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Materia: Emigrazione ed immigrazione
Deliberazione del Consiglio Regionale n. 53 del 10 novembre 2004
Programmazione regionale triennale 2004-2006 in materia di immigrazione. (Decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 e successive modifiche e integrazioni _ legge regionale 30 gennaio 1990, n. 9). (Proposta di deliberazione amministrativa n. 155).
Il Consiglio regionale del Veneto(omissis)
delibera
1. di approvare il Piano triennale di massima 2004- 2006 delle iniziative ed interventi nel settore dell'immigrazione, predisposto dalla Giunta regionale ai sensi della legge regionale 30 gennaio 1990, n. 9 "Interventi nel settore dell'immigrazione" di cui all'allegato A); 2. di dare atto che sulla base del presente Piano triennale la Giunta regionale delibererà, ai sensi e con le procedure previste dalla medesima legge regionale n. 9/1990, i programmi delle iniziative ed interventi da realizzarsi annualmente e la ripartizione, per area di intervento, delle risorse disponibili, comprensive dei fondi regionali destinati all'immigrazione e dei fondi statali trasferiti alla Regione ai sensi dell'articolo 45 del TU 286/1998.
"ALLEGATO A ALLA DELIBERAZIONE CONSILIARE N. 53 DEL 10 NOVEMBRE 2004 PROGRAMMAZIONE REGIONALE TRIENNALE 2004-2006 IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE. (DECRETO LEGISLATIVO 25 LUGLIO 1998, N. 286 E SUCCESSIVE MODIFICHE E INTEGRAZIONI - LEGGE REGIONALE 30 GENNAIO 1990, N. 9).
PIANO TRIENNALE DI MASSIMA 2004-2006 DI INIZIATIVE ED INTERVENTI NEL SETTORE DELL'IMMIGRAZIONE.
- Legge Regionale 30 gennaio 1990, n. 9 "Interventi nel settore dell'immigrazione"
- Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286 "Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero"
- Legge 30 luglio 2002, n. 189 "Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo"
OBIETTIVI GENERALI
Obiettivi generali del presente piano triennale 2004-2006 sono il rafforzamento dei livelli di integrazione degli immigrati non comunitari regolarmente soggiornanti nel Veneto e il consolidamento della prospettiva strategica del fenomeno immigratorio, sulla base dei principi espressi nella legge 30 luglio 2002, n. 189, che prevede garanzie e priorità atte a sostenere l'emigrazione veneta di rientro, così come definita dalla legge regionale di comparto. Il piano individua, con il contributo dei principali soggetti territoriali impegnati sull'immigrazione, le prioritarie aree di intervento su cui andranno sviluppati nel triennio interventi e azioni dirette alla buona convivenza tra popolazione veneta e popolazione immigrata e alla promozione di azioni positive sulle dinamiche sociali, in un quadro di buon governo dei flussi migratori alla luce:
- del nuovo contesto europeo dell'allargamento;
- dell'evoluzione dell'immigrazione sul territorio regionale;
- del quadro della pianificazione generale della Regione delineato dal Piano Regionale di Sviluppo, in corso di approvazione;
- delle esperienze maturate, del know-how conseguito, dei rapporti di cooperazione territoriale attivati in attuazione del Programma 2001-2003, delle competenze in capo alle Regioni ai sensi del T.U. 286/1998 e successive modifiche e integrazioni per il riconoscimento dei diritti civili e sociali garantiti dall'ordinamento italiano allo straniero regolarmente soggiornante, dei nuovi spazi di iniziativa regionale aperti dalla L. 189/2002;
- della centralità della risorsa
- lavoro e del raccordo tra politiche dell'immigrazione e politiche del lavoro e della formazione.
- della riconferma e rafforzamento di quei principi di fondo già assunti nel predetto Triennale, con funzione anticipatrice sulla rinnovata legislazione statale, quali la legalità dell'immigrazione, la valorizzazione del ruolo regionale nella definizione delle quote quali-quantitative di immigrati, il potenziamento del raccordo con il Ministero del Lavoro e del Welfare.
AREA: CONFRONTO E SCAMBIO NELLO SCENARIO DELL'EUROPA ALLARGATA DI POLITICHE E AZIONI POSITIVE PER L'INTEGRAZIONE DEI MIGRANTI
Obiettivo: valorizzazione dei rapporti interregionali nello scenario dell'Europa allargata per lo scambio di programmi, strumenti, esperienze, informazioni, buone pratiche.
