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Materia: Sanità e igiene pubblica
Deliberazione della Giunta Regionale n. 3662 del 25 novembre 2008
Programma regionale triennale di formazione, ricerca, intervento per il sostegno ai "sopravissuti" di lutti tragici e improvvisi.
(La parte di testo racchiusa fra parentesi quadre, che si riporta per completezza di informazione, non compare nel Bur cartaceo, ndr) [L'Assessore alla Politiche Sanitarie - Ing Sandro Sandri riferisce quanto segue:
"Nella Regione Veneto sui 41605 decessi avvenuti nel 2006, 1756 sono stati causati da traumatismi e avvelenamenti (1108 maschi e 648 femmine) di cui 300 per suicidio e 473 per incidente stradale. 1314 decessi sono avvenuti prima dei 44 anni; di questi 270 entro i 19 anni (131 nel primo anno di vita, 65 entro i 14 anni e 74 tra i 15 e i 19 anni, rispettivamente).
La prima causa di morte in età giovane è quella accidentale e traumatica (476 sono i decessi avvenuti entro i 44 anni di età) ma a queste si aggiungono i decessi per le altre cause (1314 in totale i deceduti entro i 44 anni di età) che comunque hanno un impatto sociale elevato per il contesto sociale e psicologico in cui si inseriscono. (Dati SER, maggio 2008).
Il Sistema Trapianti del Veneto attua uno screening, finalizzato all'attività di reperimento di organi e tessuti, sul 50% circa di questi decessi (20.024 nel 2006, pari all'87% di tutti i decessi ospedalieri), venendo in contatto con circa 3000 famiglie/anno nel momento della perdita.
L'esperienza di questi anni, nell'ambito dell'attività di procurement del Sistema Regionale Trapianti, ha dimostrato che, nell'attuale sistema di supporto e affiancamento alle fasi successive alla morte, ancor più se questa è stata improvvisa e violenta, manca la figura di uno o più specialisti formati ad hoc ed in grado di affiancare familiari e congiunti (i "sopravvissuti") nella difficile e penosa opera di accettazione ed elaborazione del lutto.
Per questo motivo il Centro Regionale per i Trapianti ha previsto un programma di assistenza psicologica ai familiari dei donatori che ha registrato, negli ultimi anni, un aumento progressivo di richieste di interventi di carattere consulenziale o psicoterapeutico (circa 115 lo scorso anno), ma che inevitabilmente non riesce a rispondere a tutte le richieste, sia a causa della dispersione della loro origine sia, soprattutto, della selezione della popolazione di riferimento.
I vissuti di particolare sofferenza spesso aggravata dalla solitudine, caratteristici dei mesi immediatamente successivi alla perdita di una persona cara, sono particolarmente difficili e non di rado testimoni di reazioni estreme. Un supporto professionale mirato potrebbe svolgere un ruolo di enorme significato nell'attenuazione del dolore e dell'isolamento di cui soffrono invariabilmente i superstiti di tali lutti, con ricadute non solo sui singoli ma anche sul piano della collettività.
Più in generale tale lacuna corrisponde ad una tendenza comune al contesto culturale occidentale e ampiamente documentata in letteratura, ad allentare sia il pensiero sulla morte che la sua presa in carico (familiare, sociale, etc.) e a relegare il morire e la morte all'ambito medico.
La realtà odierna presenta moltissimi problemi per non accorgerci che quasi sempre la morte nelle strutture sanitarie e di accoglienza viene consegnata, talvolta anche contro voglia, al destino della fredda e anonima prassi e burocrazia. Privata del supporto di adeguate rappresentazioni mentali soggettive e collettive e di idonei atteggiamenti socio-culturali, anche nel contesto sanitario la morte si allontana così dal vissuto umano, con conseguenze in termini di disagio degli operatori sanitari (è in corso una indagine su questi aspetti da parte del Comitato regionale per la bioetica).
Accanto all'intervento clinico si rende pertanto opportuno un'azione di carattere culturale, rivolta in primo luogo agli operatori sanitari e successivamente ai professionisti la cui opera è contigua all'esperienza della perdita (forze dell'ordine, protezione civile, etc.) finalizzata a colmare il vuoto a livello socio-culturale.
Da tali motivi deriva la proposta, che il Centro Regionale Trapianti ha inviato con nota del 17.10.2008, prot. n. 331/CRT/08 diretta al Segretario Regionale Sanità e Sociale, formulando un programma di formazione, ricerca e intervento che, nel medio periodo, ipoteticamente posto in un triennio persegua i seguenti obiettivi:
Il programma come sopra strutturato, ed acquisito agli atti della Direzione Regionale competente, é proposto dal Centro Regionale per i Trapianti, in collaborazione con "De Leo Fund onlus", fondazione con questo tipo di orientamento professionale che ha trovato ampia eco anche internazionale, fino ad avere importanti riconoscimenti del mondo scientifico internazionale, come ad esempio la costituzione di un Centro Collaborativo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per la ricerca e la formazione nella prevenzione dei suicidi, locato presso l'Istituto AISRAP (Australian Institute Research and Prevention) della Griffith University.
Tale programma vede come coprotagonista la Fondazione De Leo Fund Onlus, che avrà ruolo di formatore, supervisore e consulente. Esso prevede inoltre che il Centro Regionale Trapianti del Veneto, che propone l'iniziativa, adotti iniziative per l'azione di divulgazione del progetto tra gli operatori sanitari e i potenziali destinatari. E' anche previsto il supporto dell'International Association for Suicide Prevention e di altre agenzie internazionali del settore. La ricerca potrà ricevere il supporto scientifico dell'Australian Institute for Suicide Research and Prevention (diretto dal Prof. Diego De Leo), che potrebbe fornire assistenza logistica nella realizzazione del sistema di supporto clinico, data l'esperienza maturata in Australia nel sostegno al lutto. Alla realizzazione dei corsi di formazione e' atteso il contributo di docenti di fama internazionale.
Il progetto si articola nelle seguenti fasi operative:
Fase preliminare
Individuazione di professionisti dell'area della salute mentale (circa 30: uno per ogni ULSS e uno per ciascuna sede ospedaliera provinciale), da coinvolgere nel programma, in prima battuta come destinatari del percorso di formazione regionale e progressivamente come referenti delle azioni locali.
Programma di formazione regionale:
Corso di formazione regionale residenziale della durata di 4 giorni;
Incontri periodici operativi guidati da esperti finalizzati alla elaborazione di programmi di ricerca scientifica e di intervento locale, definizione e coordinamento delle azioni locali;
Incontri semestrali di supervisione e verifica del progetto.
Programmi/Azioni Locali:
Realizzazione di gruppi terapeutici sul lutto;
Raccolta dei dati di ricerca;
Incontri di formazione/sensibilizzazione rivolti a personale sociale e sanitario.
La durata del programma viene oggi ipotizzata, per la necessaria sperimentazione e valutazione, nell'arco di un triennio, cui seguirà la diffusione e interpretazione dei risultati attraverso l'organizzazione di un convegno conclusivo, descrittivo anche dei risultati degli interventi realizzati e della ricerca scientifica. E' prevista la pubblicazione delle risultanze scientifiche su riviste specializzate.
La spesa annuale prevista è di € 60.000,00.= (sessantamila,00)".
Il relatore conclude l'esposizione e propone all'approvazione della Giunta Regionale il seguente provvedimento.
LA GIUNTA REGIONALE
delibera
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