanziaria ed impositiva del comune
ART. 68 - Patrimonio
ART. 69 - Bilancio comunale
a) agli accertamenti e agli incassi riguardanti le accensioni di prestiti; b) agli impegni e ai pagamenti di spesa. Non comportano limiti alla gestione le previsioni riguardanti i rimborsi delle anticipazioni di tesoreria e le partite di giro.
ART. 70 - Rendiconto della gestione
ART. 71 - Attività contrattuale
ART 72 - Organo di revisione
ART. 73 - Attività dell’organo di revisione
ART. 74 – Tutela del contribuente
Il comune riconosce e attua i principi generali dell’ordinamento tributario stabiliti dalle disposizioni in materia di statuto dei diritti del contribuente, essenzialmente in materia di informazione, conoscenza degli atti, semplificazione ed interpello e rinvia ai regolamenti di natura tributaria la definizione degli istituti specifici.
ART. 75 – Tesoreria
ART. 76 - Controllo economico della gestione
TITOLO VII Disposizioni diverse
ART. 77 - Revisione dello statuto
ART. 78 - Entrata in vigore
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