Contesto Il Trattato di Atene del 2003 e l'Atto di adesione hanno sancito l'ingresso dal 1° maggio 2004 dei 10 Paesi PECO nell'Unione Europea. La nuova UE dei 25 Paesi, con i suoi 453 milioni di abitanti, diverrà un esteso spazio socio-economico e politico di libera circolazione di persone, merci, capitali e servizi. A fronte delle incognite sull'evoluzione a breve-medio termine dei flussi migratori dai Paesi PECO verso l'Italia e il Veneto nella cornice dell'allargamento, assumerà valore più che rilevante il coordinamento comunitario sulle politiche dell'immigrazione, già in fase di forte accelerazione dopo l'entrata in vigore del Trattato di Amsterdam. Va rilevato che secondo le stime della Commissione Europea1 "la mobilità della manodopera in partenza dai nuovi Stati membri potrebbe rivelarsi contenuta anche tenendo conto di particolari situazioni nelle zone di confine". In ogni caso la opzione assunta di interporre un periodo transitorio (la cosiddetta formula 2+3+2) che circostanzi in un arco di sette anni le fasi di passaggio verso la piena applicazione degli articoli 1-6 del Regolamento CEE 1612/68, dovrebbe garantire, anche se in modo aperto e flessibile, una transizione graduale e governata. Le problematiche dell&'allargamento e dell'immigrazione non si incrociano solo sulla questione, pur fondamentale, della minore o maggiore entità dei futuri flussi migratori. Se l'immigrazione dai Paesi PECO diventerà mobilità interna all'Unione, persisteranno le medesime problematiche che fino ad oggi caratterizzano l'immigrazione da quegli stessi Paesi, quali ad esempio le difficoltà alloggiative, comuni anche alle migrazioni nazionali dal sud Italia. Le strategie e gli strumenti di integrazione e di coesione sociale nel Veneto andranno semmai rafforzati, nel nuovo scenario europeo, con interscambio di informazioni e buone prassi, tenuto conto che i Paesi dell'allargamento, nuove frontiere tra l'Europa comunitaria e l'Europa non comunitaria, assumeranno un'importanza strategica per i flussi migratori.
Azioni Il tema dell'allargamento UE va considerato trasversale a tutte le aree d'intervento del presente Piano Triennale, su cui potranno essere attivati e finanziati progetti di trasferimento e scambio di informazioni, strumenti, soluzioni operative, buone prassi di integrazione degli immigrati nell'Europa allargata. Andranno in ogni caso potenziati i canali comunicativi e operativi con l'Unione Europea, valorizzando le opportunità di risorse e sinergie offerte dai programmi comunitari.
AREA: FLUSSI MIGRATORI, SOSTENIBILITÀ E INTEGRAZIONE
Obiettivo: funzionamento a regime dell'Osservatorio Regionale e della Rete Informativa Immigrazione con realizzazione di un sistema di monitoraggio permanente sulla presenza e sul livello di inserimento sociale degli immigrati nel territorio regionale, nonché sulla capacità di assorbimento del tessuto sociale e promozione di azioni per la costituzione di partnership territoriali con le associazioni di immigrati. Contesto A fine 2002 le presenze di immigrati in Veneto sono stimate in 250.000 unità (5,4% della popolazione totale registrata dall'ISTAT nel 2001). Il trend dell'immigrazione per motivi di lavoro (59% sul totale dei permessi di soggiorno), pur correlandosi alle variabili connesse all'evoluzione del sistema-regione, è destinato ulteriormente a rafforzarsi, alla luce della progressiva asimmetria tra fabbisogno lavorativo e popolazione in età lavorativa. La decrescita della natalità e l'invecchiamento della popolazione veneta, potrebbero incidere nel 2010 "in assenza di movimenti migratori per il - 6% (175.000 unità) sulla popolazione dai 15 ai 64 anni e per - l'11% (220.000 unità) su quella in età dai 20 ai 49 anni", con conseguente carenza di manodopera italiana e valorizzazione del potenziale occupazionale immigrato. I flussi dei lavoratori immigrati comportano inoltre, con i criteri stabiliti dalla vigente normativa, ulteriori flussi di familiari che giungono al seguito o che si ricongiungono successivamente. I minori rappresentano già oggi il 22% degli stranieri e il 4,3% dei minori residenti nel territorio, con i valori più elevati nelle province di Verona (22,4%), Vicenza (23,9%) e Treviso (23,7%). In valore assoluto sono stati 31.412 i minori residenti in Veneto nel 20013. Il fabbisogno di flussi migratori nel medio periodo va dunque attentamente ponderato, alla luce dell'interesse generale della collettività, oltreché "con le stime demografiche e i processi di delocalizzazione e di innovazione delle imprese, con la capacità dei contesti locali e del sistema dei servizi di assorbire quote di immigrazione, garantendo l'inserimento dignitoso dei singoli lavoratori e delle loro famiglie". (P.R.S.) In questa direzione una tappa significativa è stata compiuta con la messa a punto, nel quadro di valorizzazione del ruolo regionale nella definizione delle quote di immigrazione, già assunto come obiettivo dal precedente programma triennale, di una proposta di modello di rilevazione, elaborata tra Regione Veneto, Ministero del Lavoro e Parti Sociali, con il doppio obiettivo di rilevare la necessità delle imprese e allo tempo stesso la sostenibilità sociale dei flussi. Alla rilevazione e valutazione dei fabbisogni di manodopera immigrata è deputata la Commissione regionale di concertazione fra le Parti Sociali, alla individuazione delle politiche di accompagnamento, di sostenibilità e di integrazione è deputato il Tavolo Unico per l'Immigrazione. Tale modello andrà concretamente applicato nel prossimo triennio, registrando l'evoluzione del fabbisogno lavorativo e di intervento sociale anche in rapporto alle politiche regionali, al nuovo scenario dell'Europa allargata Presupposti per il successo del modello di rilevazione saranno il funzionamento a regime dell'Osservatorio Regionale Immigrazione in collegamento con l'Osservatorio regionale lavoro e della Rete Informativa per l'Immigrazione, quali strumenti di osservazione e analisi del fenomeno immigratorio e di collegamento territoriale anche alla luce delle iniziative intraprese dalla Commissione Europea per il monitoraggio e l'analisi dei fenomeni dell'immigrazione e asilo (REI). Il potenziamento del sistema informativo dovrà tenere conto anche della necessità di monitorare sul territorio regionale l'applicazione delle procedure e adempimenti codificati dalla legge sull'immigrazione per il regolare inserimento dell'immigrato, concorrendo al miglioramento della conoscenza e al coordinamento sul territorio tra gli enti e le amministrazioni preposte. La definizione dei livelli di inserimento dovrà inoltre tener conto del potenziale apporto delle associazioni di rappresentanza degli immigrati che andrà sostenuto e valorizzato nei programmi regionali. L'espansione del fenomeno immigratorio richiede infatti il consolidamento di canali comunicativi tra il mondo immigrato regolare e le istituzioni quale fattore di sviluppo dell'integrazione. La crescita qualitativa dell'associazionismo immigrato e il superamento della sua invisibilità e frammentarietà (nel 2003 sono state censiti oltre 130 organismi associativi4), l'evoluzione da obiettivi di mera autoreferenzialità e di mutuo soccorso a rapporti interlocutori permanenti con le istituzioni vanno sostenuti in quanto funzionali: ¿ al superamento dei caratteri di estraneità del mondo immigrato e delle sue caratteristiche culturali, etniche e religiose; ¿ alla buona risoluzione delle problematiche emergenti, mediante la valorizzazione del potenziale di cooperazione e di garanzia che le partnership con il mondo immigrato possono offrire sul terreno dell'attuazione e dell'efficacia delle iniziative di integrazione.
