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Scarica versione stampabile Deliberazione della Giunta Regionale

Bur n. 64 del 05 luglio 2016


Materia: Acque

Deliberazione della Giunta Regionale n. 943 del 22 giugno 2016

Messa in sicurezza idraulica del medio e basso corso del fiume Piave, progetto di fattibilità tecnica ed economica : avvio delle procedure.

Note per la trasparenza

Il provvedimento è finalizzato all'avvio delle procedure per la redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica per la messa in sicurezza idraulica del medio e basso corso Fiume Piave, demandando alla Struttura competente tutte le attività connesse.

L'Assessore Gianpaolo Bottacin riferisce quanto segue.

I problemi di carattere idraulico che interessano la Regione del Veneto sono stati messi in evidenza dalla piena del 1966 e riportati in primo piano dalla piena del 2010 che, di fatto, ha ridato voce a quanti ritengono prioritaria la necessità di intervenire, riportando la questione della difesa del suolo al centro dell'azione politico-istituzionale.

Sono stati intrapresi, nel corso degli ultimi 50 anni, vari studi ed indagini, ai quali non sono seguiti interventi diretti a mitigare l'esposizione al rischio alluvione del territorio.

Il Fiume Piave, in un quadro generale difficile, sicuramente è fra i corsi d'acqua per i quali, in mancanza di opere di difesa, il rischio alluvione è particolarmente elevato e potrebbe comportare, oltre a ingenti danni materiali, il pericolo concreto di perdita di vite umane, come già avvenuto nel 1966.

Lo stesso corso d'acqua presenta problematiche diverse per essere caratterizzato da un tratto planiziale in cui si denotano carenze arginali e da un bacino montano ove i problemi di difesa dalle acque hanno caratteri molto diversi da quelli del tratto in pianura.

Le conoscenze sin qui acquisite permettono di stimare in circa 3000 mc/sec la portata che il Piave è in grado di convogliare nella parte terminale, a fronte di portate massime, con tempo di ritorno centenario, che possono arrivare a circa 5000mc/sec allo sbocco in pianura.

Le attuali condizioni, che per gli aspetti del rischio idraulico sono decisamente più gravi di quelle del 1966, potrebbero essere decisamente migliorate attraverso una linea di interventi, strutturali e non strutturali, delineabile sulla base dei numerosi studi condotti e della valutazione critica dei risultati attesi.

A seguito dell'evento alluvionale del novembre 1966, per iniziativa di alcuni Ministeri prima e della Regione Veneto poi, sono stati condotti numerosi studi ed indagini per risolvere o quantomeno ridurre le condizioni di elevato rischio idraulico cui soggiace il Piave soprattutto nella parte in pianura.

Dagli studi sin qui condotti, emerge la necessita di una serie di opere, fra loro interconnesse, in grado di alleggerire i colmi di piena e che non può essere costituita da adeguamenti arginali dell'alveo del Piave o dalla costruzione di nuovi canali, proprio perché le condizioni di urbanizzazione del territorio non consentono di alzare ulteriormente le quote arginali, vista la considerevole altezza già raggiunta, e tantomeno di individuare direttrici libere verso il mare.

La "Commissione De Marchi", per la parte più a valle del bacino, perveniva alla conclusione che la protezione potesse essere realizzata attraverso la riduzione della portata di piena e con alcune opere di sistemazione della sezione. Le soluzioni suggerite consistevano nell'utilizzo dei serbatori idroelettrici esistenti, nella creazione di nuovi serbatoi (Falzè) e nella regolazione delle ampie superfici di espansione golenale esistenti nel letto medio del fiume per essere utilizzate come invaso dei colmi di piena.

La Commissione Esu-Gerelli-Marchi incaricata dalla Regione Veneto (1985), focalizzando la propria attenzione su tre ipotesi di intervento sviluppate negli anni precedenti a livello di studi di fattibilità e rappresentate sinteticamente da uno sbarramento a Falzè, dalla costruzione di alcune casse di espansione nella zona delle golene (Ponte della Priula -Ponte di Salettuol) e nella ricalibratura dell'alveo da Ponte di Piave al mare, ha concluso i propri lavori ribadendo la necessità di ricalibrare il tratto terminale da Ponte di Piave al mare adeguandolo ad una portata di 3100 mc/sec ed optando per la soluzione costituita dalle casse di espansione nelle grave di Papadopoli, compresa nei Comuni di Maserada e di Cimadolmo e in minima parte nel Comune di Spresiano.