Azioni ¿ Funzionamento a regime dell'Osservatorio Regionale Immigrazione e delle Rete Informativa Immigrazione con: - Realizzazione di un sistema permanente di analisi dei livelli di inserimento degli immigrati e di stima dei fabbisogni di intervento regionale nei diversi settori dell'integrazione sociale. - Promozione della partecipazione attiva del mondo immigrato alle attività di integrazione mediante specifici tavoli di lavoro, azioni di qualificazione dell'attività associativa, rafforzamento del coordinamento interassociativo, avvio di partnership territoriali.
AREA: ALLOGGIO Obiettivo: promuovere un modello di inserimento abitativo degli immigrati coerente con il sistema veneto, incentivando il collegamento tra politiche dell'immigrazione e politiche abitative e lo sviluppo di programmi integrati. Contesto All'inserimento alloggiativo degli immigrati si frappongono, come è noto, oltre agli ostacoli derivanti dal ritardo del mercato della casa rispetto alle nuove domande del territorio ed in particolare a quelle indotte dalla mobilità delle persone e dal dimensionamento dell'edilizia residenziale pubblica, ostacoli specifici derivanti dallo status di immigrato straniero. L'individuazione di interventi e strumenti appropriati per la soluzione del problema "casa" sconta anche le difficoltà: ¿ della quantificazione puntuale del fabbisogno di immigrazione e delle sue specificità, in relazione alla novità e rapidità dei processi migratori e alle variabili correlate all'evoluzione di tipologie specifiche di migrazione, quali il c.d. pendolarismo migratorio; ¿ del mantenimento di un quadro di bilanciamento e di equità sociale rispetto alle fasce deboli della popolazione autoctona. Non è infine marginale la complessità della valutazione sulla maggiore o minore efficacia dei modelli di inserimento abitativo esistenti o proposti, anche in relazione alle difficoltà che incontrano su questo terreno gli stessi Paesi di più vecchia immigrazione, dove, "pur in presenza di un patrimonio sociale di dimensioni più consistenti di quello italiano, le modalità con cui si è operato (grande scala, tipologie intensive...) sono state penalizzanti in termini di qualità dell'abitare e dove la somma dei fattori di penalizzazione (degrado degli alloggi, sovraffollamento, segregazione urbana), ha fatto dei quartieri etnici una questione di grande rilevanza sociale." (CENSIS) Secondo la già citata Comunicazione della Commissione Europea del 3.6.2003 "questi ostacoli possono essere superati per mezzo di strategie complessive di pianificazione urbana e regionale, che tengano conto, per esempio, del mercato del lavoro locale e di elementi quali infrastrutture...servizi sanitari, trasporti e servizi educativi..." Per la progettazione di interventi di inserimento abitativo della popolazione immigrata, andrà dunque individuato un modello coerente con il sistema veneto, valorizzando in primis il coordinamento tra politiche regionali dell'immigrazione e politiche abitative. Gioverà all'obiettivo anche l'attivazione di iniziative di confronto in ambito europeo per la valutazione dell'efficacia dei percorsi seguiti in altri Paesi dell'Unione. Tale modello dovrà in ogni caso contrastare il sedimentarsi progressivo di situazioni di degrado abitativo e sociale5 e valorizzare la cooperazione con tutti i soggetti territoriali portatori di esperienza rispetto ai problemi abitativi degli immigrati. Cruciale sarà il confronto con gli enti locali, il mondo dell'associazionismo e del no-profit e con le parti sociali, facendo sintesi del vasto repertorio di iniziative promosse sul territorio. Particolare attenzione, anche alla luce del rinnovato quadro normativo, andrà infine posta al ruolo dei singoli datori di lavoro che già in alcune realtà concorrono con successo a facilitare l'inserimento abitativo dei propri dipendenti immigrati. In questi casi il rapporto di fidelizzazione6 tra lavoratori stranieri ed aziende, favorito da un rapporto solidale al problema dell'alloggio, concorre anche ad agevolare l'inserimento del lavoratore nella realtà aziendale, il suo accesso alle opportunità di formazione e qualificazione professionale, e, in qualche caso, all'assunzione di ruoli di responsabilità operativa. Azioni ¿ Realizzazione di tavoli di confronto territoriali, studi di fattibilità ed eventi seminariali, anche a rilevanza europea, sul tema delle politiche e delle esperienze concrete di inserimento abitativo degli immigrati, finalizzati; - alla definizione delle linee generali del modello veneto di integrazione abitativa della popolazione immigrata: - alla quantificazione dei fabbisogni abitativi indotti dalla presenza immigrata e al raccordo tra questi fabbisogni con la pianificazione regionale in materia di edilizia sociale e agevolata anche al fine di individuare misure dedicate al sostegno di progetti di costruzione e recupero di nuovi immobili da affidare alla locazione. ¿ Promozione, prioritariamente in convenzione con le A.T.E.R., e in cooperazione con Comuni, con Province, associazioni datoriali e sindacali, sistema cooperativo, istituti di credito, fondazioni bancarie, altri organismi pubblici e privati di programmi di reperimento di nuovi alloggi, aperti anche a cittadini italiani che versino in situazione di indigenza o di necessità, per l'accoglienza e l'inserimento abitativo temporaneo dei lavoratori immigrati, sostenuti da interventi di accompagnamento all'integrazione e all'inserimento abitativo stabile e da servizi di facilitazione dell'incontro tra domanda e offerta abitativa. Potranno inoltre essere previste misure di sostegno alla soluzione di situazioni territoriali di emergenza abitativa e misure di garanzia nei confronti dei proprietari degli alloggi per danni o insolvenze dell'inquilino immigrato, valorizzando i percorsi intrapresi dalle Province in attuazione dell'Accordo di Programma sottoscritto con la Regione Veneto il 29 gennaio 2002 e rifinanziato per i successivi due anni. AREA: FORMAZIONE Obiettivo: sostenere il processo di integrazione sociale e lavorativa degli immigrati mediante la realizzazione di un'ampia gamma di attività formative di base, il sostegno alla formazione permanente, la strutturazione del sistema della mediazione culturale, l'aggiornamento degli operatori pubblici e privati. Contesto Le novità del quadro normativo e le esperienze realizzate in attuazione del precedente triennale costituiscono i capisaldi della pianificazione delle attività formative. In particolare: ¿ la legge 189/2002 offre nuovi spazi all'iniziativa regionale di intervento sui flussi migratori, introducendo titoli di prelazione per l'ingresso in Italia di lavoratori stranieri già partecipanti ad attività di istruzione e formazione nei paesi di origine (art. 23 del T.U. come sostituito dall'art. 19 della L. 189/2002). Sul tema del collegamento tra formazione nei Paesi di provenienza e inserimento lavorativo e sociale la Regione Veneto sta sviluppando, in attuazione di un Accordo di programma con il Ministero del Lavoro, percorsi integrati di accompagnamento dai Paesi di origine alle comunità di accoglienza, comprensivi di azioni di incontro domanda-offerta7. Si tratta di un significativo know-how che andrà valorizzato in forma sempre meno sperimentale e sempre più strutturata per la realizzazione di un efficiente sistema di gestione (e di previsione) delle quote di immigrazione, anche sotto il profilo della qualità, specializzazione e sostenibilità. ¿ Anche l'esperienza realizzata in questi anni con le Province nell'ambito di attuazione del già citato Accordo di programma ha portato alla luce una diffusa esigenza di formazione di base. Le partnership attivate dalle Amministrazioni Provinciali hanno consentito la concreta messa in campo di un universo formativo di grande interesse, articolato in tipologie e percorsi propedeutici collegati alle nuove problematiche sociali indotte dall'immigrazione, quali insegnamento della lingua8, usi e costumi, educazione civica, conoscenza del territorio, sicurezza negli ambienti di lavoro, prima formazione delle assistenti alla persona, percorsi finalizzati al rientro nei Paesi di origine, aggiornamento degli operatori anche sotto il profilo della consulenza on-line e dei mediatori linguistico-culturali, formazione per l'inserimento abitativo, formazione per la donna straniera, formazione dei referenti aziendali... ¿ il riconoscimento infine con legge regionale della professione del mediatore culturale, figura di operatore sociale e culturale ampiamente utilizzata dai settori giudiziario e della pubblica sicurezza, scolastico, sociale e sanitario e la definizione del suo curriculum formativo, rappresentano un'istanza prioritaria sul territorio per agevolare la normalizzazione del fenomeno immigratorio. E' ormai matura l'esigenza di certificazione della qualifica, della individuazione di uno standard uniforme nei percorsi formativi, del superamento della discontinuità e precarietà del lavoro del mediatore9. Azioni ¿ Accordi territoriali su scala provinciale per la realizzazione, anche mediante la valorizzazione di Centri Territoriali Permanenti per la formazione degli adulti, di misure formative propedeutiche all'inserimento socio-lavorativo quali l'alfabetizzazione, l'apprendimento della lingua italiana, l'apprendimento dei c.d. saperi sociali, la prevenzione dei rischi nei luoghi di lavoro, la formazione e l'aggiornamento dei mediatori e degli operatori che gestiscono servizi per gli immigrati. L'offerta formativa di base, rivolta all'immigrato, dovrà privilegiare orari che facilitino la frequenza anche mediante l'utilizzo dei permessi retribuiti per studio previsti dai contratti. ¿ Riconoscimento della figura professionale del mediatore culturale e definizione del curriculum formativo. ¿ Promozione di percorsi strutturati di accompagnamento formativo dei lavoratori immigrati ed emigrati di ritorno dai Paesi di origine alla comunità veneta con consolidamento degli interventi di cooperazione infraregionale tra gli Assessorati regionali preposti e con i Ministeri dell'Istruzione e del Lavoro, per la realizzazione di percorsi formativi propedeutici all'ingresso di stranieri in Italia, percorsi integrati con le attività di ricerca e selezione del personale nei Paesi di origine. Tali percorsi dovranno essere funzionali alla costruzione progressiva di un sistema di servizi integrato in grado di accompagnare l'inserimento dei lavoratori/trici immigrati, occupati nelle imprese o presso le famiglie per attività di cura e di assistenza alla persona, nel contesto lavorativo e nella rete dei servizi sociali territoriali. ¿ Promozione di buone prassi formative per il rientro e l'inserimento lavorativo degli immigrati nei Paesi di origine.