Ulteriori studi sul tema sono stati proposti dall'Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave Brenta e Bacchiglione nel quadro delle attività propedeutiche alla redazione del Piano di Bacino.

Tutte le proposte di intervento hanno sempre condotto a tre soluzioni che costantemente si ripetono: la ricalibratura dell'alveo nel suo tratto finale, la realizzazione di alcune casse d'espansione in fregio all'alveo e la costruzione di uno sbarramento a Falzè.

L'invaso di Falzè, pur essendo stato individuato come la soluzione di maggiore efficacia idraulica, è stato oggetto, nel corso degli anni, di opposizioni in sede locale sempre più manifeste e, a partire dalla fine degli anni '80, da questi contrasti sono maturate alcune soluzioni alternative all'invaso di Falzè, quali le casse di espansione.

Lo stesso Piano Stralcio per la Sicurezza Idraulica del Medio e Basso Corso del fiume Piave approvato con DPCM in data 02.10.2009, in sede di analisi critica, evidenzia come l'invaso di Falzè sia la soluzione di maggiore efficacia idraulica tra tutte le altre soluzioni possibili.

Altre considerazioni hanno però condotto a non prevedere l'invaso di Falzè fra gli interventi strutturali proposti, preferendo le citate casse d'espansione da realizzare in prossimità dell'abitato di Spresiano, in corrispondenza delle grave di Papadopoli, in corrispondenza dell'abitato di Ponte di Piave ed in corrispondenza delle grave di Ciano.

Imprescindibile, da qualunque soluzione riguardante gli invasi temporanei, resta la sistemazione fluviale del basso corso per convogliare, previa verifica di alcuni coefficienti sperimentali, una portata residua di almeno 3000 mc/sec.

Un ulteriore contributo, rivolto alla risoluzione delle problematiche del fiume Piave, lo ha dato il Piano delle azioni e degli interventi di mitigazione del rischio idraulico e geologico, predisposto ai sensi dell'art. 1 comma 3 lettera g) dell'O. P.C.M. n. 3906 del 13.11.2010 che nella relazione di sintesi, per ciò che riguarda il bacino del fiume Piave, riscontra come fra il progetto di Piano Stralcio per la sicurezza idraulica del medio e basso corso del Piave e la sua approvazione definitiva sono trascorsi ben 10 anni (2000-2010), evidenzia l'evoluzione delle tecniche di ricostruzione della risposta idrologica, conferma gli interventi necessari per far transitare nel tratto terminale una portata di 3000-3200 mc/sec e rileva la necessità di rivedere la programmazione e la tipologia delle opere di invaso temporaneo da prevedere a monte del tratto canalizzato del fiume, ciò in esito agli studi di approfondimento già effettuati circa le problematiche geologiche e geotecniche dello sbarramento di Falzè, la cui realizzazione, secondo il Piano in questione, dovrebbe essere riconsiderata seppur con quota di massima di ritenuta inferiore a quella a suo tempo proposta.

Di recente, sulla base dell'incarico di supporto a carattere generale affidato dalla Regione, il prof. ing. Luigi D'Alpaos, emerito di Idraulica presso l'Università di Padova ed autore di numerosi studi ed approfondimenti sul bacino del fiume Piave, ha fornito sul tema le proprie considerazioni, formalizzate con nota del 14.04.2016 prot. 145575.

Il prof. ing. D'Alpaos, al fine di garantire complessivamente gli effetti di moderazione assicurati dalla soluzione "Falzè alto" individuata dalla Commissione De Marchi e assumendo sempre la piena del 1966 come evento di riferimento, ritiene più ragionevole affidarsi a un sistema di due interventi disposti in cascata, da realizzare sempre a monte di Falzè, ma con caratteristiche modificate rispetto a quelle a suo tempo proposte.

Un intervento comporta la realizzazione a monte di Falzè di una cassa di espansione sulle grave di Ciano, che permetterebbe una trattenuta di un volume pari a 35 - 40 milioni di mc, occupando uno slargo dell'alveo in destra che è stato in anni passati profondamente alterato nella sua morfologia da attività di estrazione di inerti.

Un ulteriore intervento potrebbe essere costituito da un invaso a Falzè con scarichi di fondo a luci regolabili con quota massima ridotta, in modo da eliminare praticamente del tutto la necessità di costruire argini di contenimento a difesa degli abitati che insistono sull'area di Quartier del Piave, qualora il serbatoio venisse interessato dalle massime piene probabili.