AREA: INTEGRAZIONE SOCIALE E SCOLASTICA Obiettivo: sostenere programmi territoriali di integrazione sociale e scolastica degli immigrati con valorizzazione dei coordinamenti di Comuni in concorso con le istituzioni scolastiche, il mondo associativo, altri enti e organismi pubblici e privati. Contesto La consistenza dei processi migratori e la stabilizzazione dell'immigrazione comportano la progressiva crescita della presenza dei minori e delle donne immigrate nel territorio veneto. La componente femminile dell'immigrazione rappresenta il 44% del totale degli immigrati, mentre nelle scuole venete è stata registrata nell'a.s. 2002-2003 la presenza di 28.418 studenti stranieri, di cui quasi 18.000 nella scuola materna ed elementare10. L'impatto della pluralità delle etnie coinvolge il mondo scolastico, protagonista di un impegnativo processo di costruzione di curricula fondati sulle pari opportunità di apprendimento per l'insieme della popolazione scolastica. Si aggiungono altre problematiche sociali derivanti dagli effetti di spaesamento dei minori, solitudine, scarsa partecipazione ad attività socializzanti extra scolastiche, nostalgia verso il paese di origine che coinvolgono soprattutto le fasce più basse di età. In questo nuovo quadro sociale, il carattere non metropolitano ma diffuso dell'immigrazione nel Veneto e la molteplicità di soggetti pubblici e privati che operano nel settore dell'integrazione rappresentano altrettante cause dell'incremento, per numero e consistenza finanziaria, della domanda di sostegno che annualmente viene presentata alla Regione da parte dei Comuni, delle Province, delle Istituzioni scolastiche, delle Associazioni per iniziative di integrazione scolastica e sociale. In particolare un segmento forte di questa domanda riguarda le attività di diritto allo studio e di inserimento scolastico attivate da singoli istituti o sempre più sovente da reti di scuole e in molti casi articolate in azioni integrate, comprensive di attività di insegnamento della lingua italiana, di formazione degli insegnanti ed operatori, di mediazione linguistico-culturale, di interventi interculturali. Più in generale viene richiesto alla Regione dalla molteplicità dei soggetti veneti attivi nell'integrazione sociale di sostenere un ampio raggio di attività di informazione, di assistenza, di aggiornamento degli operatori, di iniziative interculturali, di centri-servizi, di azioni aggregative sociali e culturali e di accompagnamento sociale e abitativo. I criteri per una adeguata risposta istituzionale, come emerso dall'esperienza dei bandi regionali, dovranno tener conto principalmente della valutazione sulla qualità ed efficacia dei singoli interventi proposti in ordine sparso dal territorio, del rispetto di un equilibrato rapporto costi/benefici, dell'incentivazione di collegamenti territoriali organici, funzionali ad evitare la duplicazione delle iniziative, ad ottimizzare le risorse e a ben impiegare le diverse competenze ed esperienze dei soggetti agenti. Anche in questo settore, dove peraltro sono stati introdotti dalla Programmazione 2001-2003 elementi innovativi quali l'indicazione delle priorità provinciali e il parere obbligatorio dei Comuni, si evidenzia, al pari delle altre aree programmatiche, la necessità di introdurre un approccio più organico e coordinato, previsto anche dal quadro normativo nazionale, valorizzando i coordinamenti dei Comuni, quali soggetti istituzionali direttamente coinvolti, per competenza e prossimità territoriale, nelle problematiche locali di integrazione. Azioni ¿ Sostegno a programmi locali di integrazione scolastica e sociale, comprensivi anche di attività sperimentali, con valorizzazione dei coordinamenti dei Comuni, in concorso con le Istituzioni scolastiche, il mondo associativo, altri enti e organismi pubblici e privati. Particolare attenzione andrà posta al sostegno del migliore inserimento nelle comunità scolastiche dei minori immigrati, favorendo l'insegnamento della lingua italiana nella scuola dell'obbligo. AREA: COMUNICAZIONE Obiettivo: promuovere l'informazione per favorire l'integrazione della popolazione straniera. Contesto Come evidenziato dalla più volte citata Comunicazione della Commissione Europea del 3.6.2003, "condizione fondamentale per un'efficace attuazione politica è la presenza di informazioni più accurate...; questo aspetto risulta essenziale anche al fine di accrescere la conoscenza dell'opinione pubblica circa il contributo reso dai migranti alla vita economica, sociale...". In questo contesto l'investimento sulla comunicazione assunto dal precedente programma dovrà consolidarsi accompagnando i progetti regionali di settore e diffondendo sul territorio la conoscenza di interventi e di buone pratiche d'integrazione. Azioni ¿ Azioni informative finalizzate ad affermare la cultura dell'integrazione nella legalità. Tali azioni andranno sostenute sia all'interno dei luoghi di lavoro, che nelle comunità locali, anche mediante coinvolgimento degli Enti Locali, delle Parti Sociali, delle Associazioni degli immigrati e delle Associazioni operanti in favore degli immigrati. Vanno inoltre attivate azioni informative che favoriscano la diffusione di comportamenti e pratiche virtuose, indirizzate alla integrazione e alla buona convivenza civile. ALLEGATO A.1. Relazione sull'attività svolta in attuazione del Piano Triennale 2001-2003 A tre anni dall'approvazione del "Piano triennale 2001-2003 di iniziative ed interventi in materia di immigrazione", (provvedimento C.R. n° 20 del 26 giugno 2001) il Veneto rimane la terza Regione italiana, dopo Lombardia e Lazio, per consistenza del fenomeno immigratorio (quasi 155.000 i permessi di soggiorno contabilizzati a fine 2002), confermando le previsioni contenute nel documento programmatico relative al consolidamento dell'immigrazione e alla necessità di avviare un sistema coordinato di azioni sul territorio regionale. Nel corso del triennio, n vigenza del predetto Piano, è entrata in vigore la Legge 30.07.2002, n. 189 "Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo" che innova il precedente D.Lgs. 25 luglio 1998, n. 286 "Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero". Punti nevralgici della rinnovata legislazione sono il collegamento della permanenza dello straniero sul territorio italiano all'effettivo svolgimento di una attività lavorativa e il rafforzamento del contrasto all'immigrazione illegale. La Legge n° 189 non modifica i compiti delle Regioni sul versante dell'inserimento e dell'integrazione degli stranieri, già definiti dal precedente Testo Unico. In particolare, nel quadro delle politiche migratorie nazionali, in capo alle Regioni, alle Province, ai Comuni e agli altri enti locali sussiste il compito di adottare i provvedimenti concorrenti all'obiettivo di rimuovere gli ostacoli che impediscono il riconoscimento dei diritti e degli interessi riconosciuti agli stranieri nel territorio dello Stato, con particolare riguardo a quelli inerenti all'alloggio, alla lingua e all'integrazione sociale, nel rispetto dei diritti fondamentali della persona umana. Particolare rilevanza ha assunto per la Regione Veneto, interessata alla valorizzazione del ruolo regionale nella definizione quali-quantitativa delle quote di immigrazione, la possibilità offerta dalla nuova Legge di intervenire, nell'iter di definizione governativa dei flussi migratori, mediante trasmissione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di un rapporto annuale contenente indicazioni previsionali sui flussi sostenibili in rapporto alla capacità di assorbimento del proprio tessuto sociale e produttivo. Con grande interesse è stata accolta anche l'opportunità per le Regioni, prevista dalla Legge 189, di concorrere e partecipare, con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e con il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, alla realizzazione di programmi di istruzione e formazione nei Paesi d'origine dell'immigrazione con effetti di prelazione per le chiamate al lavoro, nonché l'introduzione nei decreti sui flussi migratori di quote preferenziali per lavoratori di origine italiana residenti in Paesi non comunitari. Infine le procedure di emersione del lavoro irregolare, introdotte dall'art. 33 dalla L. n° 189, hanno consentito la regolarizzazione di un ampio stock di posizioni lavorative sommerse e portato alla visibilità il fenomeno emergente delle lavoratrici straniere impiegate nel lavoro di cura e nel lavoro domestico. Giova ricordare che i principi fondamentali del rinnovato quadro normativo erano già presenti nel Piano Regionale 2001-2003 che investiva su alcuni nodi cruciali del fenomeno immigratorio, quali: - L'attivazione dei percorsi di inserimento socio-lavorativi; - L'apertura degli interventi agli emigranti di ritorno, in una visione integrata dei flussi migratori; - il perseguimento della legalità e regolarità dei flussi migratori; - l'investimento nell'area dell'inserimento alloggiativo degli stranieri in relazione agli ostacoli aggiuntivi che gli immigrati incontrano rispetto alla popolazione locale; - l'investimento nella formazione linguistica e culturale quale rilevante fattore di facilitazione all'inserimento sociale e lavorativo; - il miglioramento degli standard dei servizi all'immigrato mediante attivazione di un sistema di network tra gli operatori pubblici e privati. Legalità e regolarità dei flussi Con il Protocollo d'intesa per la costituzione del "Tavolo Unico regionale di coordinamento sull'immigrazione", sottoscritto nel 2001, che ha costituito la piattaforma del Triennale 2001-2003, le parti sociali, i Comuni capoluogo e le Province del Veneto si sono impegnate, a cooperare per l'emersione del lavoro irregolare e dell'economia sommersa, in quanto occasione di utilizzo del lavoro clandestino. E' stato in sostanza assunto un impegno congiunto da parte delle istituzioni e delle parti sociali per il regolare inserimento lavorativo e abitativo della componente