Tutto quanto precede dimostra la possibilità di moderare i colmi di piena del Piave attraverso la concomitante azione di una pluralità di interventi, che vanno dalle casse d'espansione da realizzare fra Ponte della Priula e Ponte di Piave fino alla cassa di espansione sulle grave di Ciano e alla traversa di Falzè.

Qualunque soluzione richiede, comunque e con urgenza, di verificare sperimentalmente, attraverso osservazioni contemporanee di livello e di portata in condizioni di deflusso sostenute, quali siano i valori più opportuni da attribuire a taluni parametri idraulici per la stima delle portate massime tollerabili dall'alveo canalizzato.

La soluzione dei problemi riguardanti il medio e basso corso del fiume Piave, a parte l'attività di manutenzione da eseguire nell'immediato, non può prescindere da una progettazione di tipo generale con cui, partendo dagli studi e dagli strumenti di pianificazione e programmazione sin qui disponibili, individuare non solo tutti gli interventi, compresi quelli puntuali, in grado di mitigare il rischio da alluvione, ma che permetta anche di affrontare ogni altro aspetto connesso, da quello antropico a quello produttivo a quello ambientale ed idrogeologico, ciò anche nella considerazione della presenza di siti di Rete Natura 2000.

Gli studi sin qui eseguiti negli oltre 40 anni trascorsi, ed il dibattito scaturito a livello territoriale fanno apparire preferibile la soluzione che prevede la realizzazione di una vasca di espansione in Comune di Spresiano capace di invasare circa 10 milioni di mc.

Tale soluzione, che non arrecherebbe ulteriori problematiche ai rilevanti scambi fra acque superficiali e falde a valle di Ponte Priula, potrebbe essere integrata, previa verifica in sede di progettazione di fattibilità tecnica economica, con una cassa di espansione sulla grave di Ciano, non escludendo aprioristicamente la costruzione di una traversa a Falzè peraltro di altezza limitata.

Nel caso si rendano disponibili le necessarie risorse finanziarie, si tratta di avviare, col presente provvedimento, le procedure per la redazione della progettazione di fattibilità tecnica ed economica e di incaricare la Sezione Regionale Difesa del Suolo quale struttura amministrativa competente, demandando al Direttore pro tempore ogni atto conseguente e tutte le attività necessarie per la individuazione delle professionalità esterne, da selezionare secondo la vigente normativa in materia, cui affidare l'incarico per il progetto di fattibilità tecnica ed economica, in modo da individuare, tra più soluzioni, quella che presenta il miglior rapporto tra costi e benefici per la collettività.

Il relatore conclude la propria relazione e propone all'approvazione della Giunta regionale il seguente provvedimento.

LA GIUNTA REGIONALE

UDITO il relatore, il quale dà atto che la struttura proponente ha attestato l'avvenuta regolare istruttoria della pratica, anche in ordine alla compatibilità con la vigente legislazione statale e regionale, e che successivamente alla definizione di detta istruttoria non sono pervenute osservazioni in grado di pregiudicare l'approvazione del presente atto;

VISTO il D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 e s.m.i.;

VISTO il D.Lgs. 18 aprile 2016 n. 50;

delibera

1.   di approvare, quale parte integrante e sostanziale del presente atto, quanto riportato in premessa;

2.   di avviare le procedure per la redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica per la messa in sicurezza idraulica del medio-basso corso del fiume Piave, per individuare, tra più soluzioni, quella che presenta il miglior rapporto tra costi e benefici per la collettività.

3.   di demandare al Direttore pro tempore della struttura regionale competente in materia di Difesa del Suolo, conseguentemente alla verifica delle risorse finanziarie disponibili, ogni atto conseguente e tutte le attività necessarie, comprese le procedure di avvio gara, per la individuazione delle eventuali professionalità esterne, da selezionare secondo la vigente normativa in materia, cui affidare l'incarico, fino alla stipula del contratto da effettuarsi secondo quanto disposto dal D.Lgs. n. 50/2016.

4.   che all'impegno di spesa provvederà il Direttore pro tempore della citata struttura competente in materia di Difesa del Suolo con proprio provvedimento una volta individuato il beneficiario;

5.   di pubblicare il presente atto nel Bollettino Ufficiale della Regione.

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