immigrata, contrastando le zone d'ombra del fenomeno immigratorio, le nicchie di illegalità e di abusivismo. In questo contesto di perseguimento della piena legalità: - ha assunto particolare rilievo l'estensione, resa possibile dalla regolarizzazione, dell'area dei diritti/doveri comuni a tutti i cittadini a lavoratori/lavoratrici in posizioni lavorative prive di ogni tutela ed obbligo sociale; - è stata rispettata l'indicazione contenuta nel Piano di individuare quali destinatari finali degli interventi regionali i cittadini immigrati regolarmente soggiornanti. L'accesso all'alloggio In attuazione delle indicazioni programmatiche, la Giunta Regionale ha indirizzato principalmente i propri interventi su un duplice binario: la costituzione di fondi di garanzia e di rotazione e il reperimento e gestione dei c.d. alloggi temporanei. Trattasi in entrambi i casi di interventi a carattere pluriennale che richiedono continuità dell'impegno istituzionale e consolidamento sul territorio. - L'Accordo di Programma con le Province E' stato sottoscritto il 29 gennaio 2002 un Accordo di Programma con le sette Province per la costituzione, in particolare, di un fondo di garanzia e di rotazione finalizzato a diversificate tipologie di interventi per facilitare l'accesso alla casa, mediante mobilitazione di risorse pubbliche e private.(D.G.R. 3539 del 17.12.2001). L'obiettivo è stato quello di offrire risposte al problema della casa promuovendo sul piano operativo azioni di sistema con gli Enti Locali e partenariati con altri soggetti pubblici e privati e ottimizzando, per quanto possibile, il rapporto costi-benefici. Va ricordato che, nel quadro del rafforzamento regionale dei processi di integrazione, la promozione del coordinamento territoriale e dello sviluppo di sinergie tra il sistema delle autonomie locali, le parti sociali, l'associazionismo del privato sociale è stato uno dei cardini del Piano triennale 2001-2003 e vale anche per tutte le altre aree di intervento. I servizi finora attivati dalle Province in attuazione dell'Accordo comprendono azioni di mediazione e di agenzia sociale, messa in disponibilità di alloggi e posti letto, interventi di garanzia per la locazione, fondi di solidarietà per situazioni di emergenza, analisi sul disagio abitativo e azioni di sensibilizzazione. La Provincia di Belluno ha utilizzato il finanziamento regionale per la costituzione e la gestione di una Agenzia Sociale per facilitare l'inserimento con messa in disponibilità di alloggi in località Sedico, Feltre, Belluno, Limane, S. Croce, Ponte delle Alpi, e soluzione di casi critici. Le attività sono state pubblicizzate dalla Provincia mediante diffusione di un pieghevole informativo e incontri con l'A.P.T. e i Sindacati inquilini CGIL, CISL e UIL.. Sono stati attivati infine contatti con gli sportelli immigrati di Belluno e Feltre e con altri soggetti del privato sociale. Le Province di Padova, Rovigo e Venezia hanno utilizzato i fondi assegnati principalmente per il reperimento di nuovi alloggi e posti letto aderendo o convenzionandosi con la Fondazione "La Casa Onlus". Nel padovano a fine 2003 sono stati realizzati nel Comune di Rubano, n° 3 appartamenti per complessivi 12 posti letto, nel Comune di Torre 2 appartamenti per complessivi 8 posti letto, nel Comune di Campo S. Piero 6 appartamenti per complessivi 30 posti letto, nel Comune di Campo S. Martino n° 2 appartamenti per complessivi 10 posti letto. E' stata inoltre promossa l'attivazione presso il Centro per l'Impiego di uno sportello di consulenza e la realizzazione di uno studio/ricerca sul disagio abitativo. E' stato infine costituito un fondo per l'emergenza abitativa. Anche la Provincia di Rovigo ha sottoscritto in data 19.12.2002 una Convenzione con la citata Fondazione per la messa in disponibilità di nuovi alloggi: (entro un anno 8 posti letto per la I° e II° accoglienza; entro due anni ulteriori 8 posti letto) ed altri interventi di facilitazione alloggiativa. E' stato acquistato un appartamento da ristrutturare nel Comune di Rovigo per ricavarne 6 posti letto ed è in corso di trattativa l'acquisto di altri appartamenti. E' stato attivato uno sportello casa per il sostegno di soggetti in situazione di disagio abitativo ed è stato sostenuta con uno specifico finanziamento la gestione di un asilo notturno nel Comune capoluogo. La Provincia di Venezia, sulla base di una Convenzione quinquennale con la medesima Fondazione, ha attivato forme di sostegno per l'accesso alla casa per almeno 40 interventi e la realizzazione, entro un anno dalla sottoscrizione, di ulteriori posti letto. Con i fondi del secondo anno è stata concordata la messa in disponibilità di 30 posti letto aggiuntivi e di 30 interventi di garanzia. La Provincia di Treviso ha sottoscritto un Protocollo d'Intesa con diversi soggetti territoriali finalizzato all'apertura del mercato della locazione a favore dei lavoratori stranieri con fondi di garanzia e un percorso articolato in diverse fasi mediante: a) Individuazione di uno sponsor che controgarantisce la polizza fideiussoria di cui alla successiva lettera b) rilasciata da Istituto Bancario appositamente individuato; b) Rilascio di polizze fideiussorie in garanzia del corretto adempimento delle obbligazioni (eventuali morosità o danneggiamenti) di durata triennale pari a 6 mensilità di affitto e non superiore a 3.600,00 euro. Progressivamente la garanzia fideiussoria sarà sostituita da un deposito (massimo 100,00 euro mensili) costituito dal lavoratore presso il soggetto affidatario. La progressiva sostituzione delle originali polizze fideiussorie assicura il reintegro del fondo; c) Inserimento apposita clausola nei contratti di locazione per l'attribuzione all'A.T.E.R. del servizio di accertamento tecnico e di arbitraggio su eventuali contestazioni sui danni e verifiche dello stato di consistenza degli immobili. La Provincia di Verona non ha ancora attivato il fondo per problemi di bilancio in ordine al cofinanziamento provinciale previsto dall'Accordo di Programma. La Provincia di Vicenza ha costituito infine un fondo per il finanziamento, attraverso un bando, di interventi di accesso all'alloggio in partenariato con i Comuni del vicentino riservando uno specifico finanziamento per l'emergenza abitativa collegata al rientro degli emigranti da Paesi non comunitari. - Le Convenzioni con le ATER per la realizzazione/reperimento di alloggi temporanei Sul fronte della casa è stato ritenuto utile dare ulteriori segnali di impegno concreto, attivando in convenzione con le ATER di Vicenza, di Padova e di Verona, un innovativo progetto di realizzazione/reperimento di alloggi di primo inserimento per immigrati ed emigrati di ritorno da paesi extraUE, favorendo la migliore applicazione della L. 189/2002 e sostenendo l'avvio del percorso di integrazione del lavoratore immigrato. Le delibere regionali (D.G.R. n. 3871 del 20.12.2002 e D.G.R. n. 4013 del 19.12.2003) hanno posto alcune clausole che di seguito si riportano: - i progetti vanno calibrati in un quadro di attenzione al dialogo sociale e alla prevenzione di conflitti autoctoni/immigrati. Il loro obiettivo non è quello di creare corsie privilegiate ma di rimuovere gli ostacoli aggiuntivi che incontrano gli immigrati rispetto a tutti i cittadini e in particolare alle fasce più deboli della popolazione; - i progetti non devono creare ghetti di emarginazione e degrado urbano, dovranno al contrario, promuovere l'inclusione sociale dell'immigrato; - i progetti devono promuovere l'integrazione dell'immigrato. A tal fine dovranno necessariamente comprendere percorsi articolati e strumenti concreti di accompagnamento sociale all'inserimento e ogni misura possibile per prevenire l'insorgere, al termine del periodo di sistemazione alloggiativa temporanea, di situazioni di grave disagio ed emergenza sociale tanto per il cittadino immigrato quanto per la comunità di accoglienza; - un'offerta aggiuntiva di alloggi. ¿Il "Progetto per la creazione di alloggi temporanei di prima residenza per lavoratori migranti", dell'ATER di Padova, prevede interventi costruttivi in quattro Comuni del padovano per un totale di n° 45 alloggi e n. 115 posti letto. Il progetto, di importo pari ad euro 4.290.000.00, compreso il costo arredi e l'accompagnamento, è cofinanziato dall'ATER di Padova al 50%.. In 10 anni viene stimato un turnover di 800 migranti sulla base di un woy-out medio stimato di 16 mesi. E' compreso un programma di affiancamento sociale cui vengono collegati altri servizi di tipo formativo e informativo, per aiutare i lavoratori migranti nella fase di orientamento, limitare le tensioni sociali potenziali sul territorio, migliorare l'utilizzo del tempo extra-lavorativo, offrire supporto nella ricerca di un alloggio stabile. Anche l'ATER di Vicenza ha dato corso alla progettazione esecutiva e all'avvio degli interventi. Va evidenziata un'ampia azione di sensibilizzazione del Progetto presso i comuni del vicentino che ha portato alla stipulazione di protocolli di intesa con i quattro Comuni aderenti al programma. ¿ Il "Progetto per la creazione di alloggi temporanei di prima residenza per lavoratori migranti" dell'ATER di Vicenza, prevede interventi costruttivi in quattro comuni del Vicentino per un totale di n° 32 alloggi e n° 81 posti letto e un costo di euro 3.047.440,00, compresi gli arredi e l'accompagnamento, con un cofinanziamento dell'ATER di Vicenza del 30%. Il percorso di inserimento previsto dal progetto vuole portare il lavoratore migrante ad una buona autonomia anche in campo abitativo. Di fondamentale importanza ha assunto il ruolo dell'affiancamento sociale che si intende elargire come servizio accanto alla soluzione del problema abitativo. Tappa finale del percorso di inserimento abitativo può ritenersi l'autonomo accesso al mercato della casa. Sintesi dei progetti promossi dall'ATER di Vicenza e Padova in attuazione della D.G.R. n. 3871 del 20.12.200211.
(segue allegato)
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